[1] R. Nadal b. [8] N. Kyrgios 6-2 6-1
A dodici anni dal primo titolo a Pechino, Nadal supera lo scoglio Kyrgios e ottiene il 75esimo alloro in carriera, su 110 finali, e il sesto stagionale. Archiviato lo spavento Pouille, che al primo turno è arrivato ad un punto dalla vittoria, Rafa diventa il dodicesimo campione ATP a vincere salvando match point, nel 2017, e lo fa a 3 anni dalla sua ultima volta, ovvero dalla semifinale vinta contro Andujar a Rio De Janeiro. Alla vigilia c’era più di qualche apprensione nella testa dello spagnolo, perché l’australiano ha già dimostrato di poterlo battere (Wimbledon 2014 e Cincinnati 2017) e di rappresentare un problema.
Storicamente lo spagnolo soffre i “big server”, perché non riesce a prendere ritmo da fondo campo, infatti ama colpire tante palle, comandare la dinamica dello scambio e prendere confidenza con il proprio diritto. Elementi che portano il n.1 a giocare con l’ansia, in quanto un minimo errore durante il proprio turno di servizio, ed un eventuale break, può risultare decisivo. L’australiano è estroso, tatticamente imprevedibile e si esalta nelle grandi occasioni e contro i big del circuito. Come il suo connazionale Hewitt, Nick è stato in grado di battere Federer, Nadal e Djokovic al primo scontro diretto. Purtroppo la finale è stata condizionata dai fantasmi e dai demoni che spesso rapiscono la mente dell’australiano, che ha iniziato una battaglia con arbitro, con il proprio angolo e con il suo tennis. Certo l’episodio dell’errore sulla palla break a favore, nel primo game, è grave, ma è impensabile rimanere fermi e crollare di schianto emotivamente.
E pensare che il primo punto lo vince Kyrgios che con il rovescio punisce lo spagnolo sul lungolinea. Il tema tattico è chiaro, spingere e mettere pressione a Nadal, che prova ad alzare la traiettoria. Poi arriva il momento topico, ovvero la chiamata errata sulla palla break (rovescio all’incrocio delle linee giudicato male), salva il n.1 del mondo (avrebbe certamente perso il punto). Da qui in avanti l’australiano va fuori giri, infatti prende subito un warning dal giudice di sedia ed inizia il suo personale monologo ad ogni punto.
Nadal muove la palla con il rovescio, rallentando e cercando di spostare il suo avversario, che scivola 0-40 immediatamente, ma con tre punti diretti al servizio pareggia i conti (un errore di diritto di Rafa neutralizza un’altra occasione del 2-0). Inizia un game lunghissimo, con 5 occasioni di break per l’iberico, che però non concretizza. Dai primi minuti si vede un livello di gioco altissimo, praticamente tutto il reperto di entrambi ad una velocità incredibile. Trenta minuti e siamo appena al quarto game, si viaggia a pieno ritmo, l’iberico usa tutto il campo, accorciando ed allargando il gioco. Il tennista di Canberra è più esplosivo, ma sul movimento fa molta fatica perché alla qualità e alla potenza dell’offesa non corrisponde una difesa altrettanto completa. Kyrgios continua a discutere con Lahyani, ma i suoi problemi sono sul tennis giocato, perché dopo tante occasioni sprecate da Rafael arriva il 4-2. L’australiano gioca troppo a strappi, alterna un vincente ad un errore e questa situazione non è il massimo contro la barriera difensiva del n.1 del mondo. La discussione con l’arbitro svedese è ormai il vero interesse del n.8 del seeding, che polemizza, ancora, per l’errore subito nel primo game. Lahyani non si perde d’animo e impone un penalty point, tuttavia il disastro è dietro l’angolo, in quanto dal 30-30 l’australiano commette due doppi falli e perde il set.
Nick deve assolutamente uscire dal vortice in cui è piombato, perché ha le potenzialità per riemergere e ritornare in partita. Una piccola reazione arriva ad inizio secondo parziale, ma lo spagnolo si salva e va sul 2-0. Il linguaggio del corpo racconta plasticamente lo stato d’animo dell’australiano, che è tutto proteso a contestare l’errore, grave, subito ad inizio match (addirittura in alcuni momenti dice: “First game”). La differenza tra un ottimo giocatore ed un supercampione, come Nadal, sta nell’atteggiamento mentale e nella capacità di andare oltre le difficoltà, oltre i torti arbitrali ed oltre i gratuiti. Restare fermi e farsi condizionare in questo modo è qualcosa di deleterio, soprattutto per la carriera di Kyrgios, che ad oggi è cristallizzata in un vorrei ma non posso. Ormai si gioca poco a tennis, anzi direi per nulla. Il n.1 non si fa distrarre dal loop di errori del suo avversario e si invola sul 5-0. Ora è accademia, lo spagnolo chiude 6-1 e porta il suo vantaggio su Federer a 2360 punti, un tesoretto interessante che potrebbe bastare per confermarsi n.1 a fine stagione.