A. Seppi b. Y. Nishioka 6-1 6-3 6-4 (da Melbourne, il nostro inviato)
Il piccolo giapponese Yoshihito Nishioka, 1.70, 22 anni, mancino, è un personaggio simpaticissimo, che l’anno scorso, prima di rompersi il crociato del ginocchio sinistro, era stato soprannominato “l’ammazza-giganti” per aver battuto in fila Karlovic e Berdych a Indian Wells. Ma contro il nostro Andreas Seppi, mai affrontato prima, ha un problema. Dei più insormontabili nel tennis: un avversario che gioca più o meno come lui, cioè pressione e solidità da fondocampo, senza eccessiva esplosività ma con bel senso della geometria, però meglio. Andreas tira più forte, e sta più avanti in campo ad anticipare rispetto a “Yoshi”, che non può certo uscire dalla ragnatela del palleggio di precisione dell’altoatesino attaccando la rete, a causa dei suoi limiti in altezza e allungo. E il risultato finale ha rispecchiato perfettamente questa situazione strategica.
SUPERIORITA’ TATTICA E TECNICA – Il primo set non è altro che una sorta di esercitazione nel palleggio per Seppi, che brekka al quarto e sesto game, piazza i suoi colpi filanti e poco liftati con scioltezza e precisione, e chiude 6-1. Massimo Sartori, che ha raggiunto l’allievo di sempre dopo la preparazione invernale svolta per la prima volta in tanti anni separatamente, con Andreas che se n’è andato in Colorado, annuisce soddisfatto all’angolo. Yoshihito esprime il massimo della rabbia e della frustrazione ammissibili per un giapponese, ovvero scuote la testa sbuffando. Gioca bene, il “piccolo Nishikori”, ma è un tennista adatto a contrattaccare i grandi bombardieri, quelli che te la nascondono a tratti ma ti regalano anche molto. Contro un computer da palleggio della qualità e regolarità di Seppi, non ha vie d’uscita.
COME LA COPPA DAVIS – A inizio secondo parziale Nishioka reagisce rischiando qualche accelerazione, conquista due palle break nel secondo game, sprecate, e fa capire di essere assolutamente furibondo pernmettendosi una ovviamente incomprensibile esclamazione ad alta voce, con espressione affranta. Che tipo, se non fosse opposto a un italiano, confesso che mi unirei ai numerosissimi nipponici che mi circondano in tribuna nel sostenerlo. Lo sfogo di nervi, in ogni caso, scuote Yoshihito, che arriva a palla break anche nel quarto game, ma viene infilato da un passante di Andreas. Nishioka sta provando a far girare gli scambi con diversi rischiosi lungolinea in uscita dalle diagonali, qualche volta ci riesce, ma è una tattica che gli costa anche tanti errori. Il pubblico ormai è praticamente tutto composto da appassionati del sol levante, è come se si stesse giocando un singolare della prossima Coppa Davis (in programma tra Giappone e Italia a Morioka il 4 febbraio) con 3 settimane di anticipo.
CONCLUSIONE INEVITABILE – Nel frattempo, Seppi continua a spingere in cross con intelligenza, sollecitando il gap di allungo laterale di Nishioka, al settimo game è lui a brekkare, per la costernazione di pubblico e avversario si ripete nel nono, ed è 6-3 e due set a zero per lui. Perfetto finora Andreas, nonostante una bassa percentuale di prime palle di servizio (53%), ma l’avversario di oggi, come detto, non è adatto ad attaccare sulle seconde più di tanto, e non riesce a far pagare all’azzurro questa brutta statistica. Nel terzo parziale, dopo aver lasciato il campo per una pausa fisiologica, Yoshihito fallisce subito la quarta palla break del suo match, ne salva una poco dopo, con ammirevole tenacia non molla e se ne conquista una quinta (potenzialmente pericolosa per Seppi, sul 4-4), ma gli scappa lungo un rovescio semplice. L’azzurro continua con il suo gioco ordinato, attacca nei momenti giusti, e due game dopo chiude prendendosi un meritato terzo turno, per la quarta volta consecutiva qui a Melbourne. Aspetta il vincente tra Karlovic e l’altro giapponese Sugita (2-1 sotto con il croato, 1-0 avanti con il nipponico), per avanzare ancora in una zona di tabellone molto aperta, senza teste di serie rimaste in gioco fino all’eventuale quarto di finale. È un’occasione notevole, provaci fino in fondo Andreas!
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