Durante le interviste dopo la sua seconda affermazione a Wimbledon, Andy Murray ha dichiarato di essere più felice rispetto a tre anni fa ed anche di aver servito molto bene. Effettivamente, le statistiche al servizio durante la finale 2016 sono buone per lo scozzese: 67% di prime in campo, 87% di punti ottenuti con la prima e 56% con la seconda. Ci siamo chiesti: quanto sono buone queste statistiche? Murray ha veramente servito meglio rispetto a tre anni fa? Quanto incide il servizio nel gioco attuale di Murray?
Possiamo scegliere molte strade diverse per cercare le risposte a queste domande. Prima di snocciolare numeri, val la pena ricordare che, a differenza del 2013 ed a differenza delle “solite” finali affrontate da Murray, quest’anno mancava lo sparring partner preferito, Novak Djokovic. Facile ricordare che il serbo fu l’avversario a Wimbledon 2013, ma anche che delle ultime 12 sconfitte in finale di Murray 10 sono avvenute per mano del serbo, che è anche l’avversario più incontrato nelle finali Slam (ben 7 volte su 11, con bilancio complessivo di 5-2 per Djokovic). Dunque confrontare numeri relativi al servizio senza fare i conti con la migliore risposta del circuito (o forse la miglior risposta è proprio di Murray?) potrebbe introdurre una valutazione non ottimale, per cui abbiamo allargato l’analisi.
All’interno di Wimbledon 2016, Murray ha sempre servito meglio dei suoi avversari: in 7 match su 7 ha ottenuto più punti con la prima ed in 6 match su 7 anche con la seconda (fa eccezione proprio la finale). Buono anche il rapporto ace/doppi falli in finale (7/2). Se analizziamo i 7 match, scopriamo che effettivamente Murray in finale ha la miglior percentuale di prime (67%) e la seconda miglior percentuale di punti vinti con la prima (87%, leggermente meglio al primo turno con 88%). Buona, per gli standard di Murray, la percentuale di punti con la seconda (56%), meglio rispetto a semifinale e quarti di finale. Dunque in questo torneo il servizio è stato determinante, al punto di aver addirittura servito più prime (67%-64%) ed ottenuto più punti con la prima rispetto ad un bombardiere come Raonic (87%-67%). Rispetto al passato, il servizio ha compensato l’ormai smarrita propensione alla discesa a rete: in 7 incontri, Murray non è MAI sceso a rete più dell’avversario, nonostante in 6 match su 7 ha percentuali migliori a rete rispetto all’avversario (escluso Tsonga).
Rispetto a 3 anni fa, Murray ha numeri migliori in finale: 67%-64% le prime, 87%-72% i punti conti con la prima, 56%-42% i punti vinti con la seconda. Tre anni fa Murray ottenne una più alta percentuale di punti in risposta (48%-32%) e vinse facendo 18 punti più di Djokovic, quest’anno 13 più di Raonic. È pur vero che ottenere certi numeri contro Raonic è molto più semplice rispetto ad ottenerli contro Djokovic. Se confrontiamo i due tornei, Murray ha numeri simili relativi servizio, leggermente migliori nel 2013 ad eccezione della finale. Difficile tuttavia fare un paragone, visto che gli avversari furono diversi, a parte Lu, incontrato in entrambi i casi al secondo turno.
Più interessante analizzare le grandi finali disputate da Murray. Se prendiamo in esame le 11 finali Slam, notiamo che Murray ha ottenuto i numeri migliori al servizio proprio ieri (anche se, ancora una volta, Raonic non risponde di certo come Djokovic o Federer).
