Dal nostro inviato a Londra
Una breve interruzione per pioggia non ha compromesso la prima giornata di tennis all’ATP 500 di Londra. Le qualificazioni hanno portato al Queen’s Club un buon numero di spettatori – fuori c’era una lunga coda, anche perché l’ingresso era gratuito ma con un limite di sole cinquecento ammissioni – e anche qualche nome rispettabile. Ad aprire il programma ad esempio c’era Kevin Anderson, finalista lo scorso anno eppure costretto a giocare il turno preliminare poiché si era semplicemente… dimenticato di iscriversi al tabellone principale. Il sudafricano ha liquidato con un doppio 6-3 la wild card Edward Corrie, che sul prato intatto e coperto da una coltre di umidità non è quasi mai riuscito a colpire la palla davanti a sé e a darle spinta, finendo per giocare spesso una difesa in chop priva d’ogni speranza. Anderson ha guadagnato campo e ha chiuso senza mai tremare, salvando persino qualche rara palla tesa con difese a rete molto reattive.
Al secondo turno affronterà Jiri Vesely, emerso da un pessimo confronto con l’israeliano Amir Weintraub. Se quest’ultimo è un giocatore che, perlomeno su erba, faticherebbe anche in un torneo challenger – stecca un colpo su due, senza distinzione tra i due fondamentali – Vesely è riuscito nell’impresa di perdere il primo set per 6-1, e di farsi rimontare un break e poi tre set point consecutivi nel secondo. Estremamente pavido sui colpi corti dell’avversario e incapace di anticipare con il dritto, il ceco ha conquistato senza gloria il secondo turno. Dovrà senza dubbio fare molto meglio, se vuole procurarsi la minima chance di accesso al main draw.
Decisamente meglio ha fatto Frances Tiafoe, diciotto anni, dal Maryland, estromettendo la testa di serie numero quattro John Millman. L’australiano gioca troppo piano, ma vincere da sfavorito un match su una superficie tanto inusuale dimostra senza dubbio grande personalità. Domani, al turno decisivo, Tiafoe sfiderà una ex promessa della USTA, Donald Young, con la speranza di avere davanti a sé un futuro ben più roseo di lui. Parlando di personalità, è forse quella ad essere mancata invece a Stefan Kozlov, anch’egli diciotto anni e anch’egli statunitense (ma nativo di Skopje, in Macedonia): Vasek Pospisil era avversario di ben altra caratura, ma le opportunità di giocare un terzo set ci sono state e sono state sciupate. Il canadese ha giocato serve and volley, spingendo anche la seconda di servizio nella convinzione di poter ammortizzare qualche eventuale doppio fallo; così Kozlov si è trovato costretto a coprire una porzione di campo sempre troppo ampia e ha finito per soccombere in due set gemelli. Break e immediato contro-break al centro di entrambi i parziali, un vantaggio nei due tie-break con addirittura tre set point a favore nel terzo – l’ultimo dei quali sciupato con una volée in rete – e due ore di gioco buone giusto per far tesoro dei propri errori.
Successi anche per Tobias Kamke, Sam Groth – il suo servizio è stato un bel test di resistenza per l’erba del Queen’s – e Adrian Mannarino, questi ultimi in due derby.
Risultati:
T. Kamke b. [7] D. Lajovic 6-1 6-3
[1] K. Anderson b. [WC] E. Corrie 6-3 6-3
[6] D. Young b. [WC] A. Ward 6-3 7-6(5)
[8] S. Groth b. J. Duckworth 6-3 6-7(4) 7-6(1)
F. Tiafoe b. [4] J. Millman 6-4 6-3
[2] V. Pospisil b. [WC] S. Kozlov 7-6(5) 7-6(6)
[3/Alt] A. Mannarino b. K. De Schepper 6-2 7-5
[5] J. Vesely b. A. Weintraub 1-6 7-6(6) 6-4