Era il 2005. New York, quarto turno dello US Open.
In campo maschile un diciottenne Novak Djokovic – che nel turno precedente aveva estromesso il n. 22 del seeding, che altri non era che quel Mario Ancic che quest’anno ha fatto parte del suo team a Wimbledon – veniva rimontato e sconfitto al quinto da Fernando Verdasco. Stessa sorte toccava a Ivan Ljubicic, testa di serie n. 18, contro un dicianovenne Richard Gasquet. Tra le donne, la ventenne Jelena Jankovic si ritirava sotto di un set contro la futura finalista Mary Pierce, mentre la diciottenne croata Ivana Lisjak proveniente dalle qualificazioni finiva la sua prima avventura nel main draw di uno Slam contro Nicole Valdisova (ci arriverà altre due volte l’anno successivo, stagione in cui la tennista nativa di Cakovec entrerà anche nella top 100, risultati che non riuscirà più a replicare nel prosieguo della carriera, conclusa nel 2014 a soli 27 anni). Era stata l’ultima volta che nessuno dei rappresentanti dei paesi dell’ex Jugoslavia era riuscito a qualificarsi agli ottavi di finale di uno dei due tabelloni di singolare di un torneo del Grande Slam.
L’ultima fino a questa edizione dello Slam statunitense. Non proprio uno di quei record che uno ci tiene a battere. Sicuramente non è un caso che sia accaduto in contemporanea con la prima assenza di Novak Djokovic dal main draw di uno Slam dopo 51 presenze consecutive. Nei 47 Major intercorsi tra l’US Open 2005 e quello del 2017, il fuoriclasse serbo aveva infatti contribuito alla grande ad evitare che si verificasse arrivando almeno agli ottavi in 43 occasioni. Ma procediamo con ordine e ricapitoliamo cosa è successo nelle scorse due settimane a Flushing Meadows, prima in campo maschile e poi in quello femminile. Visto come è andata, non ci vorrà molto.
SINGOLARE MASCHILE
Sono scesi in campo in otto. Come a Wimbledon, ma con Kavcic al posto di Djokovic. E con tutto il rispetto per il n. 1 sloveno, si è vista la differenza.
Dusan Lajovic – Sorteggio poco fortunato per il tennista serbo che si trova subito davanti il neo n. 1 del mondo e futuro vincitore del torneo, Rafa Nadal. Che, ancora in rodaggio, qualche occasione al 27enne di Stara Pazova la concede, tanto che Lajovic si ritrova a servire il primo set prima che il maiorchino riporti tutto alla normalità, recuperando il parziale e chiudendo poi in tre set.
Viktor Troicki – All’esordio batte Gombos in rimonta 6-3 al quinto, poi supera in tre set l’azzurro Travaglia, che gli tiene testa nei primi due parziali prima di cedere nettamente nell’ultimo. Ma non va oltre, dato che al terzo turno racimola solo cinque game contro Dolgopolov. Niente di cui stupirsi: il 31enne serbo di certo ricorderà questa stagione più per le soddisfazioni a livello personale, dato che a giugno è diventato papà, che non per quelle professionali. Era infatti a top 30 ad inizio anno mentre adesso è per poco – una quarantina di punti – tra i primi cinquanta, come non gli accadeva dal febbraio del 2015, ma a quei tempi stava risalendo nel ranking dopo la famosa squalifica per aver rifiutato di sottoporsi al test antidoping. Da capire se per Troicki, che è stato anche n. 12 al mondo, è iniziata la parabola discendente o se si tratta di un appannamento momentaneo dovuto magari al fatto di aver dedicato, anche inconsciamente, più attenzione ed energie alla famiglia.
