Gli addetti ai lavori impacchettano tutto, lo spumante è in frigo, non si corre più senza sosta da una parte all’altra dell’impianto, quel che è fatto è fatto. Si respira aria di festa, nonostante le difficoltà incontrate negli ultimi dieci giorni e nei mesi precedenti. Gli unici a non fermarsi sono i fotografi, appiccicati a quei malefici “ordenadores”, spulciando e ritoccando ogni più piccolo dettaglio delle loro foto. Oltre a loro altri due uomini non si fermano, due atleti che oggi hanno provato, forse senza successo, a portare su Valencia l’attenzione degli amanti dello sport in generale, una settimana prima dell’ultima gara del mondiale di MotoGP, diventato a mani basse l’evento sportivo dell’anno grazie a un tuffo che nemmeno Tania Cagnotto sarebbe in grado di ripetere, ma questa è un’altra storia. Tutto ciò mentre a 1104 chilometri di distanza a Basilea andava in scena l’ennesimo atto di una delle più grandi rivalità del nostro sport. Non c’è bisogno che vi dica i nomi degli attori, vero?!
Ebbene ci hanno provato Joao Sousa e Bautista Agut, buoni amici e avversari da molto prima che arrivassero su questi palcoscenici “medio-grandi”. Se si guarda agli scontri a livello ATP infatti ne possiamo trovare uno solo: Umago 2015, terra indoor; vincitore in tre set Joao Sousa. Se però si ha l’accortezza di scorrere un po’ più in basso con il cursore del proprio mouse, si avrà un quadro più generale di quella che è la storia dei loro incontri. I risultati parlano chiaro: a livello future e challenger, in quattro incontri tra il 2007 e il 2012, Sousa non è riuscito a raccogliere nemmeno un set.
Entrambi arrivavano con una buona dose di fiducia visto che lo spagnolo ha raggiunto la finale a Mosca la scorsa settimana ed ha appena superato le 40 vittorie stagionali per il secondo anno consecutivo. Inoltre è nato e cresciuto a pochi chilometri da qui a Castellon de la Plana e ieri sera ha vissuto “una delle emozioni più grandi della sua vita” vincendo 7-6 al terzo con Steve Johnson, dopo aver salvato 6 match point. Il portoghese, che in Spagna vi risiede da più di dieci anni, ha vissuto la migliore stagione della sua carriera, raggiungendo altre tre finali, ma perdendole tutte. La stanchezza era tanta, ma era chiaro che nessuno dei due avesse intenzione di risparmiarsi. E così è stato.
Parte piuttosto male il portoghese, sbagliando molti colpi semplici in fase di impostazione o di attacco. Sousa appare contratto, impacciato mentre il suo avversario è molto più a suo agio e non sbaglia niente, variando intelligentemente il gioco, senza lasciare che Sousa prenda un po’ di ritmo sia nello scambio che nella partita. L’unico break del primo set arriva ovviamente a favore dello spagnolo all’ottavo gioco, alla terza occasione, grazie soprattutto alla gentile collaborazione di Joao, che proprio non vuole metterla in campo. Set impeccabile per Bautista (vinto 6-3) che inizia col piede giusto anche nel secondo strappando il servizio nel primo gioco. Roberto sembra insuperabile; riesce sempre a tirarsi fuori da ogni situazione con sicurezza, astuzia, grandi giocate e anche fortuna. Lentamente cresce il rendimento di Sousa che comincia a racimolare qualche punto in più quando guadagna la rete, anche se continua a commettere errori piuttosto banali. SI legge però un leggero cambio di tattica che lui stesso confermerà in conferenza stampa: “Ho provato a essere più solido da fondo e sbagliare meno”. Finalmente nel sesto gioco arriva la prima palla break per il portoghese che vede un spiraglio: i colpi di Bautista sono più corti, più lenti e non fanno più male. Il suo crollo fisico è palese, tanto che Sousa infila una striscia di 7 giochi consecutivi e dall’1-3 si porta sopra 6-3 2-0. “Dopo aver subito il break alla fine del secondo ero completamente morto” ammetterà Bautista in conferenza stampa. Per la verità la sua condizione era abbastanza evidente visto che il nativo di Guimaraes non deve più far niente di speciale per portare a casa anche il secondo break. Sul 5-2 serve per il titolo, ma le gambe gli fanno “Giacomo Giacomo” e in un minuto lascia andare uno dei due turni di vantaggio. Sarà solo una questione di pochi minuti, poiché Joao mette quattro solide prime nel turno di servizio successivo e chiude l’incontro.
“E’ stata una questione di stanchezza – si giustifica Bautista, visibilmente provato e amareggiato per aver mancato questa opportunità di vincere il torneo di casa – anche il match di ieri ha inciso molto, abbiamo finito tardi e inoltre vengo dalla finale della settimana scorsa (a Mosca, ndr). E’ davvero un peccato!
Fresco come una rosa invece il vincitore dell’ultima edizione del Valencia Open, Joao Sousa: “Non sono partito come avrei voluto, mentre Roberto non sbagliava niente. Poi nel secondo set ho cambiato qualcosa e mi è riuscito bene, mentre lui si vedeva che era stanco anche a causa della pressione che aveva per il fatto che giocava in casa. Sono stato bravo ad approfittarne e a vincere questo titolo. Credo di essermelo meritato dopo aver perso 5 finali consecutive”. Il portoghese quest’anno era alla quarta finale, due giocate sulla terra e due sul veloce e per questo ammette convinto: “Sono cresciuto sulla terra battuta, ma credo di sapermi adattare molto bene alle superfici. Mi sento un giocatore completo”.
Finisce dunque una settimana tribolata. Finisce un torneo strano. Finisce un’era, quella del Valencia Open, ma chissà che non potrà continuare da qualche altra parte…
Risultato:
Joao Sousa b. [7] R. Bautista Agut 3-6 6-3 6-4