TENNIS – Per gli amici di Ubitennis intervistiamo Vittorio Crotta, personalità di spicco del movimento tennistico italiano, già capitano non giocatore di Coppa Davis e commentatore sportivo. Attualmente è promotore e ideatore dell’iniziativa di carattere sportivo-sociale: “Il testimone ai testimoni”.
TENNIS – Alle nove del mattino Vittorio Crotta è pronto per la sua giornata di impegni, in perfetta forma. Il suo volto austero è pronto ad illuminare nuovamente una giornata che si preannuncia, come al solito, ricca di eventi. Occorre essere in perfetta forma fisica per affrontare tutti gli obblighi che la sua professione richiede, ma non abbiate paura cari amici di Ubitennis, Vittorio sarebbe in grado di sopportare ritmi ancor più frenetici tant’è inesauribile la sua carica d’energia “Gli impegni sono una bella cosa e poi non sono nient’affatto vecchio, anzi ho molte più energie di un ventenne.. Se riuscissi a seguirmi per tutta un’intera giornata te ne accorgeresti!”.
E’ di buon umore Vittorio e usa l’arma dell’ironia per rendere piacevole ogni istante passato in sua compagnia.
Ci accoglie nel suo ufficio “La mia seconda casa” come ama definirla lui, che sorge all’interno del Tennis club Ivrea di cui Vittorio (ma da tutti conosciuto come “Victor”) è responsabile tecnico.
E’ dal 2006 che Vittorio ha dato nuova linfa alla terra rossa del circolo d’Ivrea. Sarà lo spirito da Peter Pan che alberga in lui, o l’esperienza di una carriera che ha segnato in modo concreto la storia del tennis italiano, o semplicemente l’amore per la sua terra. Saranno ragioni più profonde che non desidera comunicare, non sarà nulla di questo o saranno tutte queste ragioni messe insieme. Sta di fatto che Vittorio Crotta ha riportato in auge un circolo che, dopo i fasti dell’era Olivetti, ha rischiato di diventare un cumulo di macerie.
“Non me lo ricordare! E’ stata una di quelle decisioni che non prenderesti mai se la ponderi per bene – confida il maestro eporediese sorridendo-, ma a un certo punto ha prevalso il desiderio di tornare e fare qualcosa per la mia città. D’altronde se sono stato quello che sono stato il merito va anche alla mia terra. Ancora oggi i miei amici più intimi mi dicono: ma perché Vittorio? A quest’ora potevi rilassarti in ben altri lidi.. Invece ti sei preso proprio una bella gatta da pelare!
Sai però cosa ti dico? Rifarei la stessa scelta, non me ne sono mai pentito e fare qualcosa di concreto per la comunità che mi ha visto nascere è la migliore delle ricompense che possa aspettarmi.”
Eh si, perché Vittorio Crotta oltre ad essere il factotum del Tennis Club Ivrea è anche l’ideatore, il promotore e il principale sostenitore dell’iniziativa sociale “Il testimone ai testimoni” nata nel 2004 e portata avanti nonostante numerosi momenti difficili.
Vittorio ci fa accomodare, ci offre una buona tazza di caffè confermando le sue doti di ospitalità che mi erano state predette e ci presenta l’iniziativa che sta portando avanti che è un po’ la ragione di questa lunga intervista.
“Il testimone ai testimoni è un’iniziativa nata nel 2004 da una mia idea – esordisce Victor ,- immediatamente accolta e sostenuta da don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abete e dall’associazione Libera.
L’idea è quella di utilizzare la naturale attrazione e le enormi possibilità comunicative che lo sport esercita sui ragazzi per veicolare messaggi che siano positivi per la formazione del loro carattere, diversi da quelli generalmente enfatizzati dai media (vittoria ad ogni costo, notorietà, scorciatoia per la ricchezza, ecc..)”
Vittorio, cos’è per te lo sport?
“Lo sport per me è un mezzo per arrivare ovunque. Lo sport ha un potere aggregante e un linguaggio universale che abbattono differenze di qualsiasi genere e consentono la comunicazione tra popoli e culture diverse. Lo sport lo vedo come tutela della salute, come educazione ed un’etica di impegno fisico e mentale, come educazione al consumo e alla alimentazione consapevoli. Lo sport è vita”.
Vittorio non è mai banale, è davvero piacevole parlare con lui anche perché balugina nei suoi occhi il riflesso dell’amore per l’iniziativa che sta sostenendo da molti anni. Accompagna ogni parola con un gesticolare intenso quasi voglia aumentarne l’effetto. Mi verrebbe quasi da dirgli che non è necessario, perché ogni sua parola è pesante come un macigno, ma mi rendo conto che sarebbe superfluo perché Victor è fatto così. E’ un fiume in piena che non può essere arrestato e non ho nessuna intenzione di farlo.
