F. Fognini b. B. Paire 4-6 6-4 7-6(5) (Emmanuel Marian)
È noioso anche per noi cominciare sempre allo stesso modo, anche una partita così piena di emozioni. Ma al termine di un incontro che Fognini aveva prima perso, poi riacciuffato, ancora perso quando ha annullato due match point e infine vinta al tiebreak, l’italiano ha parlato con tutti tranne che con Ubitennis, scusandosi con Vanni Gibertini perché “mi dispiace che ci vada di mezzo lei”. Ai lettori il giudizio, noi torniamo alla partita.
Una battaglia all’ultimo sangue tra due bizzarri talenti, verrebbe da dire. Il court 2 si è trasformato in un circo per il match di secondo turno tra il nostro Fabio Fognini e Benoit Paire; un circo fatto di improvvisi fuochi d’artificio e disperate sventatezze, utili a incendiare una tenzone che deve’essere stata spassosissima per gli spettatori, pochini, non coinvolti da questioni patriottiche. Italiani e francesi, invece, hanno vissuto un drammone sportivo gravato dallo spettro dell’ignoto: nessuno, fino alla stretta di mano finale, si sarebbe potuto ragionevolmente dire certo della vittoria di un contendente piuttosto che dell’altro. “Fognini è anche più pazzo di me“, aveva dichiarato Paire in un’intervista rilasciata qualche tempo fa. La questione, evidentemente, dà un certo qual fastidio a Benoit, che ha messo tutto l’impegno possibile per sorpassare il tennista ligure in questa speciale classifica.
Fogna parte male e cede a zero il servizio nel game inaugurale, complice una palla corta da urlo di Paire che è una dichiarazione d’intenti. L’azzurro sparacchia e ostenta un linguaggio del corpo poco rassicurante. A rassicurarsi è invece Benoit che, continuamente foraggiato dagli altrui regali, può mettere in pratica a cuor leggero le proprie ardite risoluzioni. L’estemporaneo avignonese si porta rapido sul quattro a zero cavalcando un terrificante parziale di sedici punti a due mentre Fognini, sempre più indispettito, scuote la testa e minaccia ripetutamente di violenze la malcapitata Babolat. Servirebbe un po’ di calma, qualità certamente non primaria nella palette caratteriale del ragazzo, eppure Fabio inizia a dare qualche segno di risveglio, seppur scostante. Finalmente nel quinto gioco muove lo score, e in quello successivo recupera uno dei due break perduti. Non gioca come vorrebbe, e alcune colorite espressioni che seguono i frequenti colpi malriusciti lo evidenziano: “Mi viene voglia di spaccare tutto”, esclama nel settimo gioco, subito prima di commettere il doppio fallo che gli costa un altro turno in battuta. Fogna, ora sotto per cinque a due, sfoga la frustrazione lungamente covata mettendo a segno un fuori campo che gli costa un warning ma lo rimette al mondo. Per recuperare il set è tardi, anche se si ha l’impressione che il taggiasco, mettendoci un pizzico di attenzione in più, potrebbe far partita pari. La rimonta del numero 40 ATP si ferma sul 5-4 e 15-0 esterno, ma l’andazzo della partita sembra mutato.
L’inizio del secondo set non parrebbe dare questa impressione, a dirla tutta, perché Paire borseggia subito il servizio all’italiano dopo un punto da cinema sulla palla break; un pazzesco recupero su smorzata di Fognini seguito da gran volée dorsale a vanificare il lob tentato da quest’ultimo. Il tennista azzurro ha però cambiato atteggiamento e riesce a riemergere assestando subito il contro break, da quel momento concedendo un solo punto al servizio nell’intera seconda frazione e dando la netta impressione di esserne in controllo. Il ritrovato buonumore del nostro portacolori si palesa alla fine del nono gioco quando, con la gentile collaborazione di un attore consumato qual è il barbuto francese, esalta il pubblico con un siparietto comico: il suo recupero è facile preda di Benoit che deve solo appoggiare dall’altra parte del net, ma vista la compromessa situazione del game il numero 32 del mondo decide di chiudere con un colpo in mezzo alle gambe al salto che termina lungo. Sullo slancio Paire finisce nel campo dell’italiano e i due vanno a sedersi affiancati, mentre Fogna offre il “cinque” all’avversario in segno di approvazione. Tuttavia, la sedicesima testa di serie del torneo olimpico perde il sorriso nel decimo game, quando un propositivo Fognini piazza la zampata in risposta nel momento più opportuno: si va al terzo.
