Roland Garros: polso sinistro manda ko Nadal. Forget: “La cosa più importante è la salute di Rafa”
Rafael Nadal: “È una delle più dure conferenze della mia carriera”
Karin Knapp ha una grande occasione, chi si infila nel buco lasciato da Rafa Nadal?
Le statistiche inutili, edizione Roland Garros: i falsi problemi delle teste di serie
Marcos Baghdatis: “Se sono ancora qui è grazie a mia moglie. Vorrei portarla a Capri”
Thiem-Zverev: il futuro è oggi. Per l’austriaco non c’è 2 senza 3?
Leggi tutti gli editoriali di Ubaldo da Parigi
Y. Putintseva b. K. Knapp 6-1 6-1 (dal nostro inviato a Parigi)
La bandiera italiana ammaina definitivamente il primo sabato del Roland Garros. Dopo anni di grandi risultati (2010 e 2011 vittoria e finale di Schiavone più quarti Fognini, 2012-15 finale, semifinale, quarti, quarti di Errani) abbandoniamo Parigi prima della fine della prima settimana e si fa fatica a trovare una parola diversa da fallimento.
Non si poteva certamente chiedere di più a Karin Knapp (anche se il punteggio è impietoso), alla terza partita di fila dopo l’ennesimo lungo stop, che non riesce ad eguagliar il suo miglior risultato slam in carriera (ottavi Wimbledon 2013), ma che da qui potrà rilanciare la sua carriera.
Molti meriti comunque vanno riconosciuti a Yulia Putintseva, ventunenne numero 60 del mondo che è kazaka ma al pari di tanti suoi “nuovi” connazionali (Shvedova, Voskoboeva, Schukin, Korolev, Golubev, Kukushkin e Nedovyesov) è stata “acquistata” dalla madre Russia. “La Federazione russa non mi ha mai aiutato. Nel 2011 alla “Kremlin Cup” chiesi una wild card e mi venne negata. Hanno preferito giocatrici a fine carriera, nemmeno russe. In altre federazioni le giovani sono più tutelate, per questo ho deciso di cambiare. In Kazakistan mi hanno fatto un buon contratto. Emergere nel mondo professionistico è difficile e un aiuto economico è molto prezioso” – disse con molta franchezza.
La sua fama di racchette sfasciate e urlacci l’ha preceduta e si raccontano anche episodi curiosi tipo quando nel 2009 perse la finale degli US Open Juniores e spaccò il trofeo nello spogliatoio gettandolo nella spazzatura, oppure quando, sconfitta da Kimiko Date che aveva venticinque anni più di lei in una finale ITF, dichiarò: “Mi sento come se avessi perso con mia nonna”.
C’è tutto l’estabilshment federale da Palmieri a Barazzutti al presidente Binaghi a sostenere l’ultimo baluardo azzurro in terra di Francia. Parte con un ace Karin ma si incarta subito con un orrendo tentativo di dropshot (“chiamata a toccare di fino rivelava le umili origini” direbbe il grande Rino) cui segue un parziale di 7 punti a 1 che le costa il break e l’avvio in salita condito dal primo “come on!” urlatole in faccia dalla sua avversaria manco avesse vinto il torneo.
Il copione della partita è subito chiaro: Karin spinge e la kazaka si difende egregiamente, chiamando sovente a rete l’azzurra con splendide palle corte e sfruttandone le difficoltà nel muoversi in avanti per poi infilarla con il passante (più urlaccio di default “Uhaaaaa”).
L’altoatesina ha due chance per il 2-2 ma le spreca e si inabissa sotto una serie inquietante di errori. Sul 1-5 annulla con coraggio quattro set point ma alla fine deve arrendersi alla regolarità della sua avversaria.
Ad inizio secondo set Karin riesce finalmente a sfondare il muro kazako un paio di volte con il diritto anomalo giocato dal lato sinistro ma nonostante le speranze del direttore – “Adesso cambia la partita, lo sento” – arriva subito il break (2-0). L’ultimo treno passa nel quinto game quando Karin – dopo attimi di paura quando incespica toccandosi il ginocchio martoriato ma per fortuna è un falso allarme – ha una palla break per rientrare nel set ma lo scambio più lungo della partita lo porta a casa la maratoneta kazaka.
Finisce male per l’azzurra con il punteggio impietoso ma corretto: sul veloce Karin con salute e fiducia ritrovata tornerà a far male con la sua pesantezza di palla.
Nella conferenza stampa post-partita, la Knapp è comunque serena e soddisfatta del suo torneo: “Se mi avessero detto, dopo il sorteggio, che arrivavo al terzo turno avrei firmato. Lascio il Roland Garros con sensazioni positive. Ho battuto per la prima volta una top 10, per di più l’Azarenka che per me è una giocatrice veramente grande. Oggi potevo certamente fare di più, ma ero molto stanca: il problema è il ginocchio, mi sono allenata solo due volte, non giocavo più tre partite di fila dall’Agosto scorso. Per quanto riguarda il futuro prossimo, sull’erba le giocatrici che stanno bene temono per le loro ginocchia, figurarsi io… andrò a giocare a Brescia, un torneo da 50.000 euro, e non so se giocherò sull’erba prima di Wimbledon”
https://soundcloud.com/ubitennis/francesco-piccari-karin-ha-perso-convinzione-durante-il-match-non-e-riuscita-a-trovare-soluzioni