F. Verdasco b [3] G. Dimitrov 7-6(4) 4-6 6-3 (Michele Pascolini)
Clamorosa sconfitta per Dimitrov contro Verdasco. Le loro partite non durano mai poco. I tre precedenti si erano conclusi al terzo set, e questa partita non fa eccezione. Lo spagnolo, recente finalista a Rio, si presenta agguerrito fin dal primo 15, vinto con un dritto al fulmicotone, suo marchio di fabbrica. Punterà, nel corso del primo set, ad impostare lo scambio sulla diagonale del suo dritto mancino contro il rovescio del bulgaro, il quale appare in difficoltà sui rimbalzi alti. Se l’indubbia maggiore classe di Dimitrov gli consente di fare partita pari, è evidente che non si è ancora potuto ambientare nel torneo: il bye al primo turno talvolta non è un vantaggio.
Nel corso del primo set Dimitrov ha le sue occasioni: strappa per primo il servizio allo spagnolo, che però lo riprende. Quando inoltre sul 4-5 deve fronteggiare due setpoint consecutivi, Verdasco prima conclude vittoriosamente un lunghissimo scambio giocato con coraggio e saggezza da entrambi, e poi piazza un robusto servizio. Dopo un buffo episodio in cui a Dimitrov vola la racchetta mentre chiude il movimento del servizio, ma a differenza di Fognini qualche giorno fa non gli torna in mano, è tempo di tiebreak. Verdasco allunga sul 4-2 e poi si affida al servizio per chiudere 7-4. Nel secondo set, il bulgaro accende la versione dinamica di se stesso: risponde coi piedi dentro al campo ad ogni seconda di Verdasco, va a caccia di ogni palla da una parte all’altra dello stadio, accelera, attacca, inventa. Su un tremendo rovescio ad effetto di Verdasco, Dimitrov si trova a colpire di dritto esternamente alla linea del doppio, ma esplode uno spettacolare inside in che lascia a bocca aperta la folla. Sale così 3-0 con due break. Ne perde uno per strada, subendo i cross di dritto molto stretti dello spagnolo, ma prosegue la corsa di testa. Verdasco però continua a lottare nel set, rimontando anche 4 palle break, di cui tre consecutive, nel settimo gioco. Dimitrov si affida alla sua classe e ai suoi garretti esplosivi per non farsi riprendere dall’avversario. Con un perfetto turno di servizio, impreziosito da uno smash dal fondo, un dritto anomalo, e un attacco in controtempo sul setpoint, Grigor vince 6-4.
Nel terzo set, in avvio Verdasco cerca a sua volta di rendersi più aggressivo alla risposta, ma Dimitrov si difende con classe. Il set sembra tuttavia segnato, perché al servizio del bulgaro si perviene sempre ai vantaggi, mentre lo spagnolo sorvola veloce forte di un’altissima percentuale di prime davvero ingiocabili. Dimitrov si salva in vari frangenti, ora con un rovescio lungolinea in salto, poi con un dritto che lambisce la linea, o quando necessita anche con un net benevolo. Ma dopo il Master il bersaglio sulla sua schiena è sempre più grosso, e Verdasco lo inquadra bene quando, nell’ottavo gioco, gli episodi gli arridono finalmente. Dopo aver scavalcato l’avversario con un lob che cade sulla linea, si procaccia l’unica, definitiva, palla break, a causa di un doppio fallo di uno sfiduciato Dimitrov, che poi spara lungo il dritto e manda lo spagnolo a servire per il match, sotto gli occhi della fresca sposa. Subito due ace consecutivi e poi 40-0. Dimitrov gioca i matchpoint avversi con coraggio da leone, ma affossando a rete l’ultima volée si arrende al combattivo Verdasco in poco più di due ore. Coerentemente, le statistiche annoverano 36 vincenti a 26 per lo spagnolo con 12 ace, e rilevano che è negli scambi brevi il predominio della partita. Non sarà un avversario facile per Fritz nel prossimo turno se saprà mantenere l’esplosività di servizio e dritto.