Il favorito, a questo punto, sembra il ligure, che scatta tenendo ancora a zero il primo turno in battuta del parziale decisivo, ma qualcosa all’improvviso si rompe. Il francese ritrova d’incanto il pestifero rovescio mentre Fabio, persi un paio di punti alquanto sfortunati, si disunisce, finendo in un batter d’occhio con la testa sott’acqua. Sul 3-1 Francia e 0-30 con l’ex numero 13 del mondo al servizio sembra finita, ma Fabio, che nel frattempo ha chiesto l’intervento del trainer per un presumibile problema all’adduttore, anche grazie a una clamorosa demi-volée rovescia giocata con le spalle rivolte alla rete rimane in vita. Sul 5-3 piazza un gran game in risposta e si procura la palla break che riaprirebbe tutto, ma Benoit trova tre servizi vincenti che profumano d’intervento divino. Fabio però adesso lotta, cerca di procrastinare la stretta di mano, mette tutto sé stesso. Salva anche due match point nell’interminabile nono gioco durato venti punti per concedersi un’estrema possibilità e viene premiato. Intento a servire per il match Paire è preso d’assalto, finisce sotto 0-30 con il dritto che torna ballerino come nei momenti bui, si salva dallo 0-40 con un pallonetto irreale quando ormai era spacciato ma infine cede, e pochi minuti dopo deve tornare in battuta per guadagnare almeno il tie break, che in effetti agguanta. Nel gioco decisivo il francese esordisce piazzando un mini break, ma cede quattro punti consecutivi che somigliano a una condanna. Fabio si issa sul 6-3 con tre match point a disposizione: Benoit annulla il primo con il servizio e sul secondo il falco decreta fuori di mezzo millimetro un rovescio altrimenti vincente dell’italiano. Rimane una possibilità che Fogna si gioca con la seconda; Paire prova a sparigliare e avanza, ma viene infilato dal passante lungo linea definitivo.
Fognini ha vinto perché ha resistito un minuto più del solito alla malia dell’autodistruzione. O forse, più prosaicamente, perché per una volta ha capito che nulla è perso finché non è perso davvero, e che le cose umane, anche giunte al loro più basso punto di miseria, a un certo punto devono risalire la china dal lato opposto. Si faccia coraggio, Fabio, e soprattutto si rilassi: nel prossimo turno affronterà Murray, e non sarà certo lui ad avere molto da perdere. I precedenti, peraltro, parlano di due vittorie a testa e ricordano quella che resta l’impresa più bella nella carriera del Nostro, la sfolgorante vittoria in Coppa Davis, nella primavera del 2014, davanti al Golfo di Napoli.
[3] R. Nadal b. A. Seppi 6-3 6-3 (Raffaello Esposito, erresse)
Andreas Seppi, se non alle Olimpiadi,, quando? Il cemento lento di Rio, quasi un ossimoro oltre la rima, non favoriva certo il tennista italiano, che quest’anno ha ottenuto i migliori risultati di una stagione opaca sull’erba di Halle e Nottingham, dove ha raggiunto rispettivamente i quarti e le semifinali. Ma la possibilità di fare di più contro un Rafael Nadal che ha rivisto il campo solo in Brasile dopo il ritiro choc di Parigi c’erano tutte. Forse era utopia pensare di bissare l’unica vittoria ottenuta in sette precedenti – Rotterdam 2008 – ma da chi era stato capace di battere Federer agli Australian Open era forse lecito attendersi di più.
Invece Andreas non è mai stato in partita, anche se un paio di scambi spettacolari alla fine li ha vinti lui. Con uno era persino andato a conquistarsi la seconda (e ultima) palla break, che aveva fatto sobbalzare dalla sedia tutto l’angolo azzurro. Ma non era giornata, a Nadal in fondo bastava tenere la palla lunga perché o Andreas accorciava oppure, se prendeva un rischio l’altoatesino, la palla cadeva ovunque tranne che all’interno del campo di gioco. Nonostante un Seppi così indolente, Rafael Nadal che in altri tempi avrebbe travolto l’avversario, ha appena fatto il suo, cercando di non forzare troppo – anche perché ha capito subito che non ne aveva troppo bisogno – e provando qui e lì un dritto dei tempi che furono o un rovescio aggressivo “moderno”. Ne ha approfittato Rafa per testare anche questo suo nuovo gioco aggressivo, meno piantato sulla linea di fondo, pronto a venire avanti non appena lo scambio diventava più corto. Non è andata malissimo, ma servono altri test, magari più impegnativi. Nonostante tutto questo la partita non è stata né bella né avvincente, visto che mai il risultato è stato realmente in dubbio. Nadal è andato subito 3 a 0 e anche se ha faticato a tenere il servizio e ha dovuto annullare l’unica palla break del primo set. Da lì l’andamento regolare del punteggio, con una opportunità per Rafa di chiudere col doppio break – più che del gioco di due atleti solidi era il risultato di mille titubanze. A parità di problemi non poteva che vincere il più forte.