Vicotr siamo al decennale da quando la tua iniziativa ha preso vita, potresti descrivere per gli amici di Ubitennis come si articola questa manifestazione?
“Certo, hai un paio d’ore?” sorride “Dai scherzo, vedrò di essere il più sintetico possibile!
L’idea alla base di tutto è che i ragazzi, tutti i ragazzi, hanno diritto al gioco, come modalità primaria di espressione e socializzazione; e hanno diritto al sogno.
Il “testiomone ai testimoni” propone loro la pratica sportiva come gioco, ma un gioco con regole da rispettare; e stimola il sogno, che vuol dire proiettare se stessi in un futuro nel quale i propri limiti attuali saranno superati, grazie all’impegno e alla costanza”
Il “testimone ai testimoni” utilizza ogni occasione che si presenti nel corso delle sessioni di sport per focalizzare l’attenzione dei ragazzi sull’importanza del rispetto dell’avversario e il rispetto delle regole. Noi incitiamo i nostri ragazzi a capire che l’avversario non deve venire visto come un nemico, deve essere visto come un compagno di divertimento perché senza di lui, non ci sarebbe competizione.
Allo stesso scopo il progetto organizza incontri con personalità illustri dello sport e della società civile, nel corso dei quali si propongono con forza ai ragazzi messaggi etici, quali il rifiuto del doping e di ogni forma di scorrettezza, il rifiuto di tifare contro, eccetera.
Inoltre cerchiamo di creare un trait d’union tra i giovani e i meno giovani alternando una competizione indirizzata principalmente ai ragazzi, a momenti culturali e di approfondimento che possano essere apprezzati anche dai cittadini più in là con gli anni”.
Anche dal punto di vista creativo, il tuo progetto alimenta la competizione sana tra le scuole proponendo un concorso particolare. C’è ne vuoi parlare?
“Certo. Sempre con lo stesso obiettivo poc’anzi raccontato, il progetto organizza un concorso multimediale su temi specifici (rispetto della diversità, valori olimpici, eccetera), nel quale i ragazzi possono dare spazio alla loro fantasia ed esprimere la loro creatività con l’aiuto degli insegnanti.
Tutto ciò nella consapevolezza che il rispetto degli altri e delle regole è una tappa fondamentale del percorso che porterà i ragazzi a diventare cittadini consapevoli, attenti ai valori della solidarietà e della legalità.”
C’è davvero da rimanere affascinati Vittorio. In primis ti faccio i miei più sinceri complimenti per l’iniziativa cosa per altro che sono sicuro possa essere condivisa da tutta la redazione di Ubitennis, ora però mi piacerebbe sapere come viene organizzata questa manifestazione, quali sono le modalità operative alla base di questo progetto?
“La scuola come ti dicevo in precedenza, è ovviamente il luogo privilegiato per iniziative che vogliano essere indirizzate ad una vasta popolazione di giovani. Fin dalle origini il “Testimone ai testimoni” ha ottenuto il supporto di insegnanti e direttori didattici e ha potuto inserirsi con successo nell’iter formativo delle scuole locali.
In particolare le sessioni di motricità e sport, gli incontri con personalità di rilievo e il concorso multimediale si sviluppano lungo l’intero anno scolastico, mentre nell’ultimo mese di scuola si concentrano un’intera settimana di attività sportiva multidisciplinare e una suggestiva cerimonia/festa di chiusura. In tale occasione si premiano i vincitori del concorso, si premia una persona che, nel proprio campo di azione, abbia vissuto la propria vita all’insegna dei valori sostenuti dal “Testimone ai testimoni” (premio “Campione nella vita”) e si corre per le strade cittadine la cosiddetta “Staffetta della legalità”.”
Ci puoi dare qualche numero per permettere ai nostri amici di capire lo sforzo che sostieni con questo progetto?
“Assolutamente. La popolazione scolastica interessata dalle attività motorie in ogni singolo anno è di circa tremila unità, con età compresa tra i 4 anni delle materne e i 18 anni dei maturandi .Partecipano al progetto le scuole di 29 comuni del Canavese e, tra attività sportive e incontri culturali, sono coinvolti circa 15.000 studenti.
Complessivamente, nelle nove edizioni già realizzate, il “Testimone ai testimoni” ha dunque avuto circa 100.000 partecipazioni.”
Questo progetto davvero encomiabile ha il sostegno dell’amministrazione pubblica?