T. Fritz b. [27] A. Rublev 6-4 7-6(4) (Andrea Ciocci)
I confronti tra USA e Russia non evocano più gli “Io ti spiezzo in due”, se persino due tipetti focosi come Putin e Trump riescono a non calpestarsi i piedi. E poi, come fai a voler male a Taylor Fritz, il ragazzo con la posatezza di un vecchio saggio, testa sulle spalle e low profile come pochi? L’avversario battuto oggi a sorpresa, Andrey Rublev, apparentemente più adatto al ruolo di villain, ma in fondo non così duro, deve fare i conti con il difficile passaggio alla maturità. Percorso simile a quello del quasi russo Shapovalov. Un primo set giocato a velocità supersonica ma condito da molti errori. Il numero di break da tennis femminile – imbarazzanti le percentuali di punti vinti con la seconda – è indice di un certo nervosismo. Che ha matrici diverse. Per il californiano, si tratta del torneo di casa. Dove tentare di fare quel salto di qualità che è riuscito ad altri della sua generazione. Come Rublev, finalista alle Finals riservate ai Next Gen, ma soprattutto, grande protagonista agli scorsi US Open. E teso, a sua volta, proprio per il nuovo status di tennista attenzionato da media e pubblico. Lo stress gioca da livella fino al 5-4. Lì lo statunitense trova un game fantastico in risposta e strappa prepotentemente battuta e set a un Rublev che tenta di spaccare piede e racchetta. Più regolare l’andamento del secondo parziale, ma verso il finale il germe della follia attecchisce ancora. Il russo strappa il servizio a Fritz sul 4-4, per poi subire lo stesso destino quando va a servire per allungare il match. Inevitabile il tie-break, in cui Rublev, in piena trance masochistica, cede di schianto. Due mini-break salutati da altrettante standing ovation sanciscono la fine delle ostilità. Grande vittoria per l’americano, che attende il vincente di Dimitrov-Verdasco. Ennesima dimostrazione di scarsa tenuta mentale da parte del moscovita. Il suo meraviglioso braccio, come quello di tantissimi altri talenti che l’hanno preceduto, non basterà a farne un top player. Ma se anche Roger Federer da giovane spaccava racchette, Rublev non può dire di non avere esempi da imitare.
[5] D. Thiem b. S. Tsitsipas 6-2 3-6 6-3 (Michele Trabace)
Ad aprire il programma qui a Indian Wells è la vittoria stentata di Dominic Thiem, numero 5 del seeding, contro Stefanos Tsitsipas, numero 71 ATP. Nella sfida tra due giocatori col rovescio a una mano Thiem si impone in tre set, dove spesso è sembrato non centrato e non concentrato, superando il diciannovenne di Atene che ha pagato l’emozione iniziale di un palcoscenico cosi importante. Tra i due vi era un solo precedente con l’austriaco che si era imposto a Doha all’inizio di questa stagione. Partenza da incubo per il giovane greco: Thiem gli strappa subito due volte il servizio, volando sul 4-0 e incamerando successivamente il primo parziale con un severo 6-2. Nel momento in cui Dominic parrebbe in totale controllo, ecco che paga caro un passaggio a vuoto, consentendo a Stefanos di entrare finalmente in gara e di ottenere un break prezioso, che difenderà fino a conquistare la seconda partita per 6-3; troppi gli errori di Thiem in questo frangente del match, incapace di reagire nei momenti di difficoltà. Si va al terzo. Il numero 6 mondiale continua nell’alternare buone cose con i fondamentali da fondocampo a colpi sbagliati in maniera grossolana, che rischiano di minarne le certezze; per sua fortuna nel quarto game alla quinta palla break (sesta del set) arriva il punto del tanto sospirato allungo, proiettandosi avanti 3-1. Thiem conferma la sua prestazione fatta di luci ed ombre perdendo la battuta nel settimo gioco, ma per sua fortuna è bravo nel dimenticare subito e a riprendersi un break di vantaggio, che lo portano a servire per archiviare la pratica: questa volta il recente vincitore sulla terra di Buenos Aires non tradisce le attese e al primo match point conclude le sue fatiche odierne, scagliando in maniera stizzita la pallina in aria. Nel prossimo turno affronterà Cuevas.
