R. Carballes Baena b. [2] A. Ramos Vinolas 6-3 4-6 6-3
Se c’è qualcosa di peggio di avere due spagnoli in finale sulla terra rossa è che portino entrambi un doppio cognome. Al proposito avvisiamo il lettore che utilizzeremo nella cronaca che segue solo il primo. Purtroppo siamo vincolati a un numero massimo di battute e bisogna fare economia.
Amenità a parte la finale dell’Ecuador Open 250 di Quito proponeva un classico dello sport, lo scontro fra il favorito e la sorpresa del torneo. Situazione sempre scivolosa per chi deve vincere. Oggi nei due ruoli si affrontavano rispettivamente il mancino Albert Ramos Vinolas (21 ATP) e Roberto Carballes Baena (107), ventiquattrenne di Tenerife che si sta costruendo la carriera soprattutto nei challenger (qui, qui e qui i migliori risultati). Precedenti in favore di Ramos, l’ultimo proprio su questo campo lo scorso anno e l’altro nel 2016, quando Albert ottenne l’unica sua affermazione nel circuito.
Fino a ieri Ramos pregustava certo il bis ma alle ore 13.00 di Quito ha preferito mandare in campo il suo sosia falloso. Carballes non credeva ai suoi occhi, un connazionale che sbaglia tutto lo sbagliabile, il servizio mancino spuntato, scelte tattiche sempre errate. Nel primo set lui non fa altro che rimettere la palla di là e al resto pensa il presunto favorito. Un numero di errori che probabilmente commette in un anno e tre doppi falli in due turni di battuta precipitano Ramos sotto 1-5 e solo l’incredulità di fronte a tanta manna impedisce a Carballes di chiudere subito. Si accontenta di un 6-3, forse per rispetto.
Il sospetto che qualcosa non vada è forte, dopo il cambio campo Albert rientra in campo di corsa per darsi coraggio ma arriva visibilmente male sulla palla, soprattutto di rovescio, e il servizio sembra viaggiare poco. Ad inizio secondo set Ramos deve subito annullare tre palle break prima di conquistare avventurosamente il gioco ai vantaggi ma l’altro pareggia nel tempo di allacciarsi una scarpa e siamo daccapo. Nel punto dell’uno pari Carballes gioca una smorzata lunghissima, il suo avversario arriva un quarto d’ora prima ma sbatte il rovescio in rete. Inguardabile. Solo l’emozione del più giovane allunga il tempo di gioco, Ramos è come il Cimabue dello slogan di un famoso carosello, si salva ancora sull’uno pari e resiste di puro carisma. Poi pian piano qualche colpo comincia ad entrare, i suoi turni in battuta sono sempre una lotta ma le palle break scompaiono.
Ed ecco che sul 5-4 Ramos, Carballes paga carissimo il suo solo momento di calo. Fino a quel momento ha perso un punto al servizio. Va sotto 0-30, recupera, concede un primo set point che l’avversario affossa ma sul secondo commette doppio fallo con la pallina che fatica ad arrivare a rete. La botta è fortissima, è lui ad aver giocato meglio per un’ora e mezza ma due minuti storti son bastati a rovinare tutto. Voilà le tennis, Mesdames et Messieurs, uno sport che non finisce mai di stupire.
Infatti, quando nel terzo set tutti – quorum ego – credevano di sapere come sarebbe andata a finire, le carte cambiano ancora. Carballes affoga la delusione e si ribella a quello che sembra essere il suo destino. Rimane incollato al match, sul 2-3 annulla attaccando con coraggio una palla break forse definitiva e nel gioco seguente è lui a prendersi il vantaggio decisivo alla quarta occasione procurata. Non gli rimane che difendere il fortino del proprio servizio, manca due match point consecutivi ma sul 40 pari mette un ace e uno smash per la prima vittoria nel tennis dei grandi. Dolcissima.
Raffaello Esposito