[6] T. Berdych b. [WC] J.M. Del Potro 7-6(4) 6-2
Juan Martin del Potro da Tandil, Argentina, è un giocatore emozionante.
In un momento storico che ormai premia e considera solo la vittoria purché sia il tennista argentino rimane nel cuore di molti per il suo spirito guerriero indomabile, ben riflesso dal suo gioco potente, da quel dritto piatto in grado di strapparti la racchetta di mano che può ricordare un fendente tirato con una Durlindana medievale. Tacendo per ovvietà la strabiliante vittoria al quinto di New York 2009 contro Federer, che partì per suonare e finì suonato, Delpo è stato protagonista di incontri epici, di quelli rari, nei quali il vero vincitore pare essere lo sconfitto.
Londra, semifinale olimpica 2012. Roger Federer riesce a sopravvivere al più lungo incontro dell’era open due set su tre, 4 ore e 26 minuti! Al terzo non c’è tie break e Roger prevale 19-17 ma il giorno della finale contro Murray è morto. Stessa città, un anno dopo. Questa volta dall’altra parte della rete c’è sua maestà Djokovic, ma anche lui subisce lo stesso trattamento nella semifinale più lunga dei Championships. Delpo gioca con una gamba fasciata e da un certo punto in poi, vista la mobilità, spara vincenti da ogni dove. Alla fine Nole prevale per 6-3 al quinto ma l’ovazione dello stadio per l’uomo di Tandil è da brividi. Sarà ancora Murray a ringraziare, cogliendo in finale contro i resti del serbo il primo Wimbledon di un britannico dopo Perry.
Poi c’è la sfortuna. Tre operazioni ad entrambi i polsi fra il 2010 e il 2015, una parte abbastanza delicata per un tennista, come i pollici per un giocatore di biliardo (ricordate Eddie Felson ne “Lo Spaccone”?) e una serie pressoché continua di malanni accessori hanno drammaticamente limitato le enormi possibilità di uno dei più puri colpitori di palla degli ultimi anni, forse decenni.
Ma i quasi due metri di “Palito” nascondono un grande cuore ed oggi lo ritroviamo con gioia in campo, con gli stessi occhi buoni e feroci allo stesso tempo, lo stesso drittone schioccante ed un nuovo rovescio.
L’incontro con Thomas Berdych, tds n° 6 del torneo lo vede scendere in campo come n° 420 della classifica ma oggi sono solo numeri e interessano relativamente. Lui ha dichiarato che non è pronto per Berdych ma il primo set racconta una storia diversa. Del Potro è in palla con la prima di servizio e questo lo porta a tenere i turni con relativa facilità. Il dritto e il coraggio sono quelli di sempre, il rovescio bimane è di puro contenimento ma il back ad una mano infastidisce spesso Berdych in palleggio. Il ceco forse soffre il ruolo di favorito ed in avvio sbaglia molto ed è lui a dover difendere ben cinque palle break, tre nel terzo e due nel nono game. L’argentino nel frattempo governa la sua battuta e condisce il tutto con alcuni grandi colpi come il dritto lungo linea in contropiede sullo 0-15 del decimo game o l’attacco seguente, sempre di dritto, chiuso da una volée bassa non semplice per uno spilungone come lui.
Da metà set in poi anche Berdych entra in palla e il livello del match si alza molto, Del Potro paga un primo momento di flessione fisica nel dodicesimo game, quando apre il turno di battuta con un doppio fallo e va poi 30-40. Annulla il set point con un servizio centrale e conquista il tie break con un colpo che suscita questo commento nel telecronista: “What a terrific way to finish the game!”
L’extra set conferma la crescita di Berdych, ormai centrato sui ritmi dell’avversario, sempre più spesso a segno col dritto e a suo agio nello scambio. Delpo subisce quattro mini break, uno con un doppio fallo. Recupera con eroica difesa e smash out di Tomas ma non basta e il ceco chiude 7-3 il primo parziale. L’incontro finisce qui come l’autonomia oggi a questi livelli dell’argentino.
Il secondo set non termina in un battito di ciglia solo perché il penultimo game, con Del Potro al servizio, dura dieci minuti con tre match point annullati d’orgoglio e l’ultimo vede il ceco alquanto scosso dalle occasioni sprecate andare sotto 15-40. Solo il tempo per il pubblico di sperare in un prolungarsi della sfida, e per Juan Martin di mostrare che un’altra cosa che non ha perso è il senso dell’umorismo che il match finisce. Berdych annulla con autorità le occasioni e chiude un match solido e meritato con un rovescio lungolinea.