Dal nostro inviato a Nizza
Entrando nel torneo all’ultimo, grazie ad una wild card, e uscendo dal torneo tra i primi. Sciogliendo punti deliziosi, morbidi, spiazzanti eppure logici in una caraffa di errori gratuiti di tutti i tipi. Questa è stata la parentesi nizzarda di Fabio Fognini, estromesso da un Donald Young che avrebbe saputo sconfiggere e che, in effetti, stava sconfiggendo. Avanti di un set, con tre palle per salire sopra di un break nel secondo, opposto ad un americano non esperto di terra e che faticava a stargli dietro, persino con il pubblico bilingue a favore – la Liguria non è poi così lontana – Fabio è tracollato lo stesso. Dopo una brutta prova agli Internazionali, un altro insuccesso.
Young, dal canto suo, nemmeno si può definire uno che ha saputo rimanere calmo: su una chiamata contestata, nel terzo set, si è messo a gridare a tal punto da far accorrere ulteriori spettatori alle catenelle che impediscono l’accesso agli spalti durante il gioco. L’americano ha smesso di gridare soltanto nel momento in cui ha deciso di sedersi e dire: No, non gioco più. Sono stati necessari l’intervento di un supervisor ATP e una lunga discussione, culminata nella decisione di far rigiocare il punto, a convincerlo ad alzarsi e tornare in campo. La ragione del contendere? Uno smash, sul quale Young aveva gridato il suo “come on!” prima che la palla rimbalzasse una seconda volta. In tutto questo trambusto, Fognini si dimostrava stranamente impassibile. Il suo cervello, purtroppo, nel frattempo preparava una serie definitiva di pallacce in corridoio, tali da cancellare quanto di buono fatto vedere per la prima ora di gioco. Al secondo turno ci va il qualificato. “Fogna” invece va a Parigi, ma a questo punto ciò che potrebbe combinare assume contorni preoccupanti…
Il primo incontro della giornata, non troppo più sereno, aveva visto la wild card di casa Quentin Halys strappare il set d’apertura a un nervosissimo Joao Sousa – persino il giudice di sedia, su un punto contestato, è dovuto scendere dalla sua sedia e chiedere al portoghese di smettere di gridare – per poi capitolare nei due seguenti. A mente fredda, il diciannovenne francese ha analizzato i propri errori e confermato che il proprio obiettivo, nonostante il successo a Tallhassee, rimane la top 100 “ma non so quanto ci vorrà”. Il ragazzo ha inoltre ammesso che venire da una nazione che ospita così tanti tornei può permettergli di ottenere wild card, punti di partenza che aiutano molto, a patto di essere in grado di gestire la piccola responsabilità.
Una gioia è arrivata invece per un altro teenager, il più giovane dei tennisti in tabellone: Taylor Fritz. Sul campo 1, rimpolpato di terra nuova, il ragazzo di Rancho Santa Fe non ha lasciato neppure un set a Ilya Marchenko, che pure si era trovato due volte a servire per l’uno a zero. Per lui si trattava del primo incontro su terra della carriera in un tabellone principale ATP, e c’è da ammettere che è andato bene. Agli ottavi, ad attenderlo, c’è la ben più difficile prova chiamata Gilles Simon. Per sopravvivere al francese e a futuri avversari, Taylor dovrà sviluppare anche un assetto difensivo, che oggi non ha ancora dimostrato d’avere. Ha il tempo dalla sua parte.
Dalla parte di Kyle Edmund, piuttosto, sembra non esserci la fortuna. Al britannico è riuscito di giocare a specchio con Alexander Zverev per un intero set, tirando un centimetro più angolato, un pelo più pesante per imporsi 7-5 in un braccio di ferro da fondo. Sulla palla del 4-4 nel secondo set, però, Edmund è scivolato e la sua caviglia si è storta in maniera innaturale. Il povero Kyle ha gridato, ha battuto il pugno a terra e, tutto fasciato, ha provato a trascinarsi in campo ancora una volta. Ma tutti sapevano che, per un verso o per l’altro, un terzo set non ci sarebbe stato. Il campioncino di Davis in carica si reggeva a malapena in piedi, e nonostante i vari regali di “Sascha” – che non ha dimostrato un grande acume tennistico, continuando a tirare forte e alla cieca – ha dovuto gettare la spugna.
Due successi argentini, infine: quello in discesa di Diego Schwartzman, inesauribile come il coniglietto della pubblicità delle pile stilo, che ha rispedito in campo ognuno dei colpi di Fernando Verdasco fino all’inevitabile errore dello spagnolo, e l’altro più tribolato di Guido Pella su Daniil Medvedev. Schwartzman è al momento all’ottavo successo consecutivo nei tornei del circuito maggiore, qualificazioni incluse. A margine di questi eventi principali, l’atipica accoppiata Kudla-Peralta ha già eliminato Seppi e Cecchinato dal torneo di doppio, imponendosi al super tie-break.
Risultati:
[5] J. Sousa b. [WC] Q. Halys 5-7 6-4 6-4
G. Pella b. [Q] D. Medvedev 6-1 6-7(4) 7-6(5)
[Q] D. Schwartzman b. F. Verdasco 7-6(5) 6-1
[Q] D. Young b. [6/WC] F. Fognini 4-6 6-3 6-3
T. Fritz b. I. Marchenko 7-6(4) 6-4
[8] A. Zverev b. [Q] K. Edmund 5-7 7-5 rit.