Il movimento e l’espressione di sé attraverso il corpo sono un bisogno dell’essere umano che da sempre ha abbinato un ritmo a questa esigenza, utilizzando la musica in tutte le sue espressioni. Di fatto chiunque di noi ascolti dei suoni, sia dei semplici ritmi che delle armonie, non può fare a meno di provare delle emozioni, e quindi di sperimentare vari stati d’animo indotti da tali suoni. Fabio Valentini ha provato (e sperimenta tuttora quotidianamente) ad associare lo studio dell’allenamento tennistico e gli aspetti emotivi approfondendo le percezioni degli atleti che ascoltano vari tipi di musica prima, durante e dopo il training, riuscendo nell’impresa di migliorare le prestazioni dei ragazzi che si sono affidati a lui, implementando in essi anche equilibrio e coordinazione.
Fabio Valentini ha 49 anni, nasce a Magione (PG), sposato con due figli, laureato all’ISEF, e ci racconta il suo percorso professionale:
Posso dire di essere una “creatura” di Alberto Castellani, e come mio Maestro mi ha proposto di allenare i bambini, e nel giro di un mese ho preso questa decisione e ho cominciato così, scoprendo anche io questa mia “vena” dell’insegnamento che prima di tutti Castellani ha percepito. Poi ho lavorato al Tennis Chiugiana di Corciano con l’amico Roberto Tenerini ed è arrivata la chiamata di Francesco Cancellotti che mi ha concesso la sua stima, dapprima come semplice allenatore e poi come direttore tecnico del circolo. Nel frattempo ho continuato a studiare tennis e metodologie di allenamento, e ho avuto la fortuna di essere un osservatore privilegiato vedendo Alberto Castellani allenare Voinea e Arazi. Parliamo della fine degli anni 90. Osservando questi grandi Pro letteralmente forgiati da Coach Castellani mi sono accorto che non basta allenare il diritto o il rovescio e conoscere la biomeccanica dei gesti ma è necessario entrare nell’anima degli atleti, cogliere le sfumature e migliorare le percezioni dei ragazzi affinchè possano ottenere una migliore consapevolezza di sé stessi. E’ stato fantastico osservare così da vicino Alberto Castellani lavorare con Adrian Voinea, ragazzo eccezionalmente ricettivo e intelligente. Poi ad un certo punto mi sono dovuto allontanare dal tennis per 5 anni a causa di motivi personali, ma non ho mai smesso di studiare e sono finalmente tornato adesso e sono al Griphus Sporting Club, con una scuola di 94 bambini, e quest’anno abbiamo anche il primo gruppo agonistico.
Entriamo nel concetto del “tennis on the beat”, di cui possiamo dire che sei il papà:
Sì, ho anche registrato il marchio e la comunicazione è stata affidata alla Nexo Corporation e ne sono orgoglioso… perché il nome deriva da una intuizione di una persona cara… anche se ad oggi condivido tutto il progetto con la Psicologa dello sport Alessandra Parroni e naturalmente il Coach Alberto Castellani.
Partiamo dal principio, quando è scattata la scintilla?
È incredibile come le idee nascano spesso casualmente: andai a vedere una esibizione di un coro in cui mia madre si esibiva in chiesa e restai impressionato dal direttore d’orchestra e dai suoi movimenti, alzava e abbassava le mani e pensai se avessi potuto anche io gestire un giocatore allo stesso modo….e quindi mi venne spontaneo associare ritmo e coordinazione …e mi dissi che volevo trovare un tennista che giocasse a ritmo di musica, ma con una musica personalizzata, adattata…non avevo un’idea chiara di dove mi avrebbe portato questa intuizione ma avevo deciso che volevo approfondire il tutto…
E così hai cominciato a sperimentare.
Sì, conoscevo il cardiotennis, ma volevo qualcosa in più e ho cominciato ad introdurre il metronomo negli allenamenti, ho sperimentato e mi sono reso conto man mano che cambiando la musica da far ascoltare agli atleti, cambiano di conseguenza anche i loro colpi al minuto, il loro ritmo per intenderci, quello che in gergo chiamiamo CAM (colpi al minuto), con l’obiettivo di trovare la musica adatta ad ogni atleta.
E che tipo di esercizi proponi?