[30] P. Cuevas b. D. Shapovalov 7-6(4) 6-3 (Andrea Ciocci)
Non basterà più regalare alla folla plaudente quei magnifici rovesci sospesi. Lo sa bene Denis Shapovalov, per molti la speranza più speranza di tutte. Pochi mesi dopo la sua fantastica cavalcata a Flushing Meadows, per lui il 2018 è la stagione delle conferme, come i gruppi musicali chiamati a scrivere un album dopo un successo planetario. L’aver perso oggi da un canaccio come l’uruguaiano Pablo Cuevas non rappresenta in sé una bocciatura. Ma indica che il 18enne di Toronto dovrà pazientare ancora un po’ per trovare continuità. Sin dal principio, il pattern tecnico del mancino canadese viene un po’ stravolto dal fatto che il suo dritto incrociato va a scontrarsi con l’ottimo rovescio (monomane, come il suo) del 32enne di Salto. Un avversario capace di sporcare il gioco, passando da topponi interlocutori ad accelerazioni pregevoli. Dai primi scambi si capiscono due cose: il pubblico propende per il canadese e lo stesso non ha ancora fatto propri gli aurei principi del tennis percentuale. Come conferma un suo orrendo turno di servizio perso a zero sul 2-2. Una coltre di nuvole ingrigisce la Coachella Valley portando una pioggerella leggera. A gioco fermo, il groove della musica in sottofondo coinvolge il giovane Denis. E sembra innescare la sua esplosività: fra traccianti e colpi di volo casuali quanto spettacolari Shapo si riprende il proscenio e il filo del discorso. Sempre più aggressivo, sotto lo sguardo ammirato di Rod Laver, dimostra un buon feeling con la rete. Ma nel tie-break dimostra tutta la sua inesperienza. Non chiama un challenge che avrebbe vinto. E l’esperto avversario ne approfitta, chiudendo la partita all’undicesimo punto. Il contrappunto fiammate-momenti no non paga mai nel tennis. Ma questo sembra sia l’unico spartito che il canadese è in grado di leggere. Cuevas, che ci mette del suo in termini di sapienza tattica ed esecuzione, vince in scioltezza anche la seconda frazione. Un break, quanto basta per garantirsi il confronto con un opaco Dominic Thiem. In quanto a Shapovalov, la traversata del deserto non è ancora terminata. Ma il ragazzo ha dalla sua tutto il tempo del mondo.
GLI ALTRI INCONTRI (Raffaello Esposito)
IN ORDINE DI FEDERER – Sempre indecisi se elencare gli incontri rimanenti in ordine cronologico, oggi scegliamo di aggiornarvi innanzitutto sugli avversari più vicini a Roger lungo la strada dei quarti di finale, e così via fino all’altra metà del tabellone. Certo la via non pare troppo accidentata ma è un torneo lungo, fa caldo e la vittoria 2017 del re svizzero non è di per sé garanzia di conferma. Il primo match in questa sorta di sistema solare tennistico designa il possibile avversario di Federer nei sedicesimi. Entrambi se la giocano serenamente, “tanto” – avranno pensato l’uno dell’altro – “se mi batti non andrai lontano”. È Filip Krajinovic (28 ATP, tds 25) a mettere sul piatto della bilancia le oltre 200 posizioni di scarto in classifica contro il qualificato statunitense Mitchell Kreuger (231 ATP) in due set che hanno poco da dire. A seguire ecco Adrian Mannarino (23 ATP, tds 20) disporre facimente di un altro nordamericano – stavolta canadese – sopravvissuto alle qualificazioni. Peter Polansky (134 ATP) poteva nutrire qualche speranza ricordando la debacle in Davis di Adrian contro DeBakker ma oggi il braccio mancino del suo avversario non gli ha lasciato scampo. Prossimo turno Mannarino-Chardy – ahinoi! –, il vincente contro Roger. Continuando a scendere in tabellone ecco Tomas Berdych (15 ATP, tds 12) esordire nel torneo contro il ventiduenne tedesco Maximilian Marterer (73 ATP). Il ceco storicamente perde di rado contro chi lo segue in classifica e questo match non ha fatto eccezione. Percorso insidioso per Tomas, che per raggiungere i quarti dovrà forse vedersela con Thiem. Ma prima incontrerà Hyeon Chung (26 ATP, tds 23), che ha battuto Dusan Lajovic (91 ATP). Il primo set vinto dal serbo per 11-9 in un tie break da cineteca è di gran lunga il più bello del torneo. Chung comunque non ha paura di nessuno e non molla mai, chiedere a Sascha Zverev per conferma. E infatti, alla fine con un duplice 6-3 fa sua la sfida.