Damir Dzumhur – Reduce dalla prima finale in carriera a Winston-Salem, il tennista di Sarajevo conferma l’ottimo periodo di forma battendo in tre set Cuevas, n. 27 del seeding ma non certo giocatore a suo agio sul cemento, e poi in quattro set il qualificato tedesco Stebe, dilagando negli ultimi due set. Deve però arrendersi alla pesantezza dei colpi di quella che sarebbe poi stata la grande rivelazione del torneo, il 19enne russo Rublev. Sconfitta che ci sta, contro un giocatore in piena ascesa e comunque più avanti di lui in classifica. Anche se probabilmente, a giudicare da come ha reagito durante il match ad un comportamento non proprio sportivo del suo giovane avversario, il 25enne bosniaco in cuor suo aveva sperato di sfruttare la sua maggiore esperienza per impedire a Rublev di superare la prova del nove dopo la vittoria contro Dimitrov e regalarsi i primi ottavi Slam in carriera.
Blaz Kavcic – L’unico sloveno nei due tabelloni, rientrato dopo più di due anni nei top 100 e nel main draw di uno Slam (giugno 2015, Wimbledon), non riesce a regalarsi il match da raccontare ai nipoti, quello sul campo centrale di un torneo del grande Slam contro Roger Federer, dato che perde subito contro Youzhny in quattro set. Sarebbe stata la ciliegina sulla torta della sua estate, in cui ha vinto anche due Challenger. Ma probabilmente il 30enne di Lubiana è già soddisfatto così.
Ivo Karlovic – Come capita quasi sempre sono i tie-break a decidere i match di Karlovic, ma il 38enne croato comincia a perderne sempre di più. E ne perde due su due anche con il giovane statunitense Fratangelo che lo elimina in quattro set. Ora “dr. Ivo” rischia seriamente di uscire a breve dalla top 50 (è n. 49) e con l’età che avanza pare difficile pensare che possa essere un arrivederci e non un addio.
Borna Coric – Batte in tre set Vesely, contro il quale aveva vinto la finale di Marrakech questa primavera, primo torneo ATP vinto dal giovane croato. Che poi compie l’impresa che non ti aspetti battendo Sascha Zverev, che tanti pronosticavano tra i protagonisti del torneo newyorchese. Sfortuna vuole però che al turno successivo il 20enne di Zagabria trovi uno che a New York sarà invece sarà protagonista per davvero, il futuro finalista Kevin Anderson. E se subito dopo la sconfitta con il sudafricano in diversi avevano osservato che Coric non aveva saputo superare la prova del nove, a posteriori il fatto che l’unico capace di imbrigliare la potenza di Anderson sul cemento di Flushing Meadows sia stato il n. 1 del mondo Nadal, pone sotto un’altra luce la prestazione della promessa croata e consente di valutare in maniera più positiva il suo torneo. Peccato che il ginocchio operato sembra dargli ancora qualche fastidio: per crescere c’è bisogno di continuità, ed un infortunio che non passa non aiuta in tal senso.
Janko Tipsarevic – Grande rimonta del veterano serbo al primo turno, dato che recupera da due set sotto contro il Next Gen Kokkinakis. Paga però la fatica contro quello che sarebbe diventato una delle grandi sorprese del torneo, Diego Schwartzman, arrendendosi in tre set.
Marin Cilic – Omaggiato di fatto della testa di serie n. 2 dal ritiro di Murray, il quasi 29enne tennista croato fatica nel primo match contro lo statunitense Sandgren, a cui cede un set, fermo com’era dalla finale di Wimbledon a causa dei problemi all’adduttore. Poi vince invece in maniera convincente contro il sempre ostico Florian Mayer con un periodico 6-3, tanto che con il tabellone che si ritrova in molti iniziano a pensare possa essere lui il candidato alla finale della parte bassa del tabellone. Invece la sua corsa finisce clamorosamente al turno successivo, fermato dalla solidità della rivelazione Schwartzman ma anche – e soprattutto – dai tantissimi errori commessi (80 in quattro set). Sicuramente il tennista di Medjugorje a causa dell’infortunio non è riuscito a prepararsi al meglio e si è visto come anche un fuoriclasse assoluto e navigato come Federer abbia pagato il fatto di non essere arrivato a New York con un adeguato rodaggio. Nonostante questo, vedendo i nomi di chi avrebbe dovuto incontrare prima della finale – Pouille, Carreno Busta e Anderson, tutti giocatori con i quali è in vantaggio negli scontri diretti (complessivamente per lui otto vittorie ed una sola sconfitta) – anche a posteriori rimane la sensazione che il croato abbia perso una grossa occasione per raggiungere la sua terza finale Slam. O forse, per Cilic, il rimpianto per l’ennesimo problema fisico che gli ha impedito di giocarsi al meglio le sue chances.
