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[2] A. Murray b. F. Fognini 6-1 2-6 6-3 (dal nostro inviato a Rio de Janeiro)
C’è tutto Fognini in questo terzo turno olimpico giocato contro il favorito per l’oro Andy Murray. Un inizio abulico, la trasformazione in cavaliere dall’armatura scintillante per poi perdersi dietro ad un presunto torto arbitrale in un finale d’oblio. Peccato perché ad un certo punto ci avevamo creduto, quando Murray aveva perso 8 giochi di fila e non teneva gli scambi, avevamo sperato in un colpaccio simile a quello che fece Raffaella Reggi a Seoul nel 1988, quando sconfisse Chris Evert.
L’inizio in un ambiente a bassa energia (dato che buona parte dell’energia è sul campo 1 dove giocano Bellucci e Goffin) non sembra gradita a Fognini, che nei palleggi prolungati da fondocampo sembra essere quello che sbaglia per primo. Le condizioni di gioco non sono semplici: c’è parecchio vento sul centrale, quasi più che non sui campi laterali, la temperatura è di circa una decina di gradi più bassa rispetto all’ultimo giorno in cui si è giocato. Senza dover nemmeno spingere sull’acceleratore, Murray sale sul 3-0 in 12 minuti: allo scozzese è sufficiente tenere la palla in campo che a fare gli errori ci pensa Fognini. Il nostro portacolori parlotta un po’ con l’arbitro, ma non sembra destarsi dal torpore: con un doppio fallo cede il secondo break per il 4-0 Murray. Un diritto rabbioso sul primo punto del game seguente potrebbe essere un segno di risveglio da parte del giocatore di Arma di Taggia, ma purtroppo per i colori italiani il punteggio scivola inesorabile sul 5-0. Ci vuole l’onta di un possibile “cappotto” per scuotere Fognini, che risalendo dal 15-40 ed annullando tre set point toglie lo zero dalla casella vicino al proprio nome, anche se Murray incamera poi comodamente il primo set nel game successivo concludendo con un bel rovescio incrociato.
Nonostante uno scriteriato smash da fondocampo ed una mini-polemica di Murray a proposito di alcuni cartelloni che si erano spostati a causa del vento durante un punto, Fognini riesce a tenere il servizio d’apertura del secondo set. Sull’1-1 Fognini appare poco convinto e già dal primo colpo in risposta Murray può penetrare: una volée di dritto in allungo, quasi parando un passante, lo porta subito 0-30 nel terzo game del secondo set. Ancora un rovesciaccio di Fabio, col corpo posizionato “a sacco di patate”, concede due palle break allo scozzese. Dopo una manciata di colpi Fognini decide che non è più il caso di seguire lo scambio, e un rovescio incrociato manda il campione di Wimbledon avanti di un set e di un break, con la strada spianata verso i quarti di finale.
La tiritera con la racchetta (prima la sbatte in terra, poi la cambia) frutta a Fognini qualche sporadico punto, figlio più di un paio di errori di Murray che di altro. Una stecca concede all’azzurro due palle break, e lui le sfrutta: tiene lì l’avversario, cerca di non perdere metri e provoca un altro colpo fuori misura, 2-2. Era l’ultimo treno e Fognini lo ha preso, adesso deve essere bravo a rimanerci ben saldo sopra.
Murray adesso, pur tenendo i piedi sulle linee, sbaglia abbastanza. Fognini lo sposta col dritto, che mostra ormai insperata vitalità, e completando un parziale di 10 punti a 1 non soltanto tiene il turno di servizio immacolato, ma mette la testa avanti anche nel game seguente. Non si capisce bene se sia stato lo spegnimento improvviso di Murray a riaccendere Fognini, o viceversa, ma altri due gratuiti gravissimi valgono palla break e break tricolore. 4-2 e servizio. Adesso Murray cerca di giocare qualche back in più, mandando dall’altra parte del campo palle un po’ più ostiche da sollevare. Raggiunge il 30-0 in risposta, poi Fognini mette nell’angolino uno smash molle giocato indietreggiando e riesce a far girare di nuovo il vento in suo favore con tre vincenti di fila (dritto, servizio, passante). 5-2.
Quattro game di fila Fognini, Murray serve per rimanere in un set dal quale sembra essersi assentato di colpo, senza una ragione valida. E non sembra intenzionato a rientrare: quando non è Fognini a spingere è Murray a sbagliare, e così arrivano tre palle che sono sia del break che del set. La seconda è quella giusta, lo scozzese scende a rete ma Fognini lo “lobba” e azzera tutto: terzo set.
La serie di giochi consecutivi del ligure non si allunga a cinque quando tiene ai vantaggi il suo turno di battuta iniziale del set decisivo. Sul 30-30 Murray sbaglia una risposta più che possibile su una seconda di servizio e si stizzisce non poco con se stesso. Fognini ora sembra molto più calmo e paziente, tiene i palleggi da fondo ed attende l’occasione propizia per affondare gli attacchi. Nel game seguente, un brutto diritto in rete di Murray lo affossa sul 15-40, da cui ne esce con un ace ed un servizio vincente. Il game si prolunga, il britannico non trova continuità mentre Fabio appare avere molto chiaro quello che deve fare: scambiare per poi lasciar partire le sue accelerazioni. Sulla terza palla break un diritto in corsa incrociato di Fognini trova impreparato Murray, che cede così il quarto turno di servizio consecutivo.
Il pubblico canta il nome dell’italiano, che in virtù dei suoi successi nell’ATP 500 qui a Rio (ricordiamo su tutti quella su Nadal lo scorso anno), è molto apprezzato dai carioca. Arrivano tre palle del 3-0 che Murray annulla con tre vincenti (il primo in verità è una palla snobbata da Fognini pensando che fosse fuori), poi due palle del controbreak per Murray, anche queste annullate (la seconda con uno splendido diritto vincente inside-out) – due gratuiti del n.2 del mondo da fondo, un diritto ed un rovescio, siglano il ottavo game consecutivo per l’italiano, che passa in testa per 3-0 nel set decisivo.
Murray tra il furioso e l’incredulo rimette insieme il suo gioco per interrompere la serie, poi riceve in dono il controbreak da tre errori gratuiti di Fognini, che dal 40-30 cede la battuta in un turbinio di vento. Sulla palla del 4-1, il “Fogna” mette una bella prima che il giudice di sedia chiama fuori, ma che il “falco” chiamato dall’azzurro (l’ultimo a sua disposizione) vede dentro.
L’atmosfera ora è molto più elettrica di quanto non accadesse all’inizio, con le opposte fazioni dei tifosi britannici e “latini” che si sfidano a colpi di coro. Fabio continua il suo “passaggio a vuoto” (come diceva il prode Giampiero Galeazzi) ed a forza di gratuiti viene raggiunto da Murray sul 3-3 e poi superato sul 4-3 con un break concesso a zero, lamentandosi del pubblico con l’arbitro tra un servizio e l’altro. Al cambio di campo arriva anche il giudice arbitro Wayne McEwen a parlare con Fognini, che evidentemente non ha digerito quell’overrule nel quinto game che lo avrebbe privato del 4-1.
Il resto del match, purtroppo, è un campionario della parte più brutta di Fognini: colpi sparacchiati, errori gratuiti in successione per arrivare al 6-1, 2-6, 6-3 finale in 2 ore e 7 minuti.
Fognini esce dal campo togliendosi il cappello in segno di rispetto per la folla, e si avvia a prepararsi per l’impegno nel doppio misto insieme con Roberta Vinci, l’ultimo tabellone che vede l’Italia in gara.