LONTANO DAL SOLE – Gli incontri seguenti attengono invece alla parte opposta del tabellone alto, quella presidiata da Kevin Anderson (9 ATP, tds 7). L’allampanato tennista di Johannesburg fa il suo ingresso nella competizione sconfiggendo per la quarta volta in carriera il russo Donskoy (76 ATP), che non ha difese adeguate contro la sua velocità di palla ma cede solo di misura entrambi i parziali. Due set lisci che lo mandano al terzo turno contro Nicolas Kicker (94 ATP), un tipetto ostico che sa sopravvivere bene su un campo da tennis e ha testa. Nella sera californiana ha usato queste sue armi per sovrastare Damir Dzumhur (30 ATP, tds 26) al terzo e in rimonta. Per finire eccoci in una zona del tabellone presidiata da folta colonia spagnola. Albert Ramos Vinolas (22 ATP, tds 19) ha una volta di più certificato le sue difficoltà di stagione uscendo subito dal torneo. A stracciarlo letteralmente – con bagel nel primo set – il croato Borna Coric (49 ATP), apparso perfettamente a proprio agio su questo cemento. Avversario di Borna sarà lo spagnolo Roberto Bautista Agut (16 ATP, tds13), che pareggia gli scontri diretti nei confronti di Jared Donaldson (48 ATP) in due netti parziali. Infine, maratona doveva essere e maratona è stata. Pablo Carreno Busta (14 ATP, tds 11) batte Horacio Zeballos (66 ATP) in 2h e 40 al tie break del terzo dopo aver annullato un match point in battuta nel corso del decimo gioco. Al prossimo turno incrocerà Danil Medvedev che ha sconfitto Berrettini nostro.
Risultati:
[12] T. Berdych b. M. Marterer 6-1 6-4
[7] K. Anderson b. E. Donskoy 7-5 6-4
[13] R. Bautista Agut b. J. Donaldson 6-4 6-2
N. Kicker b. [26] D. Dzumhur 4-6 6-2 6-1
[23] H. Chung b. D. Lajovic 6-7(9) 6-3 6-3
[11] P. Carreno Busta b. H. Zeballos 3-6 6-3 7-6(3)
B.Coric b. [19] A. Ramos-Vinolas 6-0 6-3
[25] F. Krajinovic b. [Q] M. Krueger 6-2 6-2
[20] A Mannarino b. [Q] P. Polansky 6-1 6-4
J. Chardy b. [16] F. Fognini 4-6 7-6(2) 6-4
[30] P. Cuevas b. D. Shapovalov 7-6(4) 6-3
[5] D. Thiem b. S. Tsitsipas 6-2 3-6 6-3
F. Verdasco b. [3] G. Dimitrov 7-6(4) 4-6 6-3
T. Fritz b. [27] A. Rublev 6-4 7-6(4)
D. Medvedev b. [LL] M. Berrettini 6-7(5) 7-5 6-4
[1] R. Federer vs F. Delbonis 6-3 2-2 sospesa
Indian Wells: Fognini spreca, Chardy passa al terzo. Matteo, che peccato!
Il podcast dei nostri inviati Vanni e Luca