SINGOLARE FEMMINILE
Sei le tenniste dell’area ex jugoslava presenti in tabellone. Rispetto a Wimbledon c’è in più Aleksandra Krunic, mentre sono assenti la montenegrina Danka Kovinic e la slovena Polona Hercog, eliminate nelle qualificazioni.
Petra Martic – Finalmente di nuovo nel tabellone principale di uno Slam senza dover passare per le qualificazioni, grazie proprio agli ottavi raggiunti a Wimbledon, la spalatina non ha un sorteggio proprio fortunato e si ritrova subito di fronte la n. 10 del seeding Aga Radwanksa. E deve cedere dopo due combattuti set. Lo scorso anno aveva guardato lo US Open da casa, bloccata dall’infortunio alla schiena: esserci tornata da n. 85 del mondo è comunque positivo.
Mirjana Lucic-Baroni – Dopo che a New Haven era finalmente riuscita a vincere un match dopo un periodo nerissimo fatto di cinque eliminazioni al primo turno ed iniziato al Roland Garros, la 35enne croata riesce a passare il turno anche a New York, battendo 7-6 al terzo un’altra giocatrice in crisi di fiducia come Monica Puig. Poi per due set fa match pari con Suarez Navarro, prima di cedere nel terzo set. La Lucic-Baroni che ha raggiunto la semi di Melbourne è molto lontana, ma almeno qualche segnale di risveglio c’è stato.
Jelena Jankovic – Ottava sfida contro Kvitova e per la prima volta si tratta di un primo turno: di solito infatti si incrociavano ben più avanti, quando anche Jelena era nelle zone alte della classifica. La ceca vince con un periodico 7-5: sconfitta onorevole, che però fa scendere ancora JJ in classifica, alla posizione n. 72. Per carità, gli anni non sono quelli di Karlovic e di over 30 in gran spolvero ne stiamo vedendo tanti, però la 32enne belgradese non sembra al momento in grado di invertire la rotta.
Aleksandra Krunic – La 24enne tennista serba aveva ottenuto proprio a Flushing Meadows quello che continua ad essere il suo miglior risultato Slam: gli ottavi nel 2014. E se lo ricorda, battendo la tds n. 7 Konta in rimonta 6-4 al terzo. Subito dopo supera con relativa facilità una ex giocatrice dei “Dintorni”, la croata naturalizzata australiana Tomljanovic, prima di arrendersi in due set ad una giocatrice in ottima forma come la teutonica Georges. Per lei la soddisfazione di un salto in avanti di una decina di posti in classifica (ora è n. 67), che da lunedì le consente di essere la n. 1 serba.
