da Londra, il Direttore
Difficilmente le semifinali maschili saranno meno interessanti di quelle femminili. Soprattutto della prima che non è esistita. La Rybarikova aveva in fondo già vinto il suo torneo. È arrivata, da n.86 del mondo, in semifinale a Wimbledon e non credo che si spingerà mai più così lontano, anche se sull’erba ha certo predisposizione e ha ottenuto buoni risultati. Era emozionatissima, non è proprio riuscita a giocare e la Muguruza le è montata addosso come un carrarmato. Garbine non sperava di più e di meglio. Per la terza volta affronta una Williams in finale, per la prima Venus. Con Serena ha vinto a sorpresa al Roland Garros e ci ha perso qui a Wimbledon. Il pronostico è incerto perché Venus potrebbe anche non riuscire a giocare così bene come ha fatto con la Konta. Per Venus è davvero una rinascita: gioca la seconda finale d’uno Slam, dopo quella persa in Australia con la sorella. In semifinale non ha mai perso il servizio, anche se ha rischiato sul 4-4 del primo set quando ha dovuto annullare due pallebreak. Sulla Henman Hill (che oggi chiamano anche Murray Mountain), piena come non mai, c’erano tante ragazze che indossavano una t-shirt con il nome della Konta, adottata dagli inglesi che hanno dimenticato in fretta le sue origini australiane (è nata a Sydney) ed ungheresi (i genitori). Ma Johanna non è riuscita ad arginare una Williams in grande spolvero. Io non vedevo giocare Venus così bene da anni.
E se penso che sembrava pronta per il canto del cigno cinque anni fa quando le fu diagnosticato il morbo di Sjogren mi stupisco ancora. “Venus ha fatto quello che sa fare meglio, ha giocato meglio di me – ha ammesso la Konta – ha dettato il match dalla prima palla all’ultima, ha fatto vedere com’è che ha potuto vincere questo torneo cinque volte. Era davvero molto difficile entrare in partita… nelle poche opportunità che ho avuto lei ha giocato benissimo e me le ha cancellate. Non credo di aver fatto troppe cose sbagliate… le devo dare il credito che si merita”. Strano invece l’atteggiamento di Venus in conferenza stampa. Bisbigliava, continuava a ripetere che tutta la sua concentrazione era ancora incentrata sull’ultimo match, ma se uno fosse entrato nella sala conferenze senza sapere il risultato avrebbe pensato che lei aveva perso. Pareva quasi triste. Mah… Comunque sia non mi pare che abbia detto una sola cosa particolarmente interessante, salvo il fatto che i suoi idoli di ragazzina erano stati Boris Becker (“Così forte, così potente…mi piaceva come serviva, come giocava”), Stefano Edberg e Steffi Graf.
Quest’anno potrebbere vincere due vere leggende. Nessuno è più favorito di Roger Federer che gioca per la diciannovesima volta qui e di Venus Williams che gioca per la ventesima. Alan Little del Museo di Wimbledon mi dice – ma a memoria e non ho avuto il tempo di verificare – che secondo lui dal 1910 nessun vincitore è mai stato più anziano di loro. Nel 1909 Arthur Gore aveva 41 anni e 182 giorni quando vinse una storica edizione perché furono introdotti gli attuali colori di Wimbledon, il verde dei prati e il viola delle petunie. Nel 1908 Charlotte Sterry ne aveva 37 e 282 giorni: in quell’anno si giocarono le Olimpiadi. Roger, 35 anni e 11 mesi, è certo favorito contro Berdych (lo ha sconfitto 18 volte su 24). Anche se a Miami ha dovuto salvare due match point e 7 anni fa qui lo battè, l’anno che poi raggiunse la finale poi persa con Nadal. Se Roger vince sarà poi favorito anche in finale. Con Cilic ha vinto 6 volte su 7. Con Querrey 3 su 3. Tutti sembrano convinti che Roger vincerà il suo Wimbledon numero otto, distaccando cosi Willie Renshaw e Pete Sampras fermi a quota sette.
Stessa storia per Venus che, 37 anni e un mese, affronterà Garbine Muguruza, sconfitta in 3 duelli su 4. La spagnola ha vinto a Roma l’ultimo duello un mese e mezzo fa, ma sulla terra battuta lei ha vinto un Roland Garros un anno fa e per Venus invece è la superficie peggiore. Venus giocherà qui la sua nona finale. Ne ha vinte 5 e ne ha perse 3, tutte con la sorella Serena. Lei sta giocando come nei suoi anni migliori, proprio come Federer. Se non vincessero il torneo sarebbe una sorpresa. Ma Garbine sembra avere più mezzi per mettere in difficoltà Venus, piuttosto che Berdych e il vincente di Cilic-Querrey nei confronti di Roger.