INTRO – Una sola testa di serie e ben due wild card in semifinale. Verrebbe da pensare che il criterio di assegnazione delle seconde rispecchia la realtà più dei valori della classifica WTA, ma ci limiteremo a sorriderne. Anche perché le wild card si chiamano Maria Sharapova e Laura Siegemund, una che da queste parti puntualmente sa esprimere un tennis che senza timori di smentite può definirsi unico. Non che sia un caso: la terra è la superficie su cui si muove meglio, e questa è abbastanza rapida da favorire il suo gioco d’attacco. L’unica testa di serie è Simona Halep, quarta favorita del seeding, opposta alla tedesca. L’avversaria di una Sharapova sin qui perfetta è invece Kiki Mladenovic, ottima pure lei nelle prime tre uscite. La sfida che apre il programma (un solo precedente, vinto da Sharapova a Wimbledon 2013) ha anche un ulteriore motivo di interesse: la francese era stata la capostipite delle accuse alla siberiana appena dopo la notizia della squalifica. What else?
K. Mladenovic b. [WC] M. Sharapova 3-6 7-5 6-4
SEMBRAVA FATTA… – “Marija Jur’evna Šarapova torna in finale“. Questo si era pronti a scrivere, e questo era pronto a decretare il campo fino a secondo set inoltrato. Ci si attendeva una bella partita, non lo è stata nel senso classico del termine. Maria Sharapova ha giocato per un set e mezzo come se l’onda lunga dei primi tre incontri non si fosse esaurita, padrona del campo e soprattutto in controllo del match dal punto di vista emozionale. Di fronte una Mladenovic incapace esplodere il suo dritto (devastante contro Suarez Navarro) né di cambiare ritmo allo scambio, finendo vittima di un batti e ribatti in cui a dominare erano i colpi di inizio gioco. Con la grossa differenza che il primo parziale, vinto da Maria con il punteggio di 6-3, vedeva la francese esibirsi in due doppi falli catastrofici nel corso del quarto game. Brava la russa a pizzicare la sua avversaria sulla diagonale di rovescio, quelle rare volte in cui si rendeva necessario impostare uno scambio. Cinica nel non disperdere energie quando non era necessario, come in risposta sul 5-2 quando sapeva di poter contare sulla prima di servizio per portarsi in vantaggio.
…E INVECE, SCACCO FRANCESE – Sul break di inizio set propiziato da altri due doppi falli sembrava chiudersi l’incontro, con buona pace di mamma (e coach) Mladenovic che provava a venirne fuori istruendo la sua giocatrice sulle sciccherie tattiche dell’incontro. E invece il controbreak restituiva equilibrio a un parziale in cui la presenza in campo di Kiki sembrava farsi più vera, più vicina a un’idea di lotta. Il segnale erano i due doppi falli del settimo game che non sfociavano in un break, ma erano invece preludio del 7-5 con cui l’incontro tornava improvvisamente in parità. Un doppio fallo di Maria e un brutto dritto a metà rete, i dettagli. Nel terzo parziale si avvertiva che il timone non era più della siberiana, abituata di solito a mettere il suo carisma davanti a ogni difficoltà. Kiki annullava due palle break sul 2-2 e chiudeva il game con un dritto vincente: lì vinceva davvero l’incontro, pronta a punire il calo di Maria e piazzare lo strappo del 5-2. L’ultimo scambio di break finiva per consegnare infatti la finale a Kiki, finalmente capace di far correre la sua avversaria in avanti e di spostarsi per sferrare il dritto anche in risposta. Et voilà, sorpresa. Stretta di mano glaciale, Masha spariva negli spogliatoi. Forse stanchezza, forse disabitudine. Colleghe che “odiano” Maria 1 – Maria 0.
[WC] L. Siegemund b. [4] S. Halep 6-4 7-5
HOME SWEET HOME, LAURA! – Forse rinvigorite dalla prospettiva di non incontrare Sharapova in finale scendevano poi in campo le altre due semifinaliste, Laura Siegemund e Simona Halep. L’ultima – e unica – volta in cui si erano trovate di fronte, dodici mesi fa, il campo era lo stesso e questo può significare una sola cosa: che la vittoria era andata alla tedesca, nel bel mezzo della sua settimana (quasi) perfetta. Il secondo set di quell’incontro dominato da Laura si chiudeva con un parziale di quattro game consecutivi. E così si apriva l’incontro di oggi, con un 4-0 di tennis straripante. Rinsavita dallo shock Simona cominciava a seminare i suoi colpi rapidi, geometrici, e approfittando di qualche peccato di superbia della sua avversaria accorciava sul 4-3. Un gravissimo errore col diritto di Halep riavviava la girandola dei break (ben sette a fine parziale) e finiva per consegnare il parziale a Siegemund, tornata imperatrice del rovescio lungolinea. Il secondo set non smetteva di vedere maltrattati i servizi. Halep a velocità di crociera, costante, Siegemund si ergeva a volte al di sopra e a volte al di sotto, un po’ testarda nel voler chiudere a rete sempre con il colpo ad effetto. Ma quando tutto andava secondo i piani, beh, c’era quasi solo da applaudire. Come nell’ultimo game dell’incontro. Una palla corta da cineteca, una risposta al fulmicotone. Anzi due. Questa Siegemund giocherà così forse solo a Stoccarda (non è neanche del tutto vero, venti giorni fa era in semifinale a Charleston) ma è un buon motivo per non eliminare mai questo torneo dal calendario. E per sedersi sul divano anche domani per la finale, la seconda consecutiva di Laura alla Porsche Arena.