Quella appena terminata era l’ultima settimana di questo 2016 nella quale ATP e WTA hanno calendarizzato tornei sulla terra battuta, superficie per noi italiani storicamente più foriera di soddisfazioni. Ci si poteva forse aspettare un colpo di coda dei nostri giocatori, motivati a sfruttare l’ultima occasione di portare a casa preziosi punti prima di trasferirsi in massa sul cemento americano, ma la quantità di successi arrivata in questi giorni è davvero sorprendente. Non dimentichiamo che il settore maschile era stordito dall’eliminazione casalinga in Davis, dagli scarsissimi risultati nei tre tornei del Grande Slam e nei cinque Masters 1000 già disputati, dall’aver perso top 30, nonché dal non avere ancora centrato una finale nemmeno negli Atp 250. Non andava molto meglio nel settore femminile, che dopo un ottimo inizio d’anno (i successi di Vinci a San Pietroburgo e di Errani a Dubai) aveva rimediato l’eliminazione dal World Group di Fed Cup ed una sola semifinale nel circuito da inizio marzo in poi.
Ed invece, arriva per fortuna una settimana straordinaria, soprattutto grazie agli uomini, che con Lorenzi a Kitzbuhel e Fognini ad Umago vincono due titoli e con le stesse donne che ben figurano: in tre (Errani e Knapp a Bastad, Giorgi a Washington) raggiungono un risultato più che accettabile come i quarti di finale.
Si potrà obiettare che tecnicamente i successi di Lorenzi e Fognini non siano di primissimo livello, visto che il miglior giocatore sconfitto dal senese era Struff, n°86 del mondo e l’avversario dalla miglior classifica eliminato dal ligure era Elias, settantaduesimo nel ranking. Se oggettivamente sia Kitzbuhel che Umago erano due tornei molto poveri come campo di partecipazione, con due soli top 30 per ciascuno dei due tabelloni, è altresì vero che vincere quattro partite di fila nel circuito Atp è sempre e comunque impresa ardua ed i nostri due giocatori vanno celebrati perché, per motivi diversi, meritano di raggiungere traguardi di questo tipo.
Paolo Lorenzi, nato nel dicembre del 1981, con suo il successo in terra austriaca stabilisce tra l’altro un record, rubandolo al dominicano Victor Estrella Burgos, il quale l’anno scorso vincendo a Quito era stato, a trentaquattro anni e sei mesi, il più vecchio giocatore a vincere il suo primo titolo Atp. Una soddisfazione in più per un giocatore che raggiunge adesso anche il suo best ranking (41), a testimonianza di una ammirevole passione per il suo lavoro, di una encomiabile capacità di sacrificio e soprattutto di una straordinaria abilità nella programmazione dell’attività.
Fabio Fognini può stare simpatico o antipatico per come si comporta in campo, i suoi atteggiamenti spesse volte sono stigmatizzabili, ma è un dato di fatto inoppugnabile che sia il miglior giocatore italiano degli ultimi trentacinque anni ed è giusto ricordarlo, visto che i numeri non mentono e non possono essere smentiti. Giova forse rammentare che ha come best ranking la tredicesima posizione al mondo, che nel 2013 e 2014 ha terminato la stagione nei primi 20, mentre l’anno scorso era subito a ridosso di tale posizione. In più ha vinto quattro tornei, raggiunto sette finali, ottenuto diversi scalpi importanti, tra cui Nadal, Murray e Berdych e, sebbene il doppio non lo giochino i migliori, è comunque una bella soddisfazione aver raggiunto la top ten in tale specialità, con la ciliegina di un Australian open vinto. Complimenti sinceri a Fabio: crediamo che a ventinove anni compiuti, nella fase più matura della sua carriera, sia in grado di dare soddisfazioni ancora maggiori delle tante che già ha regalato al tennis italiano.
