Sono successe tante cosucce oggi. Roger Federer che batte per la terza volta Novak Djokovic nel suo anno migliore. Fognini e Bolelli che perdendo 63 62 dai Bryan perdono anche la loro chance di raggiungere le semifinali. I giornalisti inglesi furibondi per le decisioni pilatesche dell’ITF che non ha autorizzato lo sloveno Bedene, da sei anni residente nei pressi di Londra e prediletto sparring partner di Andy Murray, a giocare per la Gran Bretagna in Coppa Davis dopo averlo fatto andare fino a Praga lo scorso weekend, ma ha rinviato ogni decisione a marzo prossimo, cioè dopo il primo turno di Coppa Davis!
E Djokovic quest’anno ha perso soltanto 6 match in tutto. Gli altri tre, ricordo, sono con Karlovic a Doha, con Wawrinka in finale al Roland Garros (la sconfitta più dolorosa, così come quella di oggi per Novak è certamente la sconfitta più accettabile, quella con meno conseguenze… tant’è che Roger ha detto poco fa: “Per me Novak resta il favorito del torneo!”) e con Murray al Canadian Open. Per Djokovic era l’occasione per “scavallare”, cioè per portare finalmente in positivo il bilancio dei confronti diretti contro Federer, visto che era fermo sul 21 pari e Roger aveva sempre condotto (com’è logico che sia visto che ha 6 anni di più), ma non basterà ormai il 2015 perché questo accada. Anche se Novak dovesse vincere il suo quinto ATP Final Masters senza consentire a Federer di vincere il suo settimo.
Come dicevo sopra è una sconfitta che non gli fa troppo male, questa. Novak nel finale del secondo set, dopo aver pensato di poter cambiare il trend del match sul 2 pari del secondo set, ha riperso la battuta e poi s’è lasciato andare. Lo stesso Federer ha detto: “nel secondo set non ha giocato bene, ma non mi ha regalato la partita, credo di essermela guadagnata“. Per 21 volte in 45 edizioni di questa rassegna di fine anno chi le ha vinte aveva perso un match nel round robin. Quasi la metà insomma. Pete Sampras, Maestro 5 volte, non ha mai concluso da imbattuto! Federer invece in sei trionfi aveva ceduto una sola volta una partita, a Shanghai 2007 e da quel Fernando Mano de Piedra Gonzalez dal quale fin lì (e dopo…) non aveva mai perso e che alla fine della carriera ci avrebbe perso 12 volte su 13 per dire con un sorriso un po’ amaro: “L’unica volta che ho battuto Federer…lui poi ha vinto il torneo!”. I casi della vita. Un’altra piccola curiosità statistica segnalatami dal collega Federico Mariani: 15 volte si sono trovati in finale due giocatori che si erano affrontati già nel round robin. Otto volte chi aveva perso si è preso la rivincita. Ciò significa che i margini di superiorità fra i primissimi tennisti del mondo sono di solito così risicati che i risultati possono avere un esito assolutamente diverso sulla stessa superficie, con le stesse palle, nello stesso teatro.
Insomma se Djokovic non soffre più di tanto – sebbene, attenzione, Novak non potrà chiudere il proprio girone come primo, il che significa che dovrà affrontare nella migliore delle ipotesi il primo dell’altro girone (chissà come sarà contento quest’ultimo! non giocheranno mica a perdere per evitarlo come successe quella volta che Lendl non si difese minimamente contro Jimmy Connors al Madison Square Garden perché arrivando secondo nel suo girone avrebbe incontrato il più abbordabile Gene Mayer anzichè Bjorn Borg ed il calcolo fu ben ripagato: Lendl battè Mayer e perse poi in finale da Borg che aveva fatto fuori Connors…il quale dette pubblicamente di Chicken!, Vigliacco! a Ivan), Federer invece ricava da questa vittoria una bella spinta per il suo morale e la sua fiducia… dopo aver detto “Prima di questo torneo ero concentrato soprattutto su Nishikori e Berdych… ora sono già qualificato, meglio così!”. E, ribadisco, battere 3 volte su 7 un n.1 quasi imbattibile nel suo anno migliore, quando si ha 34 anni e tanti continuano a pensare che lui possa essere in declino, per Roger Federer deve essere una soddisfazione non poi così piccola. Anche se certo ne ha avute di maggiori.
Nella giornata si è purtroppo mantenuta invece la nefasta tradizione che vuole i giocatori italiani incapaci di conquistare un successo ai Masters di fine anno. Dopo Panatta nel ’75 e Barazzutti nel ’78, anche Fognini e Bolelli per ora sono a zero. Ora dovranno giocare contro Bopanna e Mergea, già qualificati per le semifinali, e speriamo che infrangano questa brutta tradizione. Certo è che contro i Bryan sono stati proprio dominati. Nel primo set hanno fatto solo due punti sul servizio dei gemelli, nel secondo hanno patito il break sùbito e sono stati sempre in difficoltà. Giocano il doppio da singolaristi, e sono i migliori singolaristi del gruppo dei presenti a questa rassegna, ma purtroppo giocando da singolaristi non si vince se si incontrano coppie come i Bryan che si appiccicano a rete e non li passi nemmeno se al posto della racchetta imbracci un bazooka. É stato un mezzo miracolo che abbiano vinto l’Australian Open (“Quella vittoria ci ha quasi obbligati a programmarci diversamente… Ma ci siamo divertiti, e dopo una serie di risultati meno buoni quella finale raggiunta nel Masters 1000 di Shanghai ci ha consentito di qualificarci e di prenderci comunque una bella soddisfazione a conclusione di un buon anno”, ha detto con grande sincerità Bolelli) e si siano poi qualificati nel finale dell’anno. Magari l’anno prossimo faranno ancor meglio, ma difficilmente snatureranno le loro caratteristiche.
