F. Schiavone b. S. Rogers 2-6 6-2 6-2
Francesca Schiavone ritrova finalmente il sorriso dopo tante delusioni, sicuramente la peggiore è stata l’esclusione dal tabellone principale degli Australian Open, che le ha impedito di collezionare la 62esima partecipazione consecutiva ad un torneo del Grande Slam e di eguagliare, ed eventualmente superare a Parigi, il record di Sugyama, e si aggiudica il torneo di Rio dopo essere stata sotto di un set e di un break.
La tennista milanese, tuttavia, è una che combatte, non si piega alle avversità e all’età che avanza, infatti continua a giocare pur se i tornei a cui prende parte non sono di primissimo livello. Per una giocatrice che ha fatto la storia del tennis in Italia è difficile accettare il declino, ma Francesca gioca con caparbietà e con la voglia di divertirsi senza mettersi limiti.
Il successo nel WTA di Rio è importante, anche perché viene con il gioco e con prestazioni di buon livello, in cui ha messo in campo tutto il suo repertorio. Un bagaglio tecnico elevato, che troppo spesso si infrange sulla violenza dei colpi delle nuove generazioni che non sono certo in grado di variare quanto la leonessa. Francesca è capace di eseguire praticamente qualunque gesto tecnico, con una facilità disarmante ed è in grado di cambiare tattica e strategia di gioco ogni volta che lo ritiene opportuno (emblematica è la partita contro Cindy Burger, in cui Francesca, che ha anche annullato un match point, ha modificato l’inerzia del match iniziando a giocare più liftato).
Per Francesca è il settimo titolo (il sesto sull’amata terra rossa) su 18 finali in carriera, questo successo riporta l’azzurra nella top 100 (sarà n.94 del mondo) e le permette di tornare ad alzare un trofeo, cosa che non le capitava dal 28 aprile del 2013 a Marrakech. Un digiuno faticoso, intervallato da tante sconfitte e da qualche lampo un esempio è la straordinaria partita contro la russa Kuznetsova lo scorso anno al Roland Garros), ma che non ha impedito all’ex n.4 del mondo di continuare a giocare e di trovare sempre delle motivazioni.
Con la vittoria di Rio, l’Italia, al femminile, conquista il 70esimo titolo WTA dal 1984, ma è un dato contraddittorio perché non viene fatta menzione del successo della Simmonds a Bakersfiled nel 1982, che la WTA considera un torneo minore e quindi non conteggiato nella statistica.
È stato un match dai due volti, perché dopo un primo set praticamente dominato dall’americana, Francesca si è data una scossa emotiva evidente ed ha iniziato a giocare a gran ritmo.
Il primo set è stato un monologo di Shelby, che ha sempre costretto l’ex n.4 del mondo sulla difensiva. Dal 2 a 2 la statunitense vince quattro gioco consecutivi e chiude il parziale sul 6-2.
Francesca è nervosa e prova a cambiare l’inerzia del match, ma un doppio fallo consegna il terzo break di fila all’americana, che fa corsa di testa anche nel secondo set. L’ex n.4 del mondo grida un fragoroso “No” che rimbomba nel silenzio dell’impianto brasiliano. Poi, come spesso capita nel tennis femminile, Shelby ha un calo di tensione che produce il primo break a favore dell’azzurra. Questo scuote la campionessa del Roland Garros del 2010, che accelera e si porta sul 4-1 e scalda, così, i pochi tifosi presenti, che sono decisamente dalla sua parte. Il fondamentale del servizio non supporta più la statunitense, che fa fatica a tenere la palla in campo ed arrivano copiosi i “gratuiti”. Praticamente tutto quello che nel primo set era un vincente per l’americana ora si trasforma in un errore ed in un punto per la giocatrice italiana. Shelby tenta di resistere, ma un rovescio lungo “regala” alla Schiavone il 6-2.
Un “andiamo” urlato da Francesca certifica la vittoria del secondo parziale, l’americana abbandona il campo per cercare di ritrovare le sensazioni positive, che sono praticamente svanite dopo aver conquistato il break ad inizio set.
Rogers è sul punto di capitolare, ma Schiavone, nel quarto gioco, commette due brutti errori (diritto fuori e rovescio in rete) sulle palle break e questo permette all’americana di resistere. Ormai il break è nell’aria, infatti, nel sesto gioco, Francesca si porta sullo 0-40 e strappa la battuta alla sua avversaria. L’americana è sulle gambe, mentre la 35enne italiana scatta lungo tutto il campo e raccoglie la vittoria sul definitivo 6-2.
Un successo meritato, che serve per il morale e per la classifica, mentre per l’americana è la seconda finale persa dopo quella contro la tedesca Petkovic al torneo di Gastein Ladies nel 2014.
I TITOLI WTA DELLE ITALIANE:
1984 – Cecchini (Taranto, Rio de Janeiro)
1985 – Reggi (Taranto), Cecchini (Barcellona)
1986 – Reggi (Lugano, San Juan), Cecchini (Bregenz)
1987 – Reggi (San Diego), Cecchini (Bastad, Little Rock)
1988 – Cecchini (Strasburgo, Nizza)
1989 – Cecchini (Paris Clarins)
1990 – Reggi (Taranto), Cecchini (Bastad), Bonsignori (Estoril)
1991 – Cecchini (Bol), Piccolini (San Marino)
1992 – Cecchini (Paris Clarins)
1993 – Grossi (San Marino)
1996 – Pizzichini (Bol)
2000 – Garbin (Budapest)
2001 – Grande (Hobart, Bratislava), Farina (Strasburgo)
2002 – Farina (Strasburgo)
2003 – Grande (Casablanca), Farina (Strasburgo)
2004 – Pennetta (Sopot)
2005 – Pennetta (Bogotà, Acapulco)
2006 – Santangelo (Bangalore)
2007 – Vinci (Bogotà), Schiavone (Bad Gastein), Pennetta (Bangkok)
2008 – Pennetta (Viña Del Mar, Acapulco), Errani (Palermo, Portorose)
2009 – Pennetta (Palermo, Los Angeles), Vinci (Barcellona), Schiavone (Mosca)
2010 – Schiavone (Barcellona, Roland Garros), Vinci (Lussemburgo), Pennetta (Marbella)
2011 – Vinci (‘s-Hertogenbosch, Budapest, Barcellona), Brianti (Fes)
2012 – Schiavone (Strasburgo), Vinci (Dallas), Errani (Acapulco, Barcellona, Budapest, Palermo)
2013 – Schiavone (Marrakech), Vinci (Katowice, Palermo), Errani (Acapulco)
2014 – Pennetta (Indian Wells), Knapp (Tashkent)
2015 – Errani (Rio de Janeiro), Knapp (Norimberga), Giorgi (‘s-Hertogenbosch), Pennetta (US Open)
2016 – Vinci (San Pietroburgo), Errani (Dubai) Schiavone (Rio de Janeiro)