Come ti senti? Perché hai deciso di non giocare stasera?
È piuttosto raro che io decida di non scendere in campo, ma oggi non ero proprio in grado di giocare. In ogni partita devi essere al meglio per provare a vincere, e io oggi non lo ero.
Quando hai avuto la sensazione che oggi non sarebbe stata una buona giornata?
Di solito dopo il riscaldamento si capisce come può andare la partita e cosa sì è in grado di dare in campo. Anche ieri non mi sentivo al massimo, ho giocato una partita molto lottata contro una giocatrice molto ispirata.
Ora cosa succede? Ti riposerai e poi andrai a New York?
Sicuramente mi riposerò, poi vorrei tornare un po’ a casa in Florida e poi sarò pronta per gli US Open. Mi sarebbe piaciuto giocare qualche partita in più, vorrà dire che userò la mia esperienza.
Oggi sono state annunciate le wild card per gli US Open; so che sei stata molto vicina a Vicky Duval, che l’ha chiesta per il tabellone principale ma non le è stata concessa. Qual è stata la tua reazione? Molte persone sono rimaste sorprese.
Lo apprendo ora, non so cosa dire. Sicuramente questo non rappresenterà un ostacolo per lei.
Come sono i tuoi rapporti con lei? Cos’hai tratto dalla sua battaglia?
La cosa principale è la positività che ha trasmesso per tutto il tempo. Lei è un’ispirazione, e la malattia non è stata la prima prova che ha dovuto affrontare nella sua vita, ma ha sempre fatto tutto con molta grazia, e questo mi piace molto. Sono veramente sorpresa che non le abbiano dato la wild card. Mi sembrava la candidata più accreditata.
Durante il riscaldamento sei arrivata al punto di dire “non posso essere competitiva al 100%?”
Credo che il limite sia quando non ti senti sicura di affrontare una partita. Devi avere fiducia per giocare e devi sentirti in grado di giocare bene ogni singolo punto. Oggi non è stato così. Secondo i medici è un problema virale.
Qualche tempo fa hai detto che in camera tua hai un trofeo di Wimbledon. A che anno si riferisce e perché è così importante per te?
È quello del 2005. Penso che, al di là di chi sei o di cosa hai fatto, molte persone tendono a dimenticarti. Quell’anno nessuno pensava che potessi vincere. Avevo 24 anni, e nello sport alcuni pensano che a quell’età sei già finita, ma non è finita finché non lo decidi tu. Quell’anno ho vinto il torneo, ha significato molto per me perché ho ricominciato a credere in me stessa. Lo tengo in camera perché vuol dire “credi in te stessa, fidati del tuo istinto e scommetti su di te”.