IL CASO BEDENE – Mi aspetto che nella giornata di mercoledì i giornali inglesi diano ampio spazio alla vicenda che riguarda la mancata pronuncia dell’ITF sul “caso Bedene”.
Ciò perché stamani, dopo che l’ITF ha diramato il suo comunicato, erano tutti riuniti a discutere e a chiedere al media p.r. della LTA -la federtennis britannica _ se la LTA avesse intenzione o meno di reagire al comunicato, pilatesco e sibillino perché non dà alcuna spiegazione ma rinvia soltanto una decisione che poteva essere presa mesi fa, e magari non a dieci giorni da una finale di Coppa Davis che per l’appunto vede protagonisti, a Ghent, la Gran Bretagna e il Belgio.
Questa la copia del comunicato facilmente comprensibile:
Update on the Davis Cup eligibility of Aljaz Bedene
The International Tennis Federation announced today that the application by the Lawn Tennis Association of Great Britain for the granting of eligibility for Aljaz Bedene to play Davis Cup by BNP Paribas was adjourned until the next ITF Board of Directors to be held on 20-21 March 2016.
The ITF has taken this decision in order to ensure that the rights of all parties are considered. As the application has yet to be decided, the ITF will not provide any further comment on the case.
Insomma l’ITF ha di recente cambiato presidente (da Francesco Ricci Bitti all’americano David Haggerty eletto un paio di mesi fa a Santiago del Cile), ma non ha però cambiato abitudini. Ha deciso di non rispondere e di non dare spiegazioni sul caso Bedene, il tennista sloveno che da 6 anni abita poco fuori di Londra e ha ottenuto la cittadinanza britannica lo scorso 26 marzo 2015.
Aljaz Bedene, classe 1989, nato a Lubiana e n. 45 del ranking Atp, aveva chiesto in attesa della cittadinanza e del passaporto, all’ITF di poter giocare per la Gran Bretagna prima che la regola ITF cambiasse: prima cioè che venisse deciso che chiunque avesse già giocato per un altro Paese in Coppa Davis non avrebbe più potuto giocare per un altro.
In passato era stato consentito a tanti giocatori che avessero cambiato nazionalità, con una residenza pluriennale nel nuovo Paese, di poter giocare per quello anche se in precedenza si era giocato per quello di nascita.
Io ricordo che a Telford nell’83 giocò contro l’Italia per il Regno Unito Colin Dowdeswell che in precedenza aveva giocato per la Rhodesia (poi diventata Zimbabwe): Gianni Ocleppo, oggi telecronista di Eurosport, fu l’eroe di quel match perchè vinse i due singolari.
Diverso fu il caso di Martin Mulligan che non mi pare avesse mai giocato per l’Australia, lui campione degli Internazionali d’Italia per tre volte, ma – scoperto misteriosamente un nonno italiano – fu schierato in Coppa Davis dall’Italia così come i tanti “oriundi” della nazionale di calcio (Sivori, Maschio, Altafini, un elenco lunghissimo…). Ma nel tennis le polemiche furono così tante che Martino Mulligano, così ribattezzato, di incontri di Davis ne potè giocare pochissimi al fianco di Nicola Pietrangeli.
La decisione dell’ITF di cambiare regola è venuta per fermare il processo di “arruolamento” da parte di certe nazioni. Esempio i neo-kazaki “emigrati” dalla Russia per giocare per un Paese che li pagava di più. Nel caso di Golubev e Kukushkin non si è trattato di ex davismen russi, però il caso – in Davis come in Fed Cup -poteva verificarsi e forse in qualche Paese (che ora non ricordo…i lettori sono invitati a fare esempi a loro conoscenza) è accaduto soprattutto in campo femminile che qualche tennista sia passato da una bandiera all’altro senza troppi scrupoli.
Ma Bedene, oggi n. 45 del mondo, vorrebbe far valere la tempistica a suo favore, cioè l’aver richiesto la possibilità di giocare per il suo Paese di residenza (non da uno ma da sei anni), sebbene in realtà abbia giocato per la Slovenia la Coppa Davis negli anni 2010, 2011 e 2012 (e nel 2011 contro l’Italia: si ritirò contro Fognini sul 2-6 2-2, mi pare a risultato acquisito), molto prima.
Boyfriend di una pop-star slovena, Kimalie, Alyaz, classe ’89, ha allenato Andy Murrray sul campo in terra rossa coperta del Queen’s fino a giovedì scorso.
L’ITF non ha saputo prendere posizione neppure lo stesso weekend quando Bedene era stato convocato dal board a Praga, dove si giocava la finale di Fed Cup. Una presa in giro. Bastava dirgli no. Oppure sì. Motivandolo. E comunque, anche se è comprensibile che a 10 gg da una finale di Coppa Davis autorizzare un giocatore già schierato da un’altra nazione a giocare la finale avrebbe potuto suscitare le proteste dei belgi – e figuratevi se invece di un Bedene n. 45 del mondo si fosse trattato di un top-ten… – e fosse una decisione difficile da prendere, la questione era in ballo da mesi e l’ITF presieduta da Ricci Bitti non aveva mai voluto assumersi la responsabilità di prendere una decisione.
Ora la LTA sta pensando al daffarsi: protestare troppo vivacemente potrebbe voler dire rinunciare alla chance di poter ottenere una decisione favorevole fra un anno. Tuttavia rimandare la decisione dopo la conclusione del primo turno dell’edizione di Coppa Davis 2016 non ha proprio alcun senso. Perché non prima del primo turno?