In Francia è scoppiato un caso a seguito delle dichiarazione di Gael Monfils qui a Melbourne subito dopo la sconfitta partita con Raonic.
Era dall’inizio del torneo che Monfils le aveva in serbo, ma se l’è tenute per il finale.
Monfils ha contestato Yannick Noah, che in Francia è una sorta di Dio in terra (ultimo francese ad aver vinto uno Slam, il Roland Garros nel 1983, ultimo capitano di Coppa Davis ad averla vinta, cantante in hit parade ad ogni disco, personaggio indubbiamente carismatico) e nessuno osa contrastarlo.
Gael Monfils ha osato farlo anche con qualche buona ragione, per il fatto che Yannick ha scelto di giocare il match casalingo di Coppa Davis contro il Canada di Raonic e Pospisil agli inizi di marzo nella colonia francese delle Guadalupe e sulla terra battuta.
Una scelta che Monfils contesta per più di un motivo: “Figurarsi se a me non piace l’idea di giocare nell’isola di mio padre (il papà Rufin era un calciatore nato lì, la madre invece era della Martinica), ma se avessimo giocato lì la finale di Coppa Davis nel 2014 contro la Svizzera sarebbe stato bellissimo. E magari avremmo pure vinto. Ma ci dissero che era troppo caro… forse a Noah non avrebbero dato quella risposta”.
“Ma adesso a marzo, dopo i tornei indoor di Rotterdam, insieme a quelli sul cemento outdoor di Indian Wells e Miami, andare a giocare sulla terra rossa in Guadalupe crea un problema a tutti noi, principalmente per una questione di calendario oltre che di viaggio, di superficie. Eravamo tutti contrari, io, Gasquet, Simon, gli altri, tutti salvo Tsonga. Beh, Yannick se n’è fregato e ha fatto quel che ha voluto. Ora vedremo…”
Ma la cosa che ha attizzato maggiormente il fuoco delle polemiche è che Milos Raonic avrebbe detto chiaramente negli spogliatoi agli stessi giocatori francesi (almeno a sentire Monfils): “Avessi dovuto venire a giocare in Europa per la Davis in mezzo alla stagione americana sul cemento non sarei certamente venuto. Dalla Florida invece raggiungere le Gaudalupe è uno scherzo e allora ci sarò”.
Beh, ovviamnente, anche se sulla terra rossa Pospisil non è un fenomeno, il match cambia aspetto e forse pronostico se c’è Raonic o se non c’è.
Dalla Francia Noah ha risposto alle frecciate di Monfils dicendo (più o meno): “Io di quel dicono i giocatori non mi curo. Per me è giusto giocare là e giocheremo là. Chi non vorrà venire starà a casa. Qui in Europa fa molto freddo, in Australia invece fa caldo (beh non è del tutto vero, è stato una pessima estate, mai stato caldo da 10 giorni a questa parte, tanta pioggia invece e tante partite giocate indoor) e forse il sole ha dato un po’ alla testa a Gael…” e ci ha riso su, alla sua maniera.
In tutto ciò il presidente Gachassin, all’ottavo anno del suo mandato, tace: è indagato per una questione di consulenze esagerate ad amici degli amici (e una strana storia di biglietti del Roland Garros venduti in maniera anomala) più spese enormi non ben documentate o sufficientemente giustificate; quindi se ne sta zitto, perché non è il caso di prendere una posizione.
Beh, tutto il mondo è Paese, evidentemente. I colleghi francesi qui dicono che “qualunque cosa venga imputata all’ex giocatore di rugby Gachassin e presidente federale non potrà fare figura peggiore del suo predecessore, Christian Bimes”. Fatto sta che Gachassin ha puntato tutto sul carisma di Noah, perché se Yannick riuscisse a riconquistare una Coppa Davis proprio nell’ultimo anno del mandato federale di Gachassin, l’attuale presidente uscirebbe di scena con almeno un… fiore all’occhiello.