Cambio di passaporto in vista per il 2017: il Kazakistan della racchetta ha “acquistato” Alexander Bublik per le stagioni a venire, strappandolo alla madre Russia dove nacque diciannove anni e cinque mesi fa. La notizia è arrivata oggi dallo stesso Bublik, che in questo momento si trova proprio ad Astana – capitale della sua nuova patria tennistica – per disputare un torneo Challenger. Facebook, Twitter, Instagram tutti con lo stesso messaggio: “Sono felice di annunciare che rappresenterò il Kazakistan per i prossimi anni della mia carriera”, seguito dall’emoticon della bandiera kazaka e da una faccina con linguaccia divertita.
I sostenitori del baby-tennista non sembrano divertiti dallo sberleffo però, anzi: in numerosi insinuano che quello del ragazzo sia un tradimento bello e buono, dovuto unicamente a grette ragioni economiche. In effetti le cifre che negli ultimi tempi lo stato trans-continentale del presidente Nazarbaev sta investendo nello sport sono tutt’altro che irrisorie (basti pensare al calcio), e un giovane tennista ha più che mai bisogno di liquidità per emergere, nonostante Bublik ci abbia lasciato intendere che non se la passa troppo male da quel punto di vista. Decisione forse non giustificabile ma comprensibile. Che potrebbe tuttavia avere anche un grosso contro: a differenza di quella kazaka, la federazione russa può vantare un paio di tornei ATP. Per i quali si guarderà bene dal concedere wild card a chi le ha voltato la faccia, probabilmente.
Niente futuro Kafelnikov né prossimo Safin quindi, ma al massimo “nuovo Kukushkin”. Sasha giocherà i futuri tornei ATP con la dicitura (KAZ) a fianco del cognome, e difenderà i colori del Kazakistan in Coppa Davis e alle Olimpiadi. Se i soldi sono così tanti, farà bene ad arrivarci.