Per tutti gli appassionati, in modo totalmente trasversale rispetto al tifo, è stato davvero bello rivedere in azione l’amatissimo “Palito”, la “Torre di Tandil”, il campione dello US Open 2009, uno dei dritti più potenti dell’intera storia del tennis, ovvero Juan Martin Del Potro. Nel rivedere e valutare tecnicamente la prestazione dell’argentino, è stato un piacere apprezzare di nuovo il gran servizio, sempre efficacissimo, un buon livello di preparazione fisica, quindi spostamenti ben eseguiti, e abbastanza rapidi da permettergli di fare spesso il giro attorno alla palla per tirare le sue tipiche gran sventagliate di dritto, che è ancora un’arma decisiva contro qualsiasi avversario.
Ma dato il tribolato percorso verso il ritorno alle gare, ben tre interventi chirurgici al polso sinistro, che speriamo tutti Juan Martin si sia finalmente lasciato alle spalle, l’attenzione non poteva non rivolgersi in modo particolare a come se la cava adesso “Palito” con il colpo che sollecita la suddetta martoriata articolazione, cioè il rovescio bimane. Già vedendolo palleggiare nei primi video circolati da Delray Beach (stare direttamente a bordocampo è un’altra cosa, ma a volte tocca arrangiarsi), il modo di colpire, specialmente la preparazione e lo swing verso la palla, mi sembrava diverso. Dal vivo certi dettagli si notano molto più chiaramente, ma è bastata una breve ricerca di fonti multimediali opportune, che per fortuna non mancano, per evidenziare senza dubbio quella che appare come una modifica dell’esecuzione decisamente notevole. Esaminiamo qualche video, e qualche frame estratto dai filmati.
Qui sopra vediamo due video di Del Potro che palleggia a Cincinnati nel 2013. Osserviamo con attenzione l’attimo più importante dell’intero colpo, ovvero il momento in cui la racchetta inizia lo swing verso la palla. In particolare, guardiamo dove viene portata la testa dell’attrezzo: prima di partire con l’azione in avanti, c’è una decisa flessione verso il basso (e parzialmente indietro) di entrambi i polsi, propedeutica alla “spazzolata” che verrà data alla palla.
Qui sopra, il frame esatto dell’istante di cui stiamo parlando. Direi che è piuttosto chiaro.
Qui sopra, invece vediamo l’argentino a Delray Beach prima del torneo, e se osserviamo sempre la testa della racchetta, non la vediamo praticamente mai scendere sotto la linea definita dall’altezza della palla. Polsi entrambi belli sostenuti, quasi “inalberati”, flessione verso il basso sparita completamente, rimane un minimo – ma minimo – accenno di flessione posteriore. Adesso Juan Martin colpisce quasi perfettamente “in linea”, facendo scorrere la testa della racchetta parallela al terreno e non più con un’azione combinata basso-alto e poi attraverso la palla.
Qui vediamo una sequenza di frame sempre a partire dall’inizio dello swing a colpire: saranno 45° di differenza nell’inclinazione della racchetta. Di conseguenza le articolazioni dei polsi rimangono quasi totalmente bloccate, così come si modifica pochissimo la loro inclinazione rispetto all’avambraccio.
Ancora, vediamo qui sopra il replay del set point con il quale Juan Martin ha chiuso il primo parziale contro Jeremy Chardy la scorsa settimana: è un esempio perfetto del “nuovo rovescio” dell’argentino, racchetta portata alta, nessuna flessione in basso dei polsi, swing parallelo al campo, e la differenza è notevole. Ricordiamoci sempre che parlando di atleti a questo livello anche modifiche minime alla meccanica esecutiva sono autentiche rivoluzioni in automatismi ultra-sedimentati. Qui siamo al limite del cambio di impugnatura della mano destra, che in effetti non c’è, quello sarebbe stato troppo, ma la postura e l’angolo tra racchetta e avambraccio sono talmente differenti che bisogna guardare due volte e utilizzare il frame-by-frame per assicurarsi che la presa sia sempre una continental, magari appena appena aperta verso una quasi-eastern.
Confrontiamolo con questo ultimo video, di 6 anni fa a Indian Wells, che è ripreso dallo stesso angolo, e in cui Del Potro colpisce una palla alla stessa altezza: se ci limitiamo a focalizzarci su come porta la testa della racchetta, non sembra nemmeno lo stesso giocatore.
Questa modifica, chiaramente, è stata implementata perché in questo modo lo stress alle articolazioni dei polsi è minore – e può pure succedere senza un vero e proprio “piano tecnico” studiato a tavolino, magari riprendendo a giocare Juan Martin non si fidava a buttare giù e poi richiamare i polsi con decisione come prima, e data la sensibilità per gli impatti e il timing dei colpi che hanno tutti i professionisti, ha iniziato istintivamente tenendo più su la racchetta con i polsi bloccati per non forzarli, e pian piano si è adattato senza quasi accorgersene. L’unico limite del non andare ad eseguire la flessione in basso a inizio swing del rovescio bimane è l’ovvia difficoltà a spingere le palle basse come gli slice, e infatti io personalmente non ricordo un singolo rovescio tirato in spinta dal basso nei quattro match giocati da Del Potro in Florida, sotto l’altezza delle ginocchia è sempre andato con lo slice.
Ma alla fin fine, nel tennis di oggi o giochi contro la Vinci (o Federer in vena di cattiverie), oppure non capita spesso di trovarsi a dover tirare su con continuità colpi bassi e tagliati. In un circuito dominato dai picchiatori-toppatori, Juan Martin anche con il rovescio portato con testa della racchetta super-sostenuta può tranquillamente fare a pallate con tutti, e lo ha già dimostrato pochi giorni fa. Potrà avere qualche difficoltà in più sull’erba, forse, ma su terra e duro se il colpo lo sente “confortevole” così, non dovrebbe avere problemi. Oltre a questo, può essere che con il passare delle settimane e dei mesi tra match e allenamenti, pian piano ricominci a fidarsi nell’eseguire nuovamente una preparazione con flessione in basso della racchetta più pronunciata, come faceva prima.
In ogni caso, arrangiamenti sul rovescio a parte, la clamorosa “manata” a braccio disteso che “Palito” è sempre in grado di sparare con il dritto è stata uno spettacolo da rivedere, e speriamo davvero che per qualche ultimo anno di carriera Juan Martin possa giocare senza altri infortuni, perché se lo merita senz’altro.