Dopo le giornate di mercoledì e giovedì rese complicatissime della pioggia, il tabellone femminile si sta faticosamente allineando al calendario previsto. Occorrerà ancora attendere il programma “extra” della domenica per conoscere finalmente tutte le partecipanti agli ottavi di finale, ma si può comunque iniziare a fare alcuni ragionamenti.
Comincerei con il dire che tutto sommato il torneo ha prodotto poche sorprese, se si fa il confronto con la media del tennis femminile degli ultimi tempi. La più grande è stata l’eliminazione della finalista dell’anno scorso, e vincitrice al Roland Garros Garbiñe Muguruza, che ha mostrato di non essere riuscita a recuperare dagli sforzi, fisici e mentali, parigini.
Oggi l’ha seguita Petra Kvitova, che i bookmaker consideravano la terza favorita del torneo, ma più per tradizione che per quanto aveva fatto vedere di recente. Già l’anno scorso era stata eliminata al terzo turno da Jelena Jankovic, non proprio una specialista dell’erba; quest’anno ha perso addirittura al secondo turno da Ekaterina Makarova (7-5, 7-6), ex top ten uscita dalle teste di serie per un problema alla gamba che l’ha condizionata la stagione scorsa. Avversaria non facile, certo, ma non insormontabile se davvero si hanno ambizioni importanti a Wimbledon.
In realtà nel 2016 Petra non ha ancora raggiunto una finale, e non era riuscita a risollevarsi nemmeno sull’erba, superficie storicamente amica: sconfitta da Ostapenko a Birmingham e da Konta a Eastbourne (due giocatrici, fra l’altro, a loro volta già eliminate a Wimbledon).
Per certi aspetti accomunerei il destino di Kvitova a quello di Sabine Lisicki. Anche Sabine è stata per alcuni anni una sicurezza del torneo di Wimbledon: che fosse testa di serie o meno, riusciva comunque ad approdare, come minimo, ai quarti di finale (tre quarti di finale, una semifinale e una finale), spesso producendo grandi exploit. Invece l’anno scorso si era fermata al terzo turno contro Timea Bacsinszky. Quest’anno, dopo aver sconfitto Samantha Stosur (la testa di serie numero 14, ma a cui l’erba è sempre risultata indigesta) è stata sconfitta da Yaroslava Shvedova, una classica mina vagante degli Slam, che quando è in giornata di vena raggiunge vertici di gioco ben superiori al suo ranking. Ma credo che per Sabine valga lo stesso discorso di Petra: se si hanno ambizioni di arrivare in fondo a Wimbledon non si può perdere 7-6, 6-1 da Shvedova.
Nella parte bassa del tabellone non ci sono state altre eliminazioni di big. Segnalerei però due giovani che hanno lasciato il torneo con grandissime prestazioni: ha perso Jana Cepelova la giustiziera di Muguruza, al termine di un match maratona contro Lucie Safarova (12-10 al terzo), e ieri ha perso Daria Kasatkina contro Venus Williams (10-8 al terzo). Kasatkina ha messo in mostra tutte le sue qualità di lottatrice, ma anche quelle tattiche. Daria quando è in campo esibisce una maturità e una intelligenza di gioco superiori ai suoi 19 anni: a volte durante certi scambi pare proprio di sentire il ticchettio degli ingranaggi della sua testa che costruiscono tennis. Non so però se queste doti saranno sufficienti a sfondare ai massimi livelli, visto che è penalizzata dalla mancanza di potenza rispetto agli standard attuali.
Nella parte alta si sono portate avanti Radwanska e Cibulkova (una contro l’altra al prossimo turno) superando in due set Siniakova e Bouchard. Eugenie non è riuscita a confermarsi dopo il bel match contro Joanna Konta, segno che non è (ancora?) al livello della giocatrice capace di arrivare in finale nel 2014; per questa metà di tabellone sarà la giornata di domenica a chiarire la situazione.
Nella parte bassa si avranno questi accoppiamenti: Safarova vs Shvedova (che hanno “preso il posto” di Muguruza e Stosur); Venus vs Suarez Navarro (seguendo le indicazioni delle teste di serie); Kerber vs Doi (al posto di Pliskova) e Halep vs Keys.
Naturalmente non ho visto tutti i match di questa edizione di Wimbledon, e quindi potrei avere un quadro di insieme impreciso: ma la mia sensazione è che Halep/Keys arrivi davvero troppo presto; fossero capitate in differenti porzioni di tabellone penso che avrebbero potuto aspirare come minimo alla semifinale, così invece una delle due uscirà anzitempo. Anzitempo secondo il mio parere, naturalmente, e non è detto che la si debba pensare come me. Ci si può consolare sapendo che avremo un ottavo di finale di qualità altissima.
Degli altri match sono curioso di vedere a che punto sia arrivato il processo di adattamento all’erba di Carla Suarez Navarro: l’avevo vista in TV a Birmingham e mi aveva colpito per quanti progressi avesse fatto, a conferma che l’essere avanzata nella posizione di gioco e aver velocizzato le preparazioni degli swing le ha prodotto grandi benefici, e non solo sul cemento. Però contro Venus trova una vera specialista dei prati, decisa a non farsi sfuggire una delle ultime possibilità della carriera di fare un grande Wimbledon.
Kerber contro Doi sulla carta non sembrerebbe molto equilibrato, ma ricordo che Misaki Doi è la giocatrice che si è fermata a un solo punto (mancando un match point) dall’eliminare Angelique al primo turno degli Australian Open, che poi Kerber avrebbe addirittura vinto.
Infine Safarova contro Shvedova: Yaroslava è una delle giocatrici più discontinue del circuito, però è anche capace di picchi di gioco notevolissimi. Credo che l’interesse e l’equilibrio della partita dipenderanno proprio da lei, e dalla possibilità di esprimersi un’altra volta ad alti livelli. Se le riuscisse, allora il pronostico non sarebbe chiuso.