Jasmine Paolini, avanza il nuovo: «Il mio sogno è Wimbledon» (Camilla Cataldo, Gazzetta dello Sport)
La new generation dell’Italtennis femminile parte da lei, la prima giocatrice di colore della nostra Nazionale. Jasmine Paolini, 21 anni compiuti il 4 gennaio, però, è tutto fuorché una straniera. Accento toscano marcato, l’attuale numero 215 del mondo è nata a Castelnuovo Garfagnana e vive a Lucca. «Sono italianissima: mio padre è di Lucca, la mamma è per metà polacca e per metà ghanese. Per la precisione, mia nonna è polacca e mio nonno del Ghana», spiega Jasmine, un mix affascinante di culture in 160 centimetri di fisico compatto e potente .«L’altezza non è un limite, assolutamente. Le mie compagne non sono molto più alte e la Cibulkova, che qui a Forlì non c’è ma è arrivata davvero in alto nel ranking, è più bassa di me».
Si definisce determinata e solare, poi confessa: «Non ho mai avuto problemi con le mie origini, né a scuola né sui campi da tennis. E’ stato sempre tutto molto tranquillo attorno a me», assicura la Paolini, che ha preso in mano la prima racchetta «grazie a mio padre ma soprattutto a mio zio. Giocavano entrambi e, a 5 anni, mi è stato chiesto di provare, io sono stata subito entusiasta e da quel momento non ho più smesso». Al TC Carrara ha un allenatore d’eccezione, l’ex 19 delle classifiche Renzo Furlan. Ha chiuso il 2016 con la vittoria nel torneo Itf di Valencia, primo successo in carriera in un 25.000 dollari, che le ha permesso il balzo in avanti nel ranking. Reduce da un’ottima seconda parte di stagione, nel primo turno del World Group II di Fed Cup da sabato contro la Slovacchia di Forlì per lei può arrivare la consacrazione: «La mia convocazione era nell’aria, ma mi ha comunque molto emozionata. Un conto è immaginare, un altro è avere la certezza. Se giocherò? Tathiana (Garbin, il capitano, ndr) non mi ha detto nulla. Vedremo. Il rapporto con lei? La conosco abbastanza bene e ho una grande confidenza. La vedo molto carica».
La stessa Garbin, in un’intervista del 2013, la definì caratterialmente una sorta di Errani e, con il suo gioco di anticipo, aggressivo, dinamico, e corredato da piedi veloci, simile alla Hingis: «Rispetto a qualche anno fa sono cambiata e onestamente non saprei a chi potrei assomigliare oggi». Il suo mito, però, è sempre lo stesso, eterno: «Roger Federer» Il sogno, poi, resta vincere Wimbledon: «Nel 2017 punto alla qualificazione negli Slam e in futuro vorrei entrare tra le Top 20». Nel weekend l’Italia cercherà di compiere il primo passo per risalire nel gruppo A della Fed Cup: «Ce la possiamo giocare e abbiamo chance di vincere (…)