Franco Davin da qualche mese è il nuovo coach di Grigor Dimitrov. Il talento bulgaro, dopo la lunga collaborazione con Roger Rasheed e il flirt con Ivan Lendl, ha deciso di affidarsi alle mani, e alla testa, del trainer argentino che avrà l’arduo compito di portare l’ex Mister Sharapova ai piani più alti del tennis mondiale.
Disquisire su quanto la scelta sia giusta probabilmente è cosa superflua, questo lo sapremo solo con il tempo e soprattutto con i risultati che arriveranno. Una scelta tanto rischiosa quanto affascinante per entrambi, un po’ per la situazione attuale e un po’ per le caratteristiche mentali e tecniche dei due.
Aver portato Juan Martin Del Potro alla vittoria di uno slam, purtroppo rimasto unico per le svariate disgrazie subite dalla torre di Tandil, ha sicuramente avvalorato il curriculum del coach argentino. Come l’aver portato DelPo alla posizione numero quattro del ranking ATP. Ma fu vera gloria? Viene da pensare di sì perché nonostante nel tennista argentino i mezzi per raggiungere le vette più alte non manchino bisogna pur sempre asserire che il lavoro del tecnico argentino è iniziato molto prima che Del Potro esplodesse. Inoltre il percorso intrapreso sembrava decisamente idoneo al campione dell’US Open 2009 che era lanciatissimo ad una carriera sempre all’apice e forse anche a spodestare Murray dal quartetto dei fab four, o magari a diventare il quinto fab.
L’interruzione della collaborazione tutta argentina, per chiudere il capitolo Del Potro, sicuramente avrà fatto sorgere qualche ulteriore pensiero infelice ai tifosi di Martino perché può essere letta in chiave quasi di resa. Come se DelPo avesse “liberato” Davin e Martiniano Orazi (preparatore atletico) per offrire ai due la possibilità di proseguire una carriera che in sua compagnia purtroppo continuava ad essere ferma al palo.
Supposizioni o no adesso Davin ha trovato una nuova casa in Bulgaria, lontano dall’amata Argentina. Come tennista Davin non ha mai superato la posizione numero 30, mancino e terraiolo ha di certo saputo ampliare i suoi orizzonti per svolgere con successo il ruolo di coach. Anche se bisogna ricordare che DelPo ha fatto anche una semi al Roland Garros, ma forse uno che tirava così forte la semi la poteva fare pure ai mondiali di calcio.
Cosa accadrà con Dimitrov? Del Potro nel salutare il suo ex coach ha usato delle splendide parole anche per sottolineare il lato umano del suo team. Questa potrebbe essere una chiave in più per Dimitrov che senza dubbio mentalmente deve migliorare molto e che non vuole commettere gli errori fatti in passato. Essere mollati dalla Sharapova può non far dormire la notte, no? Gossip a parte forse con Rasheed tutto era un po’ troppo serio, di certo non abbiamo la controprova ma l’impressione era quella, soprattutto quando iniziarono ad arrivare dure critiche che i due non hanno saputo gestire al meglio.
Non è stato entusiasmente il loro esordio insieme nell’ATP 250 di Kuala Lumpur a fine settembre. Un quarto di finale che non deve ingannare, una sola partita vinta (considerato il bye del primo turno) e sconfitta da Benjamin Becker che, con tutto rispetto, il bulgaro deve battere anche con una mano legata dietro la schiena. Comunque il miglior risultato, insieme al quarto di finale di qualche settimana dopo nel 250 di Stoccolma, dopo i quarti finale del Master 1000 di Madrid a maggio. Ovviamente i due si sono studiati cercando di capire cosa funziona e cosa no, adesso i risultati in questo 2016 devono arrivare, non sono ammessi altri disastri.
Ma sarà dunque possibile uno slam per Dimitrov? L’età sicuramente è dalla sua parte, adesso si vince più tardi e Stan Wawrinka ne è la prova. Con lo svizzero Dimitrov ha alcune similitudini, dentro e fuori dal campo. Tecnicamente li accomuna il rovescio ad una mano e Wawrinka ha dimostrato che si può ancora vincere senza essere bimani, anche se non ti chiami Roger Federer; però bisogna tirare dall’altra parte della rete vere e proprio lavatrici per contrastare i ritmi di Djokovic e compagni. La tribolata vita privata poi è l’aspetto invece che li accomuna off court. Wawrinka lasciò moglie e figlia per pensare al tennis, poi ci fu il ritorno di fiamma (ricordiamo l’apparizione nella finale svizzera di Montecarlo dell’ex moglie di Stan) e una successiva separazione condita ultimamente dalla love story con Donna Vekic.
Il vero aspetto però che può far ben sperare Dimitrov e i suoi fan è la scelta del coach giusto. Wawrinka l’ha fatto con Magnus Norman, lanciandosi in una nuova dimensione tennistica scegliendo uno dei migliori coach in circolazione (Soderling non era nessuno prima di Norman e soprattutto nessuno avrebbe immaginato tali exploit e tale continuità). Il lavoro da fare è davvero tanto ma se Davin riuscirà a far raggiungere a Dimitrov la maturità tanto sperata, aggiunta a qualche variazione nel gioco, il bulgaro potrà allora dire la sua, forse non subito ma tra un paio di anni senza dubbio alcuno.