Stavolta sembrava che tutto fosse stato fatto per bene a Cincinnati. Solo due incontri da vincere, avversari morbidissimi, Nadal in condizioni accettabili grazie alle sue 10 partite post wimbledon, Federer in rodaggio, per attenuare le differenze che quest’anno sembravano ampie come nel 2013, insomma tutto era pronto. Ma più che mettersi di mezzo quel bravo cristo di Feliciano Lopez è proprio Rafacito che sembra non essere più in grado di risollevarsi. Per battere Feliciano non serviva certo il Rafa del 2008, quello della prima metà del 2014 sarebbe bastato. Ma sembra arrivato il momento di chiedersi se oltre a non rivedere più il Nadal capace di vincere uno slam all’anno – solo un miracolo potrebbe fargli allungare la striscia record – vedremo un Nadal capace di rimanere tra i top10.
Inutile dire che questo porta una volta di più a domandarsi quanto il celebrato “Fedal” sia stato una cosa seria. La rilettura dei loro confronti diretti rischia di scatenare infinite polemiche ma non è certo una ragione sufficiente per evitarla. Proveremo quindi a ripercorrerli aggiungendo la nostra interpretazione – non particolarmente originale – a quelle ricorrenti. Perché da qualsiasi parte si guardi la questione, quel 23-10 è davvero molto anomalo.
Com’è sin troppo noto la storia infinita inizia nel 2004, a Miami. Federer ha alle spalle i suoi primi due slam ed è il numero 1 del mondo, Nadal è un bimbo, non ha ancora compiuto 18 anni. In teoria non dovrebbe esserci storia. Finisce col doppio 63 per lo spagnolo. I due si ritroveranno l’anno dopo. Nel frattempo Federer colleziona titoli e slam, il maiorchino si infortuna e non fa troppi passi avanti. Quando ad Agosto torna a giocare sul cemento nordamericano perde subito a Montreal e Cincinnati e subisce una severissima lezione da Roddick dopo aver patito le pene dell’inferno contro un qualificato. Si ritrovano a Miami, vince Federer al quinto mentre Nadal si appresta a diventare un fenomeno. Stavolta passano solo due mesi e a Parigi, che si appresta a diventare il feudo di Nadal, si rivedono. Vince Rafa, nostante Federer fosse decisamente favorito. È l’ultima partita dell’anno, Nadal non incrocia più Federer nonostante la scalata fino ad arrivare al numero 2. Federer vince tutto quanto si poteva vincere – finale Master esclusa – e nel 2006 i due si ritrovano di fronte. Stavolta per sei volte.
Le prime 4 le vince tutte quante Nadal, ma sono partite combattute, le tre sulla terra rossa si concludono tutte al tiebreak, in quella di Roma Federer è avanti 4-1 nel quinto prima di cedere al tiebreak. E tutti ricorderanno i due match point buttati al vento. A Wimbledon vince Federer, la partita dopo il 60 iniziale è più combattuta del previsto. Nella restante parte della stagione i due si perdono di vista. Federer vince di nuovo tutto quanto e Nadal perde praticamente da chiunque. Ma non incontra Federer fino alla semifinale del Master di Shanghai, che lo svizzero vince in due set.
A questo punto il bilancio è 6-3 per Nadal. Niente di clamoroso, ma si nota come Rafa e Roger finiscano con l’incrociarsi più spesso nel momento migliore dello spagnolo e sulla sua superficie preferita. Il bilancio di Rafa beneficia – si, è un paradosso – del fatto che la seconda parte della stagione del maiorchino non è all’altezza della prima.
Anche il 2007 rimane un anno “normale”. Si ripete il leit motiv che vede i due affrontarsi solo nella prima parte della stagione e nel master e Roger chiude avanti per 3-2. Dopo la finale di Wimbledon, mentre Federer volteggia sul cemento americano e (meno) nei palazzetti al chiuso, Nadal sparisce, per riapparire appunto a Shanghai.
Alla vigilia del 2008 il bilancio è 8-6 per Nadal che ha giocato la metà delle partite sulla sua superficie preferita e nel suo periodo migliore dell’anno. Di queste 14 partite soltanto 2 si sono giocate dopo Wimbledon, quelle del master.