“Questo è il più grande rammarico e la principale difficoltà: non esiste alcun aiuto da parte delle istituzioni. E noi a lungo andare non possiamo andare avanti a sobbarcarci tutto senza avere un minimo di sostegno.
Vorrei sottolinearti che di questo circolo siamo solo affittuari essendo proprietà comunale. Abbiamo rifatto praticamente da zero gli spogliatoi, contiamo quattro campi in terra e due polivalenti, senza contare che siamo gli unici in Italia ad aver fornito più di mille ore gratuite di attività alle scuole materne e di prima infanzia. Tutto senza ricevere aiuti di alcun tipo. Per il futuro abbiamo molti progetti, ma senza un aiuto da parte dell’amministrazione saremo obbligati a rivedere i nostri programmi”
Solita Italia insomma, tanti sprechi, tante parole, ma quando effettivamente si potrebbe fare qualcosa di concreto per il bene della comunità, spariscono tutti.
Vittorio, quali sono gli obiettivi di lungo termine? Qual è il motivo per cui ti sei sobbarcato un impegno di questa portata? Cosa piacerebbe che venisse ricordato di questa iniziativa tra 50 anni? Sperando chiaramente che possa rinnovarsi di anno in anno magari con il sodalizio delle istituzioni
“Sono due le ragioni che mi spingono a tenere duro nonostante tutte le difficoltà:
La prima è quella di creare un circolo virtuoso formando giovani cittadini consapevoli, i quali a loro volta potranno aiutare i futuri ragazzi a seguire il loro stesso percorso. Il nome “Testimone ai testimoni” ricorda appunto che gli adulti, “testimoni” dei valori acquisiti, passeranno ai futuri ragazzi “il testimone”, in una specie di staffetta tra generazioni.
La seconda ragione è quella di elevare il livello medio fisico, tecnico e mentale di una vasta popolazione a partire dall’età scolare, aumentando così anche le probabilità di individuare ragazzi che possano sviluppare capacità sportive di alto livello.
Per conseguire questi obiettivi è necessario che tutti coloro che si avvicinano al “Testimone ai testimoni” non si attendano risultati immediati e ne condividano un valore fondante, che è poi un valore fondante anche nella pratica sportiva: la continuità. Senza continuità nessun obiettivo è possibile”.
Vittorio, un’ultima domanda: sei stato ex capitano non giocatore di Coppa Davis, hai rappresentato per numerosi anni il tennis italiano sia come giocatore che come figura fuori dal campo, sei stato uno dei primissimi campioni sportivi a cimentarsi dietro un microfono come commentatore tecnico in RAI, sei stato giornalista. Insomma hai fatto nella tua vita tantissime cose, ora questa, probabilmente quella che senti maggiormente perché è una tua creatura. In questi 10 anni hai visto una marea di bambini, potresti dirci effettivamente qual è il principale ostacolo per l’avviamento dei giovani allo sport professionistico?
“In primo luogo mi permetto di correggerti. Non credo sia corretto dire che una persona svolga un’azione credendoci di meno o di più rispetto ad un’altra. Io credo che in ogni impegno, ognuno di noi dia il meglio di sè. Ho fatto tante cose, mi sono sempre sforzato di farle al meglio, ora sono in una fase della mia vita in cui sto facendo questo e ci sto dedicando il massimo della dedizione. Come ho sempre fatto e come continuerò a fare. Per ciò che concerne la tua domanda, senza essere banale e non considerando forse il fattore economico (probabilmente la causa principale) che spesso risulta decisiva per poter intraprendere una attività sportiva professionistica, credo che una delle cause principali sia l’abnegazione all’allenamento.”
Cosa intendi per abnegazione all’allenamento?
“L’esercizio fisico è purtroppo sottovalutato come componente prioritaria nell’educazione dei più piccoli. Spesso per ignoranza dei genitori che non capiscono come il calcio a un pallone, un servizio nel volley o qualunque altro gesto atletico abbia alle spalle lo studio e l’impegno di allenatori, medici e preparatori impegnati in un lavoro complesso. I ragazzi dovrebbero fare attività fisica a prescindere, poi, crescendo, possono dedicarsi a ciò per cui si sentono più portati: molti talenti rimangono fatalmente inespressi per questa superficialità. Non si diventa atleti per caso, come non si diventa uomini per caso. La vita è un processo evolutivo, così come lo sport”.
Da cittadino eporediese, da cittadino italiano, da uomo consapevole e rispettoso del lavoro altrui finalizzato al bene comune, non posso fare altro che terminare questa intervista con tre semplici vocaboli che racchiudono meglio di ogni altro panegirico di parole i miei sentimenti e il mio stato d’animo alla fine di questo incontro: Grazie mille Viktor.