“Ho avuto la fortuna di essere suo zio. Perché se non fossi stato suo zio, probabilmente mi avrebbe già sostituito”. Questo è ciò che ha ammesso al quotidiano argentino El Mundo, Toni Nadal, zio e coach da sempre di Rafa. Alcuni pensavano che fosse necessario un cambio in panchina per risollevare le sorti del campione di Maiorca, precipitato in una fase di declino della sua carriera. Ma, come si può evincere da questa dichiarazione, i legami familiari e personali hanno prevalso sempre sulle ragioni professionali nella testa del 9 volte vincitore del Roland Garros.
Da Buenos Aires (dove Rafa è stato sconfitto in semifinale dall’emergente austriaco Dominic Thiem), Toni comunque ha rivelato altri dettagli riguardo al proprio nipote. Per esempio che “gli è sempre piaciuto molto di più il calcio del tennis”. Oppure di come lui abbia sempre spinto Nadal a colpire il dritto in maniera più anticipata come gli aveva insegnato fin da piccolo e come faceva da giovane. “Evidentemente a me piace che lo giochi come Federer non come Nadal” ha infatti ironizzato con una certa dose di umorismo zio Toni.
Il fratello di Sebastian e Miguel Angel, ex difensore del Barcellona, ha fatto alcune riflessioni anche sul ruolo dell’allenatore nel tennis. Secondo Toni infatti “nel tennis è il giocatore che rende buono l’allenatore e non viceversa”. Inoltre lui, ritenendo “il controllo della propria determinazione” l’aspetto più importante nella crescita di un tennista, si sente un coach “più preoccupato degli aspetti psicologici che tecnici”.