Secondo set ancora più sconclusionato, Rafa andava avanti 2 a 1 dopo che non gli era riuscito il break nel primo game, e poi teneva il 4 a 2, il gioco più spettacolare del match, partendo da 0-30 e salvando la palla break di cui abbiamo accennato in apertura. La partita continuava ad essere poco bella, con Seppi che davvero faceva fatica a tener dentro il rovescio, e Rafa non aveva bisogno di chiudere col servizio perché nel nono game, dopo che Seppi aveva annullato un primo match point con un dritto finalmente profondo, al secondo pure gli dei hanno deciso che ne avevano abbastanza e hanno fatto morire un rovescio dello spagnolo sul nastro, facendolo cadere nella parte azzurra. Giusto così, ma con Simon c’è il sospetto che non sarà così semplice per lo spagnolo.
Per l’Italia purtroppo si prospetta la fine dei giochi, considerato quanto è indietro Fognini. Speravamo che lo spirito olimpico, che qualche soddisfazione agli outsider sta finendo per darla, potesse inverarsi anche tra i nostri. Magari nel doppio.
D. Kasatkina b. S. Errani 7-5 6-2 (Tommaso Voto)
Il sogno olimpico, almeno in singolare, di Sara Errani si infrange sul talento e l’esuberanza della russa Kasatkina, che vince in due set ed accede ai quarti di finale. La prestazione dell’azzurra è stata tutto sommato positiva, considerando anche che, negli ultimi mesi, Sarita aveva perso fiducia nel proprio gioco e si è presentata a Rio con molti dubbi e poche certezze. Ora le speranze di medaglia per il tennis italiano (che non sale sul podio dal 1924, quando a Parigi Uberto De Morpurgo vinse il bronzo), sono tutte sul doppio, perché Errani e Vinci (ma anche Fognini e Seppi che sono ai quarti), con la caduta delle sorelle Williams hanno la possibilità di arrivare quantomeno in semifinale. La ricomposizione delle Cichis (voluta fortemente dal presidente del Coni Malagò per queste Olimpiadi), dopo la traumatica separazione avvenuta nel marzo del 2015, è stata certamente un azzardo calcolato, ma non va dimenticato che le due ragazze, insieme, hanno scritto pagine indelebili per il tennis azzurro. Infatti Errani-Vinci cercano la “ciliegina sulla torta”, ovvero quella medaglia olimpica svanita a Londra 2012 (persero dalle Williams), che può rappresentare l’ultimo tassello di una carriera straordinaria, infatti sono state n.1 del mondo di specialità ed hanno vinto 5 Slam e ben 22 titoli WTA.
È stata una partita intensa, in cui Errani ha cercato di variare il gioco e di tenere la sua avversaria lontano dalla linea di fondo. Questo schema ha funzionato nei primi game, poi il lift dell’azzurra ha perso di intensità e la giovane russa ha iniziato a colpire con continuità, sia di diritto che di rovescio. Daria non soffre i rimbalzi alti, perché sale bene sulla palla ed esegue anche il rovescio in salto. Kasatkina è una tennista di prospettiva, il suo gioco non è monocorde ed improntato alla ricerca esclusiva della potenza. C’è un uso sapiente delle variazioni di ritmo, soprattutto con il topspin di diritto, e soluzioni tattiche non banali. A questo bagaglio tecnico la russa associa un comportamento in campo irreprensibile e decisamente educato, è raro vederla scivolare in atteggiamenti stizziti o scomposti. Questa ascesa è iniziata già nel 2015, quando ha chiuso l’anno al n.72 del mondo dopo aver scalato ben 298 posizioni, tanto che la rivista Sport Illustrated la sceglie come rookie of the year. È dotata dal punto di vista difensivo, infatti in passato si è ben comportata sulla terra battuta, su cui ha vinto il Roland Garros juniores nel 2014. Sa anche variare con il rovescio ad una mano, che trasforma in smorzata, soprattutto incrociata. Mentre il diritto inside out è una variante costante dei suoi schemi d’attacco, che comportano sempre una costruzione del punto attraverso una serie di cambi di angolazione. Alla russa manca il colpo definitivo, ma nel complesso il suo sistema di gioco è solido ed incisivo, infatti contro Errani è riuscita sempre a trovare la contromossa giusta. Sono stati due gli elementi decisivi di questa vittoria della ragazza di Togliattigrad (città russa denominata così nel 1964 in onore del segretario del PCI appena scomparso): il primo è stato sicuramente lo scarso rendimento al servizio dell’azzurra, che in risposta è stata investita dalla sua avversaria in mondo praticamente chirurgico. Il secondo aspetto su cui Kasatkina ha inciso è stata la profondità dei colpi da fondo campo, in quanto la russa ha sempre cercato di tenere alto il ritmo con entrambi i fondamentali al rimbalzo, mentre l’azzurra, soprattutto con il rovescio, ha spesso giocato “corto”. Le sue parabole alte e lente non hanno rappresentato un problema per la sua avversaria, che ha affondato alla prima possibilità con il diritto ribaltando così l’inerzia dello scambio.
