da Rotterdam, il nostro inviato
[1/WC] R. Federer b. R. Haase 4-6 6-1 6-1
Una volta in più. Con la naturalezza e l’emozione di chi inizia. Con la voglia di mettersi in gioco, con le cicatrici delle sconfitte e di un’operazione. Con la tigna di chi sente di non averne abbastanza quando in realtà ha già tutto, dato e preso. Scrive così il suo nome, Roger Federer, nei capitoli della storia del tennis, gli stessi che già aveva riempito dozzine di volte. Ma a sentirlo festeggiare nello spogliatoio, quello che l’organizzazione ha riservato solo per lui ed è adiacente all’ufficio ATP non distante dalla sala stampa, Federer sembra davvero un giovanotto che non aveva mai vinto nulla prima.
MAI NESSUNO COME LUI – È storia. Ancora una volta. A un curriculum già ricolmo di qualsiasi titolo e primato, Roger Federer aggiunge una targa che significa longevità, costanza, tenacia, voglia. La vittoria con spavento in tre set contro Robin Haase, 42 ATP padrone di casa, consegna allo svizzero la certezza di tornare al numero uno del mondo: a 36 anni sarà il più vecchio di sempre, frantumando il precedente record di Agassi (33 anni nel 2003). Federer si riapproprierà del trono ATP dopo 5 anni e 106 giorni (4 novembre 2012, venne scalzato da Djokovic), siglando anche il primato per il più lungo lasso di tempo trascorso tra due nomine a re del circuito. Saranno passati 14 anni e 17 giorni dal suo primo approdo al numero uno (2 febbraio 2004, due giorni prima dell’invenzione di Facebook): manco a dirlo, è record di distanza tra prima e ultima volta (apparteneva a Nadal, con 9 anni). Roger il prossimo lunedì scavalcherà Nadal: era già successo nel luglio 2009, prima di un ulteriore scambio in favore dello spagnolo l’anno seguente. Curiosamente, Nadal ieri era in Olanda, ad Amsterdam, per partecipare a un evento benefico insieme a Leonardo Di Caprio. “Dovrei andare a trovarlo, è lui il numero uno” aveva commentato Federer dopo il successo su Kohlschreiber al secondo turno.
COME TI BATTO IL RECORD – La vittoria numero 1,142, in 1,392 incontri giocati, è quella che decreta un ennesimo posto nel Guinness. Si aggiornerà almeno di una settimana, quindi, il conteggio di permanenza al numero uno di Federer: 303 settimane totali, per ritoccare un record già suo. Sampras è secondo con 286, Nadal staccato con “appena” 167. Roger torna al primato superando un suo ottimo amico, quel Robin Haase con il quale spesso si allena a Dubai in off season e che a inizio settimana era stato suo compagno di sessioni qui. Sono necessari tre set per superare il tulipano numero uno d’Olanda, testimonial Diadora, che gioca un primo parziale a viso aperto. Vicino alla linea di fondo, anticipando benissimo soprattutto con il rovescio (bimane, lui è mancino naturale pur giocando con la destra). Federer cede la frazione di apertura quasi sorpreso dalla verve dell’avversario, prima di riprendersi e imporsi per la terza volta in altrettanti scontri diretti: l’ultimo era giunto lo scorso anno, in semifinale a Montrèal, quando Federer perse in finale, acciaccato, contro Sascha Zverev. In semifinale troverà il vincente del match di chiusura, Seppi-Medvedev.
REAZIONE DA NUMERO UNO – Haase era al suo secondo quarto di finale qui a Rotterdam dopo dieci anni dal primo: il pubblico lo incoraggia rispettosamente, quasi a evitare di esagerare e trascurare Federer. C’è anche Severin Luthi ad assistere, seppur in un box diverso da quello di Ljubicic: Federer è venuto a Rotterdam senza famiglia al seguito, accompagnato solo da Ljubicic e il fido fisioterapista Daniel Troxler. La reazione è veemente, Federer si incolla alla riga di fondo e approfitta del calo di tensione di Haase. Il dritto fa dimenticare l’avvio opaco, il rovescio in controbalzo disegna musica non appena il freno a mano è disinserito. Lo slice torna a viaggiare avvelenato, e l’olandese deraglia con entrambi i colpi per cercare di addomesticarlo. Haase appare anche dolorante, ma ormai l’esito è segnato. È storia, ancora una volta.
FEDERER FRENZY – Non si è parlato d’altro per tutta la settimana, ovviamente. La gigantografia di Federer, ordinata e applicata in tutta fretta all’ingresso principale dell’Arena, ha attirato migliaia di appassionati in cerca di un selfie per testimoniare di esserci. L’allenamento odierno si è svolto sul Centrale: una ventina di minuti di scambi brevi, poi servizio e risposta alle bordate di Ivan Ljubicic, sempre più guru silenzioso del ritorno al vertice di Roger, e ancora discretamente in forma. Nemmeno mezz’ora di pratica, al cospetto di almeno un paio di migliaia di tifosi: non era necessario il biglietto per assistere. E si è assistito anche a scene di pura isteria collettiva, dal boato per il suo passaggio vicino ai tavolini della zona ristoro, fino alle lacrime nervose di una ragazzina premiata dalla lotteria che metteva in palio la possibilità di incontrare Federer. A fine match scende in campo Richard Krajicek, direttore del torneo e vincitore di Wimbledon nel ’96, per omaggiare Federer di un manufatto realizzato dall’organizzazione del torneo con un’immagine del numero uno e commentare un video a lui dedicato. “Il numero uno è forse l’obiettivo massimo per un tennista. A questa età sento di dover lavorare quasi il doppio, ecco perché significa così tanto per me”.