Oltre a essere stato uno degli Slam più sorprendenti e appassionanti degli ultimi anni, gli Australian Open 2017 hanno messo a referto una piccola curiosità statistica, degna di nota perchè non si verificava da molto tempo: dei quattro semifinalisti nel singolare maschile, tre avevano il rovescio a una mano (Roger Federer, Grigor Dimitrov, Stanislas Wawrinka, a cui si è aggiunto il bimane Rafael Nadal). A Melbourne avevo fatto una breve ricerca storica, incuriosito da questo dato, su quando si era già verificata in precedenza questa situazione nei Major. In effetti, era davvero da un pezzo che i monomani non conquistavano la “maggioranza” a livello semifinali: per l’esattezza, in ordine cronologico inverso, dal 2007 in Australia (Roger Federer, Tommy Haas, Fernando Gonzalez, più il bimane Andy Roddick), dal 1999 a Wimbledon (Pete Sampras, Tim Henman, Pat Rafter, più il bimane Andre Agassi), dal 1998 al Roland Garros (Felix Mantilla, Alex Corretja, Cedric Pioline, più il bimane Carlos Moya), e dal 1998 anche agli US Open (Pete Sampras, Pat Rafter, Mark Philippoussis, più il bimane Carlos Moya). Non posso nascondere il pizzico di nostalgia che mi ha colto nel ricordare certi nomi e certi giocatori, e benchè per alcuni di loro il materiale video e fotografico disponibile online non sia di gran qualità, i loro rovesci al contrario di qualità ne avevano da vendere quasi tutti. Concediamoci allora un momento di amarcord in compagnia, e proviamo a celebrare alcuni gran colpi del passato.
Roger Federer, Stanislas Wawrinka e Grigor Dimitrov sono “roba” di attualità, così come – relativamente – Tommy Haas. Trovate i loro rovesci a una mano fotografati e analizzati recentemente da bordocampo, qui Roger, qui (e qui) Stan, qui Grigor, qui Tommy. Come detto, oggi prendiamo insieme la macchina del tempo, e andiamo a vedere come colpivano il rovescio gli altri campioni citati, che magari non sono stati tutti fenomeni, ma come minimo la loro semifinale Slam se la sono conquistata e giocata.
US Open 1998 (semifinali Rafter b. Sampras 6-7(8) 6-4 2-6 6-4 6-3, Philippoussis b. Moya 6-1 6-4 5-7 6-4, finale Rafter b. Philippoussis 6-3 3-6 6-2 6-0)
Qui sopra, Pete Sampras. Il rovescio non era il pezzo forte del fenomeno statunitense, era un buonissimo colpo, ma la preparazione con gomito troppo alto, la tendenza a flettere in basso il polso, e a ingobbire la postura, lo rendevano il suo unico limite tecnico. Fino a un certo punto, però: con la classe mostruosa che aveva, Pete sparava passanti fantastici anche da sinistra, era in fase di manovra che da quel lato non riusciva a spingere come con il drittone.
Qui sopra, Mark Philippoussis. Grandissimo talento in generale, potenza pura, con un servizio devastante, e splendide volée, come tutti gli attaccanti dell’epoca l’australiano soffriva un poco in fase difensiva, soprattutto a causa del gran fisicone che si portava in giro per il campo, e ai conseguenti guai alle ginocchia di cui ha sempre sofferto. Nel rovescio la conduzione del braccio-racchetta e l’eleganza del gesto sono fantastiche, ma si può notare una certa rigidezza negli affondi delle gambe, che sono appena accennati.
Qui sopra, Pat Rafter. Ineccepibile tecnicamente, possiamo notare quanto più giù andasse con le gran gambe rispetto a Mark. Rafter era un giocatore praticamente perfetto, in questo rovescio è da apprezzare la sbracciata allo stesso tempo ampia e composta, l’angolo tra avambraccio e racchetta è bloccatissimo, il controllo di conseguenza è massimo.
Roland Garros 1998 (semifinali Moya b. Mantilla 5-7 6-2 6-4 6-2, Corretja b. Pioline 6-3 6-4 6-2, finale Moya b. Corretja 6-3 7-5 6-3)
Qui sopra, Felix Mantilla, uno dei grandi specialisti della terra battuta spagnoli a cavallo tra gli anni ’90 e il nuovo millennio, vincitore a Roma 2003 in finale su Federer. Anche qui grandissima sbracciata, assetto braccio-racchetta ottimo, da notare l’evidente ed estrema torsione del busto-spalle, ad aiutare la rotazione esterna dell’avambraccio nel produrre il massimo top-spin possibile. Un autentico schiaffone, ricorda vagamente il gesto di un altro grandissimo di quegli anni, Gustavo Kuerten.