Slam (avversario in finale) – % prime, % punti vinti con la prima, % punti vinti con la seconda
US 2008 (Federer) – 56%, 51%, 47%
AUS 2010 (Federer) – 56%, 69%, 52%
AUS 2011 (Djokovic) – 54%, 63%, 32%
WIM 2012 (Federer) – 56%, 69%, 48%
US 2012 (Djokovic) – 66%, 63%, 47%
AUS 2013 (Djokovic) – 62%, 79%, 48%
WIM 2013 (Djokovic) – 64%, 72%, 42%
AUS 2015 (Djokovic) – 65%, 65%, 34%
AUS 2016 (Djokovic) – 64%, 68%, 35%
RG 2016 (Djokovic) – 51%, 62%, 41%
WIM 2016 (Raonic) – 67%, 87%, 56%
Ad esclusione della finale RG 2016, Murray conferma una crescita di prime in campo, sempre superiore al 60% negli ultimi Slam, ma la vera differenza può averla fatta la seconda, da sempre anello debole del gioco di Murray, mai così alta come ieri e solo per la seconda volta sopra al 50%. Per completezza di informazione, la percentuale di punti vinti con la seconda fu superiore durante la finale delle Olimpiadi (63%), ma non crediamo sia giusto paragonare questo match alle finali Slam.
Riassumendo, possiamo concludere che una delle armi decisive di Murray durante Wimbledon 2016 sia stato proprio il servizio. Ma il servizio di Murray è risultato molto efficace anche negli ultimi mesi: da Madrid, soltanto in finale Roland Garros ha ottenuto meno del 65% di punti con la prima. Se consideriamo i match da Montecarlo a ieri, Andy Murray ha disputato 33 incontri, vincendone ben 30: semifinale a Montecarlo, finale a Madrid, vittoria a Roma, finale al Roland Garros, vittoria al Queen’s e vittoria a Wimbledon. Murray ha alcuni numeri veramente notevoli quest’anno: tre finali Slam consecutive su tre superfici diverse, tre titoli vinti negli ultimi quattro tornei disputati, cinque finali consecutive. Come nel 2015, il picco di forma di Murray sembra iniziare con l’avvio della stagione rossa europea e prolungarsi fino a Wimbledon. Ma quest’anno c’è in ballo qualcosa di più per lo scozzese: da inizio Aprile ad oggi è leader incontrastato per punti ottenuti, ben 5,660 contro 3,700 di Djokovic, una distanza di 1,960 punti che potrebbe dargli la concreta possibilità di diventare finalmente numero 1 del mondo in primavera 2017. Traguardo che potrebbe raggiungere entro la fine di quest’anno: i due sono separati da soli 815 punti nella Race to London.
Concludiamo l’analisi con la ricerca di altre chiavi di lettura relative alla finale. Murray, come suo solito durante il torneo, è andato poco a rete, soltanto 22 volte contro le 74 volte di Raonic che però ha ottenuto meno rispetto agli altri match (62%, solo con Carreno Busta all’esordio ha fatto peggio (57%). La chiave sta nell’abilità di Murray di passare l’avversario ed in finale Murray è stato magistrale con il passante di rovescio. Guardiamo i dati relativi agli scambi nei tre match in cui Raonic ha sofferto: contro Goffin, Federer e Murray.
Raonic soffre sempre molto lo scambio da fondo contro giocatori abili a prolungare il palleggio, mostrando un saldo vincenti/non forzati sempre molto negativo sia contro Goffin (6-32), sia contro Federer (5-23), sia contro Murray (16-22). Tuttavia in finale ha retto meglio lo scambio da fondo, subendo soltanto 6 vincenti dai cosiddetti “ground strokes”, ma Murray ha vinto il match infilzando Raonic a rete più di quanto abbiano saputo fare gli altri. Lo scozzese ha passato 13 volte Raonic (11 Goffin, solo 2 Federer), ben 12 volte con il rovescio (0 volte Federer!) ed approfittando del fatto che Raonic ha spesso attaccato Murray sul lato forte. Inoltre Murray ha fatto in modo che Raonic diventasse via via più insicuro a rete: contro Goffin e Federer il canadese a rete ha giocato 14 vincenti (e rispettivamente 5 e 7 tra forzati e non forzati), mentre contro Murray ha gicato 16 vincenti ma ben 12 volte ha mancato il punto tra forzati e non forzati.
Chiudiamo con una curiosità: ieri Murray ha vinto la finale senza aver mai subito un break. Non accadeva dal 2010, quando Nadal salvò tutte e 4 le palle break concesse a Berdych.