Il WTA di Stanford, primo torneo della stagione americana sul cemento, quest’anno interrotta dalla Olimpiadi di Rio, ha già regalato ad una delle quattro semifinaliste una piacevolissima e meritata ricompensa: Dominika Cibulkova è infatti rientrata nella top 10 grazie alla semifinale ottenuta qui in California. L’aveva lasciata all’inizio del 2015, quando un infortunio l’aveva costretta a saltare il Roland Garros e quasi mezza stagione. Quest’anno Dominika è ritornata ai fasti di qualche stagione fa: ha vinto due tornei, Eastbourne e Katowice, è giunta in finale ad Acapulco, ha raggiunto i quarti di Wimbledon. Ed in tutto ciò ha trovato anche il tempo di sposarsi due sabati fa.
Contro Johanna Konta, sua avversaria odierna, ci ha già vinto l’unica volta che l’ha affrontata, nel primo turno di Hobart. Konta da parte sua sta vivendo la stagione migliore della sua carriera. Ha raggiunto il best ranking al numero 18, ora è 25, ed ha giocato le semi a Melbourne e i quarti a Miami. È aiutata da un fisico che ben si presta al tennis moderno: 1 metro e 80 per 70 chili. Un fisico che le permette di essere efficace sia al servizio, un vantaggio enorme nel circuito WTA (chiedere a Sua Maestà Serena Williams), che da fondo.
La partita inizia sotto il sole che illumina e riscalda, fin troppo visti i trenta gradi, il centrale situato all’interno dello splendido campus dell’Università di Stanford. Questo, del resto, è un torneo che con le sue vincitrici ha sempre onorato la sacralità e l’importanza di uno dei più importanti college americani. Qui ci hanno vinto cinque volte Navratilova, quattro Clijsters, tre Billie Jean King, Evert e Serena, due Davenport, Venus, Hingis e Seles. Il gotha del tennis è passato di qui, e ci ha fatto casa.
Dominika parte in salita: nel terzo gioco perde subito il servizio. Poco male, si direbbe contro un’avversaria standard del circuito femminile. Con la Konta, purtroppo per Cibulkova, non è così. Johanna infatti sfrutta il suo servizio potente e preciso e concede poco. Anzi, in realtà concede nulla per quattro dei cinque turni di battuta. Soffre solo nel settimo gioco, quando è brava ad annullare tre palle break a Cibulkova ancora con l’aiuto di battuta e poi di colpi da fondo a chiudere. La slovacca non gioca male, è elettrica come sempre, i vincenti li mette a segno e resta lì su ogni punto a lottare. Però si gioca solo sul suo servizio nel primo set e una volta perso quello il set è andato. Konta infatti lo conquista 6-4 con un ace sul setpoint a suggellare il dominio nei turni di battuta. Le statistiche dicono che non è stato solo il servizio a fare la differenza, ma anche il gioco da fondo. Togliendo gli aces i vincenti sono infatti undici per la britannica e quattro per la slovacca.
Cibulkova va subito in difficoltà nel primo gioco del secondo set. Si porta infatti avanti 40-0, ma un recupero miracoloso di Konta sotto rete la scuote, ed un paio di errori successivi la portano a dover affrontare una palla break, annullata con la stessa amara medicina che ha dovuto subire nel primo set: un gran servizio. La slovacca si salva, ma l’impressione è che giochi, comprensibilmente, sempre sotto pressione. In risposta può far poco, al servizio subisce spesso le botte da fondo di Konta e i giochi se li deve sudare punto per punto. La pressione è un’arma a doppio taglio, alle volte innalza il gioco, altre tira brutti scherzi. È il caso del terzo game del secondo set, quando un doppio fallo ed un errore, oltre ad un vincente di Konta, regalano due palle break alla britannica, che converte la seconda. La partita ora è tutta in rincorsa per Cibulkova, ma è una rincorsa disperata. Konta al servizio concede giusto un punticino e si prende pure il gusto del doppio break con un rovescio lungolinea forte come un macigno e preciso come un cecchino. 6-4 6-2, prima finale in carriera all’alba dei 25 anni per Konta; sarà almeno numero 16 da lunedì.
Nella seconda semifinale si rivede la già due volte campionessa di Stanford Venus Williams, che pare aver trovato il filo perso ad inizio stagione. Dall’altra parte della rete Allison Riske, numero 78 al mondo e battuta qualche mese fa sulla terra verde di Charleston in due set facili.
Venus parte subito bene nel primo set, togliendo il servizio alla connazionale nel secondo gioco e confermando subito il vantaggio con un ace nel turno successivo. Il primo set è una passerella per la maggiore delle Williams, che in venti minuti si porta sul 5-0. Un paio di giochi lottati contribuiscono giusto ad allungare l’agonia e a dare un’impressione di lotta, ma il parziale si chiude sul 6-1. Riske è andata ai vantaggi in ogni turno di battuta, Venus solo nell’ultimo.
Il secondo set diventa invece finalmente partita vera. È Venus la prima ad andare avanti di un break, nel quinto gioco, ma lo cede subito dopo, al termine di un game da 15 punti ed alla sesta occasione per Riske. Williams riesce però ad andare avanti ancora una volta, ed a servire per il match sul 5-4. Qui però, la Venus versione Sjogren vista dal 2010 in poi prende prepotentemente il campo, e quel servizio che tanto ha dato in carriera a Williams diventa d’improvviso un peso: quattro doppi falli, di cui tre consecutivi regalano il controbreak a Riske, che riesce perfino ad arrivare a set point sul 5-6. Lì Venus si sveglia e con un parziale di nove punti a due corre verso la finale e il terzo titolo a Stanford.
Ottava finale a Stanford dunque per Venus (cinque perse e due vinte), alla caccia del suo secondo titolo stagionale e cinquantesimo in carriera.
C’è un precedente tra Williams e Konta: primo turno di Melbourne quest’anno, 6-4 6-2 per l’inglese. Era un’altra Venus, ma era la stessa Konta parsa irresistibile oggi. Sarà ancora una volta, come ormai spesso con Venus, esperienza contro voglia di ribalta.
Risultati:
[1] V. Williams b. A. Riske 6-1 7-6(2)
[3] J. Konta b. [2] D. Cibulkova 6-4 6-2
Lorenzo Dicandia