Venendo al racconto delle partite dei nostri giocatori, Paolo Lorenzi non dimenticherà facilmente questa settimana, che molto probabilmente resterà (ci auguriamo di sbagliare) la più bella della sua esemplare carriera. Reduce dalla sfortunata (e negativa, specialmente nei primi due set) prova nel doppio di Coppa Davis a Pesaro, è entrato a Kitzbuhel per la seconda volta nel tabellone principale (nel 2014 arrivò ai quarti perdendo contro Goffin) ed è sceso in campo solo dagli ottavi, usufruendo al primo turno del bye in qualità di quarta testa di serie del torneo della cittadina del Tirolo, rinomata soprattutto come stazione sciistica. Suo primo avversario è stato Roberto Carballes Baena, tignoso terraiolo di Tenerife al n°103 del ranking Atp, regolato con facilità con un duplice 6-2 in 1h17’ di partita. Jan Lennard Struff, ventiseienne tedesco all’ottantaseiesimo posto del ranking (best ranking 46 nell’ottobre 2014) contro il quale non aveva mai giocato è stato il suo avversario nei quarti, incontro che si è rivelato una lunghissima battaglia, povera tecnicamente, ma appassionante per il continuo ribaltarsi del punteggio. Paolo, dopo aver vinto facilmente il primo set in mezzora col punteggio di 6-2, ha avuto due match-point per chiudere nel decimo game del secondo parziale quando serviva il tedesco: una volta falliti, arrivati al tie-break alla fine Struff ha avuto la meglio per sette punti a cinque, conquistando un parziale durato ben ottanta minuti. Nel terzo è venuta fuori la maggiore esperienza e la coriacea tenuta mentale di Paolo, che ha cancellato il ricordo della grande occasione avuta ed è tornato a combattere punto a punto in un altro set estremamente lungo e combattuto, sino ad avere la meglio al quinto match-point e guadagnare l’accesso alle semi col punteggio di 6-2 6-7(5) 7-5 dopo centonovanta minuti di partita. In semifinale si è trovato di fronte il numero 2 austriaco, Gerald Melzer (ventiseienne fratello del più noto Jurgen, ex top-ten), numero 107 del mondo: nell’unico confronto sulla terra di Houston nel 2013 Paolo aveva vinto facilmente con duplice 6-2, questa volta è stata molto più difficile, ma è andata comunque molto bene, con una bellissima quanto sofferta vittoria al termine di due set lunghissimi, entrambi terminati al tiebreak. Paolo è stato estremamente bravo soprattutto nel primo parziale a rimontare sotto da 2-5, ad annullare tre set point sul 5-4 40-0 per l’austriaco ed a neutralizzarne un quarto nel dodicesimo game. Nel secondo set, è stato encomiabile a non disunirsi dopo aver avuto annullati a sua volta sei match-point nel decimo game, con al servizio Melzer. Arrivati al tie-break, finalmente, dopo aver avuto altre sei palle match annullate, la tredicesima è stata quella buona per aggiudicarsi con lo score di 7-6(4) 7-6 (13) la seconda finale della carriera, dopo 2h52’ di partita , durata assolutamente straordinaria per un match conclusosi in due soli set.
Paradossalmente, la finale contro il ventiquattrenne georgiano Nicoloz Basilashvili, 123del mondo (best ranking 86 lo scorso ottobre) è stata molto più agevole dei due precedenti incontri, nonostante Paolo avesse alle spalla la grande fatica psicofisica delle sei ore in campo spese tra quarti e semi, mentre il georgiano avesse passeggiato in semi contro Lajovic. Dopo un primo set vinto agevolmente col punteggio di 6-3 in trentotto minuti, Lorenzi ha sofferto maggiormente nel secondo, quando dopo essersi fatto rimontare da 3-1 sopra, ha subito la reazione del georgiano, che giocando molto meglio rispetto al primo set si metteva alle sue calcagna: per fortuna nel decimo game Basilashvili, chiamato a servire per rimanere a servire nel match, sul 30 pari ha sentito la tensione, lasciando cosi a Paolo la possibilità di esultare per il primo titolo della carriera, in un torneo dal passato glorioso, che vanta nel suo albo d’oro tantissimi grandi giocatori tra i quali vari vincitori di Slam come, andando a ritroso nel tempo, Del Potro, Gaudio, Ivanisevic, Muster, Sampras, Vilas, Gerulaitis, Orantes ed il nostro Panatta.
Al Generali Open, tentando di passare dalla porta di servizio delle qualificazioni, si sono iscritti anche Filippo Volandri, Matteo Donati e Lorenzo Sonego. Se quest’ultimo ha avuto subito disco rosso da Guido Andreozzi, 140 ATP e tds n° 1 del tabellone, che lo ha sconfitto 3-6 7-5 6-4 in due ore e dieci, per il tennista di Alessandria vi è stato prima il successo sul teutonico Matias Bachinger, eliminato 6-7(2) 6-2 6-2 dopo 1h45’, prima di subire l’eliminazione in tre set da parte del veterano Daniel Gimeno-Traver, qualificatosi con lo score 6-2 3-6 6-3 dopo cento minuti di match. Solo Volandri è riuscito a qualificarsi, prima al termine di una grande rimonta contro il tedesco Nils Langer, n°266 Atp, alla fine eliminato grazie ad un successo archiviato 6-1 2-6 7-6(4) in novantatre minuti di partita. Nel turno decisivo Filo ha vendicato Sonego, sconfiggendo Andreozzi con lo score 0-6 6-2 6-3 in meno di un’ora e mezza di gara. Una volta approdato al tabellone principale il livornese si è ritrovato opposto a Karen Kachanov, centoquattresimo giocatore al mondo, classe 96 ed uno dei teen-ager più interessanti del circuito. Purtroppo per Filo, avanti di un break in entrambi i parziali, non vi è stato nulla da fare davanti alla grande potenza dei colpi del giovane russo, vincitore con il punteggio di 6-2 6-4 in un’ora e nove minuti di partita.
Passando all’altro eroe azzurro della settimana, Fabio Fognini…
SEGUE A PAG. 2