[2] S. Wawrinka b. M. Baghdatis 6-4 7-6(13)
In un inizio di stagione finalmente consistente per le nuove leve, la Dubai orfana di Federer e Djokovic manda in scena per il suo atto conclusivo due “big” atipici: Stan Wawrinka e Marcos Baghdatis. Il primo si è affermato come top player solo in tarda età tennistica mentre il secondo, finalista agli Australian Open a vent’anni, sta completando percorso che negli ultimi anni lo ha riportato dai problemi fisici e di forma, passando per i tornei challenger, fino alle zone più alte. Nell’arco del torneo il gioco dello svizzero non è stato così rassicurante, ma dopo aver vinto le ultime 8 finali giocate (inclusi due Slam, un Masters 1000 e due tornei ATP 500) non può che partire favorito.
Dal punto di vista tecnico la chiave della sfida va ricercata nei due rovesci, stilisticamente opposti ma dotati entrambi di grande versatilità. Baghdatis avanza molto a seguire il servizio, aprendosi tutti gli angoli per chiudere in slice da dentro l’area del servizio, in una sorta di serve and volley in chiave minore. A posteriori il coraggio del numero 57 del ranking – che inizialmente lo ricompensa – può essere spiegato da una scarsa fiducia nella capacità di comandare lo scambio nei propri turni di battuta. Nel corso del set d’apertura riaffiorano i problemi già visti nelle ultime settimane, e il suo attacco viene via via inghiottito da una percentuale di prime in campo quasi dilettantesca (38% il punto più basso). La fretta non è tuttavia una buona consigliera neppure per Wawrinka: volendo spingere, da 15-0 commette tre errori gratuiti e finisce per essere il primo breakkato. Il game successivo viene però ceduto a zero e la parità è immediatamente ristabilita. Nuovamente sotto 0-30 nel proprio turno di servizio, la volpe Baghdatis intrappola Wawrinka a un estenuante scambio col rovescio in slice finché quest’ultimo, nel tentativo di uscirne invertendo la rotazione, non sbaglia. Servendo per rimanere nel set Baghdatis prova ancora ad addormentare lo scambio con le palle tagliate, l’ultima delle quali si rivela troppo corta per pungere. Infilato per colpa della morbidezza della propria palla, il tennista di Limassol decide di forzare ma commette due doppi falli consecutivi. E poi un terzo, che coincide col quinto set point.
A dimostrare che, a dispetto degli errori, in campo ci sono due tennisti di alto livello, i primi punti del secondo set sono intensissimi. Pur raccogliendo meno di quanto meriterebbe, Baghdatis cresce in battuta fino a tenere i turni senza difficoltà. L’unico sussulto è un involontario smash di Wawrinka al corpo dell’avversario – immediato l’high five pacificatore tra i due – e il set raggiunge senza scossoni il tie-break. Nel secondo punto un potentissimo rovescio di Wawrinka spinge a terra il cipriota, che sotto di due mini-break sembra ormai condannato. Ma è un’apparenza, come spesso capita, molto ingannevole: complice un doppio fallo di Stan tutto si riapre. Si susseguono championship point, ottenuti pizzicando la linea ma sprecati per la poca pazienza o cancellati da prodezze, e set point difficili da concretizzare. L’interminabile tie-break si decide quando Iron Stan stringe al massimo un cross di rovescio e ottiene la prima opportunità per chiudere l’incontro col proprio servizio. Nonostante una prima palla potentissima, la difesa di Baghdatis dà vita allo scambio più lungo e più intenso dell’incontro ma l’ultimo dei suoi back difensivi di rovescio termina di poco fuori. Prima ancora che la verifica elettronica confermi la chiamata del giudice di linea Marcos, informato dal suo angolo, è già a rete a stringere la mano Stan Wawrinka. Un tennista in grado di suscitare dubbi per l’intera settimana e che pure all’appuntamento decisivo non fa mai tardi, non sbaglia più.