“Non ho finito. Ho ancora molti anni davanti a me e questo numero può solo aumentare” ha detto Ivo Karlovic, 36 anni, dopo essere diventato il tennista che ha piazzato il maggior numero di servizi vincenti nella storia del tennis.
Primato raggiunto nel corso del match di secondo turno dell’ATP 500 di Pechino contro Pablo Cuevas (poi perso per 7-6, 7-6) in cui ha fatto 26 ace, salendo così a quota 10.247, dieci in più del precedente record di Goran Ivanisevic.
Bisogna ricordare che la statistica relativa agli ace viene tenuta a partire dal 1991 e quindi non tiene in considerazione i primi 3 anni della carriera di Goran, che divenne professionista nel 1988. Da evidenziare comunque anche il fatto che il tennista di Spalato ha avuto bisogno di 895 partite per arrivare al suo record, con una media di 11 ace e rotti a partita, mentre a Ivo sono “bastati” 536. match, grazie ad un numero medio di 19 servizi vincenti ad incontro.
Il parere che, nonostante i 36 anni suonati, il n. 18 della classifica ATP possa ancora togliersi delle soddisfazioni sul rettangolo di gioco è condiviso da una delle persone più importanti nella carriera del tennista zagabrese.
“Può durare ancora a lungo. Non ha mai giocato così bene, l’importante è che creda in sé stesso” ha detto Goran Oresic, l’allenatore con cui Karlovic ha cominciato la scalata al tennis mondiale, dopo le difficoltà di inizio carriera.
Quando infatti l’attività imprenditoriale del padre Vlad fallì, il giovane Ivo si trovò a non aver la possibilità di affidarsi ad allenatori costosi o ad accademie, e a non poter viaggiare nei tornei in cui avrebbe potuto guadagnare qualcosa, privo anche di un sostegno da parte della Federazione di tennis croata. Gli risultava persino difficile trovare degli sparring partner dato che serviva già molto bene, ma gli altri colpi non erano assolutamente allo stesso livello e quindi gli scambi duravano troppo poco. Anche nella sfera personale le cose non andavano meglio: Ivo era un ragazzo timido, riservato e non aveva molti amici, perché la balbuzie di cui soffriva lo ostacolava nel rapporti con gli altri.
Ma tutto cambiò nell’estate del 2003.
Nel luglio di quell’anno da perfetto sconosciuto, n. 203 ATP e proveniente dalle qualificazioni, sconfisse al primo turno di Wimbledon in 4 set il n. 1 del mondo e detentore del titolo Lleyton Hewitt. Era il suo primo match in un main draw di un torneo del Grande Slam.
“Lì fece un salto che significò molto per lui, perché si rese conto che poteva battere i migliori al mondo. Quella vittoria ha cambiato la sua carriera” sostiene Oresic. E i numeri gli danno ragione: al termine di quella edizione dei Championship, Karlovic entrò per la prima volta tra i primi 200 giocatori al mondo e a fine anno fece il suo ingresso nei Top 100 (chiuse l’anno in 73esima posizione).
Oresic ricorda molto bene quella vittoria e anche un aneddoto legato alla stessa e alla loro sistemazione logistica in quella trasferta londinese. Data la consueta scarsità di fondi, i due trovarono alloggio in un hotel molto economico, ma con un letto troppo corto per i 208 cm del tennista croato. Così, dopo la vittoria su Hewitt si trasferirono subito in un albergo migliore e soprattutto con un letto adeguato alle dimensioni del “Gigante di Salata” (il soprannome con cui Karlovic è maggiormente conosciuto in Croazia, dal nome del quartiere di Zagabria dov’è nato), resisi conto che se lo potevano permettere grazie al premio previsto per la vittoria al primo turno. Karlovic poi portò a casa perfino un premio più consistente, dato che riuscì a superare anche il secondo turno, prima di perdere nei sedicesimi contro Max Mirnyi.
“Viaggiavamo con pochi soldi, ma Ivo lavorava veramente sodo e l’impegno e la voglia che ci metteva erano incredibili” ricorda Oresic, ancora oggi uno dei migliori amici di Karlovic: i due si vedono ogni volta che Ivo si ferma per qualche giorno a Zagabria.
Quel timido e riservato ragazzo croato è diventato oggi uno dei tennisti più popolari al mondo, con grandi capacità comunicative attraverso i social network, in particolare Twitter, dove è seguitissimo (quasi 100.000 followers) grazie all’umorismo dei suoi tweet. Quel ragazzo che sembrava troppo alto per giocare a tennis e non trovava con chi allenarsi ora è entrato nella storia del tennis.
Appare perciò comprensibile che quel ragazzo, diventato uomo, alla soglia delle 37 primavere voglia togliersi ancora qualche soddisfazione. Anche solo quella di migliorare uno dei suoi record, che doverosamente si riepilogano qui di seguito:
- 10.247 ace in carriera, record assoluto all-time;
- 45 ace in un match al meglio dei tre set, contro Berdych all’ATP 250 di Halle quest’anno, record assoluto per gli incontri su quella distanza;
- 78 ace in un match di Coppa Davis, nel 2009 contro Stepanek, record assoluto in un incontro della massima competizione a squadre mondiale. Questo primato è stato per un periodo anche record assoluto nei match al meglio dei cinque set, prima del leggendario Isner-Mahut di Wimbledon 2010.