Qui sopra, Alex Corretja, che in quegli anni era uno dei “trottolini terribili” più ostici da affrontare in assoluto, non solo su terra battuta. Due finali al Roland Garros, un Masters di fine anno vinto, due 1000 vinti (Roma e Indian Wells), tanti scalpi importanti in saccoccia, best ranking 2 ATP. Insomma un tipo che faceva sul serio. Nell’esecuzione del rovescio possiamo apprezzare la gran flessibilità di gambe, il preciso piegamento delle ginocchia, e il perfetto caricamento-scaricamento del peso sulla palla, Alex qui molla una legnata tale da rischiare di sbilanciarsi a destra alla fine dello swing.
Qui sopra, Cedric Pioline, uno dei giocatori più completi ed eleganti che la scuola francese abbia mai prodotto. Tecnicamente perfetto in tutto, dal servizio alle volée, soffriva di un minimo di leggerezza dalla parte del dritto, che non era un colpo incisivo al massimo livello, e negli anni in cui iniziavano a spadroneggiare i grandi sventagli e i dritti anomali carichi di top-spin, la cosa gli ha creato qualche problema. Ma dal lato del rovescio, meglio lasciarlo stare, era capace di fulminarti da ogni posizione del campo, e su terra battuta riusciva a tirare con più top-spin di tutti tranne Kuerten, lo possiamo vedere dal gesto finale dello swing, Cedric qui ha talmente tanto timing e controllo del colpo che si permette di lasciar andare in scioltezza il polso verso l’alto-esterno, in quel modo gli partivano dei missili anche da sopra l’altezza delle spalle.
Wimbledon 1999 (semifinali Sampras b. Henman 3-6 6-4 6-3 6-4, Agassi b. Rafter 7-5 7-6(5) 6-2, finale Sampras b. Agassi 6-3 6-4 7-5)
Qui sopra, un passantino da favola di Tim Henman. In modo molto simile a Pioline, l’elegantissimo tennista inglese era fantastico in attacco e a rete, ma di dritto non aveva la palla abbastanza pesante. Di rovescio, invece, era capace di numeri da altissima scuola come quello di questo video, da notare nell’esecuzione la conduzione della testa dalla racchetta attraverso la palla, e lo swing essenziale, che dà quasi l’impressione di essere una sbracciata trattenuta (pensiamo a quanto “aprono” Wawrinka, Federer e Dimitrov in confronto), ma in realtà è semplicemente un gesto di una precisione e delicatezza di tocco tali da non aver bisogno di “sprecare” un centimetro di follow-through e di energia cinetica oltre il necessario.
Australian Open 2007 (semifinali Federer b. Roddick 6-4 6-0 6-2, Gonzalez b. Haas 6-1 6-3 6-1, finale Federer b. Gonzalez 7-6(2) 6-4 6-4)
Qui sopra, infine, il mitico “mano de pedra” Fernando Gonzalez, che facendo onore al suo soprannome, tirava tutto fortissimo sempre e comunque, il dritto definitivo prima dell’esplosione di del Potro, con cui rivaleggiava tranquillamente in potenza. Dal lato sinistro si rifugiava nello slice se aggredito, ma appena possibile ne usciva sparando sberle pazzesche anche di rovescio. Da notare qui una minima somiglianza nel “mollare” la frustata con il polso con Pioline, ma Cedric se lo permetteva come detto per trovare rotazione, Fernando al contrario grazie al braccio d’acciaio che aveva, poteva utilizzare la mezza leva in più cercando solo potenza attraverso la palla. Che bombe, ragazzi.
Concludendo con un sorriso, e penso anche al pazzesco inizio di stagione di Dimitrov, direi che la “One Handed Backhand Band” si presenta al via della primavera su cemento e terra molto agguerrita, e con già uno Slam in bacheca. Rispetto agli ultimi anni, in cui erano stati solo il Vecchio Jedi Roger e il Potente Stan-The-Man a frenare in minima parte il dilagare delle Orde Bimani, il gruppo si è ricompattato, l’Apprendista Bulgaro Grigor sta giocando il tennis della vita, la Speranza Austriaca Dominic è sempre lì, e ci sono in arrivo giovani interessantissimi come il Trottolino Terribile Denis e l’Esteta Biondo Stefanos.
Per la prima volta dopo tanti, tanti anni, gli Illuminati dalla presa Eastern vedono una Luce che squarcia l’oscurità, e mette scompiglio tra i seguaci della Barbarie a due mani: che possa finalmente essere questo 2017, l’anno che verrà ricordato nei secoli, come l’inizio della riscossa dalla deplorevole costrizione della mano non dominante?