Ana Konjuh – Per la giovane tennista croata non è stata una bella tournée quella negli Stati Uniti. Era iniziata bene in realtà, con i quarti di finale a Stanford, poi però sono arrivate le sconfitte al primo turno a Toronto e Cincinnati. Soprattutto è saltato fuori un nuovo fastidio al polso destro, quello già operato nel 2014. A New York non l’aiuta nemmeno il sorteggio, assegnandole al primo turno una giocatrice in forma come la giovane australiana Barty, reduce dagli ottavi raggiunti sia Toronto che a Cincinnati, in entrambi i casi provenendo dalle qualificazioni. Ana porta a casa il primo set ma nelle condizioni in cui si ritrova di più non riesce a fare e racimola un solo gioco negli altri due parziali. Per lei la stagione finisce qui, dato che dovrà operarsi per risolvere il problema al polso. L’augurio è che Ana a gennaio torni in piena forma, anche perché questo stop le costerà in termini di classifica. Già la sconfitta a Flushing Meadows le ha fatto fare un grosso salto indietro nel ranking, dato che difendeva i quarti di finale dello scorso anno, e dalla 23esima posizione è scivolata al n. 40. Fermandosi fino a fine anno uscirà ampiamente dalle prime cinquanta, considerato che lo scorso autunno aveva fatto semifinale a Guangzhou e quarti di finale a Mosca. Un vero peccato perché ora sarà un po’ tutto da rifare per la 19enne di Dubrovnik, che tra l’altro nei prossimi mesi dovrà anche cercarsi un nuovo coach dopo l’addio a Krajan.
Donna Vekic – Donna fa il suo superando facilmente la brasiliana Haddad Maia e poi anche qualcosina in più spazzando via anche Peng, testa di serie n. 22. Pareva si potesse iniziare a sognare, anche ricordando le parole spese a giugno da coach Horvat sulle potenzialità della sua allieva, invece Sevastova ha riportato subito la ventenne di Osijek con i piedi per terra, eliminandola con un doppio 6-3. Vale comunque anche qui il discorso fatto per Coric con Anderson, dato che la lettone è stata una delle assolute protagoniste del torneo, spingendosi sino ai quarti e perdendo solo 7-6 al terzo contro la futura vincitrice Stephens.
In totale a Flushing Meadows erano quindi in quattordici. E a proposito del numero di partecipanti, se sommiamo il numero di partecipazioni nei tabelloni di singolare di tutti e quattro gli Slam stagionali, lo scorso anno erano stati in totale 70 (il picco agli Australian Open con 19, il minimo di 16 a New York) mentre quest’anno in tutto 56 (la pattuglia più numerosa a Wimbledon, in quindici, la meno nutrita ad inizio anno in Australia con 13). Un 20% in meno, altro brutto segnale che si unisce a quello dell’assenza di giocatori negli ottavi (a New York lo scorso anno oltre a Djokovic ci erano arrivati Karlovic e Konjuh).
Ma c’è stato comunque qualcosa di buono. La trasferta newyorchese ha regalato infatti il best ranking a tre dei giocatori presenti nell’ultimo Slam della stagionale. In campo maschile, Marin Cilic nonostante tutto è entrato nella top 5, raggiungendo quello che aveva dichiarato essere il suo obiettivo stagionale. Curioso come debba ringraziare per questo Juan Martin del Potro, cioè proprio il giocatore che non gli permise di raggiungere l’obiettivo dello scorso anno, la Coppa Davis. Il suo coetaneo argentino battendo Dominic Thiem negli ottavi ha infatti impedito all’austriaco di raggiungere la quinta posizione in classifica scavalcando Marin. Peraltro, lo ha fatto nello stesso modo con cui aveva sfilato di mano l’insalatiera ai croati lo scorso anno a Zagabria, rimontando due set di svantaggio e aggiungendoci stavolta anche un paio di match point annullati. Miglior classifica anche per Damir Dzumhur, che sale al n. 55 ATP. In campo femminile è invece Donna Vekic a raggiungere il suo best ranking entrando per la prima volta nella top 50, al n. 47. E se è vero che quest’anno a Flushing Meadows si sono fermati tutti prima degli ottavi, è anche vero che lo scorso anno al terzo turno ci erano arrivati solo in quattro (Djokovic, Cilic, Karlovic e Konjuh), mentre stavolta erano in cinque (Cilic, Troicki, Coric, Krunic e Vekic). Tra i quali due giovanissimi come Coric e Vekic e una under 25 come Krunic. Non sarà mezzo pieno, ma sicuramente il bicchiere non è vuoto. E soprattutto in Croazia, come già si era visto a Wimbledon, c’è con cosa riempirlo. In attesa di brindare al rientro di Nole.