Un esercizio che nel corso del tempo ho perfezionato e considero molto importante è il “canta che ti passa”, che si pone l’obiettivo di far trovare al tennista principalmente 3 ritmi: il massimo ritmo sostenibile, un ritmo medio, e uno minimo, da poter utilizzare nei vari momenti del match. L’ideale è trovare il proprio ritmo di confort, in cui l’atleta trova sicurezza e per questo abbiamo pensato di trovare un metodo che si chiama Record of Memory” In pratica il giocatore riporta alla memoria un determinato ritmo o melodia che lo aiuta a rientrare nello stato emotivo più idoneo. Del resto non potendo portare un ipod in campo questa capacità diventa necessaria. Come molti psicologi dello sport insegnano alcune routines (ad esempio si possono prendere quelle di Nadal prima di servire) aiutano a trovare uno stato emozionale equilibrato, ecco, noi abbiamo pensato di utilizzare dei suoni per questo, che riportati alla mente attraverso la memoria fungano da stabilizzatori emotivi e aiutino il gesto tecnico. Prima ancora però abbiamo pensato ad un “motivo musicale” di attivazione che fornisca uno shock elettrico all’atleta: se si guardano i nuotatori prima delle gare si battono le mani sui muscoli per attivarli correttamente, noi abbiamo pensato di fare allo stesso modo attraverso la musica, attivando però mente e corpo allo stesso tempo.
Ci viene una riflessione personale: chi come noi sta fuori almeno tre settimane al mese per seguire i tornei in giro per l’italia o l’europa, prova l’esperienza dolorosa della mancanza delle persone care, mogli e figli lontani, e ci capita la sera di riportare alla mente le loro parole, di sentire il tono della voce, e questi pensieri rievocati ci danno un senso di benessere, così come la loro visualizzazione. La forza del nostro pensiero, il suono dolce delle parole “papà ti voglio bene” o “amore mio mi manchi” immagazzinate nei nostri ricordi e riportate alla luce sebbene solo “artificialmente” di sera tardi scrivendo un pezzo o analizzando un match sono un balsami benigno che ci fanno fare meglio il nostro lavoro e ci regalano momenti di equilibrio e serenità. Proprio quello di cui ognuno di noi ha bisogno, e quindi anche i tennisti professionisti.
Fatta questa piccola digressione, torniamo a Fabio Valentini e al suo tennis on the beat e gli chiediamo: chi sceglie le musiche?
All’inizio io, perché oramai mi sento abbastanza in grado di dare un consiglio sulla musica… ma poi tutte le musiche vanno bene… dalle più famose a quelle meno conosciute, anche e soprattutto quelle commerciali. Tutte le musiche vengono elaborate da un DJ (deejay Matteo Bini), poi ascoltate dall’atleta, e utilizzate per il training, infine il tennista dà il suo feedback e si decide se quella musica va bene o meno.
Quanto tempo ci vuole per avere risultati?
In genere ci vogliono 2-3 mesi, perché dipende dall’obiettivo se interno o esterno, e l’obiettivo deve essere chiaro: per i professionisti o gli agonisti di qualsivoglia livello è migliorare le performance, mentre per per i bambini è divertirsi, per loro l’aspetto ludico è prioritario. Notevoli miglioramenti li abbiamo ottenuti con le terza categoria che sono passate in seconda e con seconda categoria che attraverso la musica hanno cambiato il loro modo di interpretare un match.
Come funziona un allenamento tipico con il tennis on the beat?
In genere la sessione specifica con la musica dura in campo circa 20 minuti: si comincia sempre con il warm up, utilizzando un ritmo consono e poi si lavora successivamente sempre lavorando con la musica per curare un aspetto tecnico specifico.
Chi è stato il primo atleta Pro che hai seguito utilizzando il tennis on the beat?
La mia cavia è stata la tennista WTA Elora Dabija (tennista romena oggi 25 anni, ed ex 273 del ranking WTA), chiamata da me mani d’oro ma anche con un carattere tosto, ma se lei decidesse di dare tutta sé stessa al tennis ci lavorerei ancora così come ho anche voglia di seguire ancora dei giocatori ATP o WTA perché sono convinto che il tennis on the beat possa far loro molto bene.
Chi devi ringraziare per i risultati ottenuti?
In primo luogo mia moglie che è una santa!!! Non è facile vivere con un uomo che dopo 12 ore di lavoro fuori casa torna in famiglia e si mette a studiare fino a notte fonda… se la mia famiglia non avesse assecondato queste mie aspirazioni forse il tennis on the beat non esisterebbe… Poi collaboro fattivamente con la psicologa Alessandra Parroni che mi è di molto aiuto e sono costantemente in contatto con Alberto Castellani per trovare soluzioni sempre migliori per gli atleti. Vorrei chiudere ringraziando un amico caro che per impegni di lavoro ha dovuto abbandonare il progetto di tennis on the beat, con il quale ho iniziato da zero, che è Cesare Bianconi. Forse se lui non mi avesse spinto a capire la musica la mia intuizione si sarebbe arenata.
Ringraziamo Fabio Valentini, di cui abbiamo una stima spaziale e che consideriamo un vero innovatore e persona molto umile anche nella sua grandezza e che può far molto per questo sport.