Il Fedal “esplode” per così dire nel 2008. Nadal vince tutti gli incontri dell’anno (4), compresa la finale di Wimbledon, ma ancora una volta i due non si incrociano dopo quella data. Tre delle quattro partite sono sulla terra rossa – l’eccezione è Wimbledon appunto. In buona sostanza la cosa che succede è che Federer perde le due partite che aveva vinto l’anno precedente, quella di Amburgo e quella di Wimbledon. Ma stavolta sembra un bene per Federer che i due non si affrontino dopo quella data. Rafa infatti vince a Toronto e soprattutto le olimpiadi a Pechino, mentre è Federer che sembra precipitato in una crisi di difficile soluzione. Invece l’anno si chiude in modo inaspettato, Federer vince ancora a New York e Rafa si fa male e non prende parte al Master. Dal “normale” 8-6, si passa così ad un “pesante” 12-6.
Il 2009 si apre con la celebre finale di Melbourne (ancora la prima parte di stagione!) e si chiude con la vittoria di Federer a Madrid. Dal punto di vista del “Fedal statistico” quindi succede ben poco (ben diversa è l’improtanza di quella finale di Melbourne sul Fedal complessivo). Di nuovo, Rafa sparisce nella seconda parte dell’anno per ritornare a incrociare la racchetta con Federer a Madrid nel 2010. L’anno si chiude sull’1 a 1, perché Federer vincerà la finale del master. In mezzo stavolta c’è la vittoria di Rafa a New York, con Federer che si fermerà in semifinale. Sembra proprio che i due non riescano a giocare dopo Wimbledon…
Federer non riesce più ad essere competitivo nella prima parte dell’anno e anche nel 2011 le tre partite del periodo sono vinte da Nadal. L’unica giocata dopo, come sempre, la vince Federer al Master londinese.
Nel 2012, dopo la sconfitta in semifinale a Melbourne, Federer torna a vincere nella prima parte dell’anno, a Indian Wells. Ancora un volta, nell’anno dell’ultimo slam di Federer, i due non si incontrano più.
Prima che arrivi il secondo strappo di Nadal, i confronti diretti tra risentono quindi del filotto del 2008. Per il resto siamo nella piena normalità, senza dover scomodare chissà quale problema tattico o psicologico. È il 2008 che fa la differenza, cioè l’anno migliore della carriera di Nadal.
Nadal troverà nel 2013 un altro annus mirabilis. E puntualmente troverà Federer. Nadal ripete il filotto del 2008, stavolta riuscendo finalmente a vincere anche le uniche partite giocate dopo Wimbledon, a Cincinnati e a Londra. Proseguirà la striscia fino a Melbourne e lo strappo chiuderà appunto i conti sul 23-10. Senza quei due anni i due sarebbero 14-10, a prescindere da tutto risultato molto regolare tra i primi due del mondo. Se poi si considera l’anomala distribuzione nell’anno delle loro partite ecco che tutto sommato quel testa a testa non diventa poi chissà che dato.
Questa analisi permette anche di trovare la spiegazione di un ulteriore paradosso. Ci si è molto spesso perduti all’interno di un discorso circolare del tipo “Se Nadal è più forte di Federer come mai Federer ha vinto di più?” opposto al “se Federer è più fote di Nadal come mai ha vinto solo il 30% dei loro scontri diretti?”. Bene, se distribuite le vittorie dei due fuoriclasse su scala temporale vedrete che gli scontri diretti rientrano (magicamente? ma no…) in linea con le vittorie. Rafa, nel periodo in cui affronta Federer non è più forte solo di Federer, ma anche di tutti gli altri, vince ben 12 dei suoi 14 slam (o 10, se volete tenere fuori Wimbledon). Federer ne vince meno della metà, appena 5. Viceversa, nel periodo in cui i due si incontrano meno, Federer non è più forte solo di tutti gli altri ma anche di Nadal, tant’è che oltre ad aver vinto 12 slam e 6 master è anche avanti negli scontri diretti. Elementare, Watson.