da Gent, Ubaldo Scanagatta
Piove alla stazione di Damport, una delle due di Gent, Gand per i francofoni, e quel che mi si para dinanzi è una incredibile distesa di biciclette. Migliaia. E raggiungendo la casa che mi ospita il pericolo più grosso è quello di essere travolto da ciclisti che vanno come matti e ti sfiorano anche se stai sul bordo del marciapiede, che è sempre molto più stretto della pista ciclabile che attraversa tutta Gent, la seconda città del Belgio dopo Bruxelles e a 50 km dalla capitale.
Fa un discreto freddo. È una città in completa pianura, anche se le colline delle Ardenne distano una quarantina di chilometri. Certo che a giudicare da quanto ho appena intravisto si intuisce subito perché in questo piccolo Paese al centro nord dell’Europa siano venuti al mondo tanti dei migliori ciclisti del mondo. Perfino sul treno che unisce le due stazioni di Gent, St. Pieters e Damport, un tragitto di oltre cinque minuti perché la città è molto estesa, ci sono ragazze che salgono ripiegando le loro biciclette. Mi ricordavo scene simili ad Amsterdam, ma qui davvero è il regno della bicicletta, anche se nella zona di St. Jakob ne ho viste un po’ meno.
Per andare alla Flanders Expo si prende il bus 1… se non si ha la bicicletta. Ma almeno non si prende l’acqua. E qui piove spesso. Solo che i belgi ci sono abituati. Prima esperienza notturna in un ristorante italiano scelto solo perché consigliato e vicino. Il prezzo ve lo raccomando. Solo un secondo, un osso buco di vitella. Una mezza minerale, un bicchiere di vino della casa. Niente dessert, né caffè. Primo prezzo per due, 80 euro. Nespole!