Si terrà il prossimo 9 novembre di fronte al TAS di Losanna il processo d’appello che riguarda Sara Errani. La tennista faentina era stata squalificata per due mesi da un tribunale indipendente nominato dall’ITF dopo essere risultata positiva al letrozolo – un inibitore dell’aromatasi normalmente somministrato per trattare il carcinoma mammario nelle donne in menopausa – durante un controllo a sorpresa effettuato lo scorso 16 febbraio. A ricorrere contro la sentenza è stata la NADO, l’organizzazione nazionale antidoping, che aveva ritenuto incongrua la pena anche alla luce del caso che aveva visto protagonista Niccolò Mornati, il canottiere condannato a una squalifica di quattro anni (in seguito ridotti a due) per positività all’anastrozolo, farmaco che la WADA ritiene omologo alla sostanza assunta da Errani.
Valutate le argomentazioni giuridiche presentate dagli avvocati di Sarita, il tribunale aveva riconosciuto la giocatrice colpevole per violazione dell’articolo 2.1 del Programma antidoping (“presenza di una sostanza proibita o di un suo metabolita nella provetta dell’atleta“), ma l’aveva condannata in primo grado a una pena minima (due mesi di squalifica, dal 3 agosto al 2 ottobre, oltre alla perdita dei punti in classifica e dei prize money accumulati dal 16 febbraio al 7 giugno, data del successivo test effettuato da Sara e risultato negativo), convinto dalla spiegazione illustrata nelle memorie difensive dell’ex numero 5 WTA: il letrozolo sarebbe stato accidentalmente assunto a causa di una contaminazione alimentare (gli ormai celeberrimi tortellini nel cui brodo mamma Fulvia avrebbe fatto cadere un frammento del farmaco Femara).
Errani, tornata a competere questa settimana nel torneo di Tianjin dove si è qualificata per le semifinali in programma domani, ha a sua volta presentato ricorso per chiedere il reintegro dei premi in denaro e dei punti sottratti durante il periodo incriminato.