Dopo le schermaglie di Marzo su Twitter il vulcanico Sergiy Stakhovsky sembra intenzionato a riaprire il dibattito con Andy Murray sulla parità dei montepremi tra circuito maschile e femminile.
Lo scozzese appena tre giorni fa è stato eletto (assieme a suo fratello Jamie, Djokovic e altri sette tennisti) tra i nuovi membri dell’ATP Player Council, organo consultivo che si rinnova ogni due anni e dialoga con la struttura portante del circuito, l’ATP Board of Directors. Quest’ultimo è composto da un presidente (Chris Kermode) e da altri sei membri, tre dei quali in rappresentanza dei tennisti vengono selezionati proprio dall’ATP Player Council.
Il ruolo di Murray e degli altri nove eletti non è quindi secondario, e deve sopratutto riflettere la volontà degli atleti che tramite il voto decidono a chi assegnare questa delega. Proprio a questo sembra fare riferimento Stakhovsky, che dello stesso Consiglio faceva parte nello scorso mandato ed è stato riconfermato anche per i prossimi due anni. E siederà quindi al fianco del suo “rivale” d’opinione.
Sergiy ha minimizzato lo screzio “social” di tre mesi fa: “Si è trattato solo di una piccola discussione su Twitter. Ci conosciamo da quando eravamo junior, il giorno dopo ci siamo chiariti. Siamo stati d’accordo nel non essere d’accordo: nel Consiglio siamo 10 persone ed è difficile pensarla allo stesso modo”. Poi, però, ha punzecchiato i fratelli Murray: “Quando Andy e Jamie entreranno nelle trattative per i montepremi capiranno cosa significa aumentare i montepremi o essere riportati a una condizione di parità. Io non ho mai cambiato opinione in otto anni: la WTA è un prodotto diverso dall’ATP. Penso che le donne debbano guadagnare di più di quanto guadagnano ora, ma non capisco perché l’ATP pensa che meritino le nostre stesse cifre”.
L’ucraino ha speso alcune parole anche a proposito dei tornei combined, che a suo dire andrebbero contro gli interessi del circuito maschile: “Esistono gli eventi combined ma noi non li vogliamo, è la WTA che li vuole. Poi anche i tornei optano per questa soluzione perché per loro è più economico”. Quindi una strana previsione per il futuro: “Magari con il tempo avremo un prodotto che guadagna di meno della WTA, nessuno può saperlo. Ma difficilmente se tra 10 anni i montepremi femminili saranno più alti dei nostri l’ATP dirà “Vogliamo uguaglianza”. Non penso possa accadere”.