L’emozione frena Daria, che ha un inizio incerto al servizio, infatti scivola subito sotto 0-40 e sembra soffrire il lift della Errani. Con l’aiuto di un paio di accelerazioni Kasatkina neutralizza il pericolo e conquista il primo gioco. Con il passare dei minuti la n.27 del mondo prende coraggio e conquista il break, anzi si porta sul 3-0, ma Sara ha molti rimpianti, in quanto fallisce ben 5 opportunità del controbreak. Si gioca a folate, la russa spinge molto di diritto, mentre Errani prova qualche variazione, come il drop shot, su cui Kasatkina arriva molto appesantita. Al sesto tentativo la romagnola strappa la battuta alla sua avversaria ed è 3-3, che è tutto sommato un punteggio giusto considerando le forze in campo. Le due tenniste si stabilizzano, si vedono lunghi scambi e cambi di fronte, in cui però è sempre la russa a fare la prima mossa. Del resto Errani ha un gioco di attesa, mentre la sua avversaria prova a muovere maggiormente la palla con il lungolinea o con angoli stretti di rovescio. Il nono gioco è la svolta, perché Kasatkina fallisce più volte la palla del 5-4 e con un errore banale concede la palla break. Sara è una tennista tatticamente evoluta, infatti si costruisce bene il punto e si conquista il diritto di servire per il set. La russa si scuote e torna ad essere aggressiva, infatti mette subito in crisi l’italiana in battuta e conquista un insperato controbreak. L’andamento della tennista russa è pieno di alti e bassi, alterna colpi straordinari ad errori banali e di precipitazione. Nell’undicesimo game dal 40-0 sembra tutto tranquillo per Daria, ma Errani non arretra di un centimetro e si conquista due opportunità di break (bellissimo il drop shot con cui Sara si porta ai vantaggi). È un game molto intenso, che la n.27 del mondo risolve con un ace e con un urlo quasi liberatorio. Ora tutto il peso della responsabilità è sul servizio dell’italiana, che è costretta ad annullare 3 set point. Il primo è un errore clamoroso della russa, che a campo aperto affossa un diritto in rete, mentre nel secondo caso è straordinaria Errani a rovesciare uno scambio che sembrava perso. Ma è una risposta fulminante di rovescio a certificare il set a favore della Kasatkina, che si chiude con il punteggio di 7-5. Sebbene l’italiana metta il 95% di prime in campo, non è mai riuscita a giocare con tranquillità da fondo campo, mentre la russa ha pagato qualche svarione di troppo.
Anche nel secondo parziale le dinamiche non cambiano, Errani cerca di rimandare tutto dall’altra parte in attesa di qualche gratuito della russa. C’è un break ed un controbreak immediato, ma l’italiana è troppo discontinua e subisce gli affondi lungolinea della Kasatkina. È il servizio il problema strutturale di Sara, perché pur tenendo una percentuale altissima di prime in campo (che superano il 90%), non riesce mai ad ottenere punti immediati, ma è sempre costretta a difendersi. In pochi minuti la russa è sul 3-1, ma manca nuovamente l’affondo decisivo e l’ex finalista del Roland Garros, con l’ennesima palla corta del match, ottiene il controbreak. Si lotta punto a punto, Errani prova a rallentare ma, di rovescio, la russa è in grado di trovare il vincente da ogni angolazione. Dal 3-2 c’è lo sprint decisivo della Kasatkina, che prende il sopravvento in ogni settore del campo e si qualifica per i quarti di finale del torneo olimpico, dove troverà la statunitense Keys, che in precedenza aveva battuto la spagnola Suarez Navarro.
(in aggiornamento)
Risultati:
[3] R. Nadal b. A. Seppi 6-3 6-3
[16] B. Paire vs F. Fognini
D. Kasatkina b. S. Errani 7-5 6-2