Se il numero uno americano è diventato Steve Johnson, non proprio un fenicottero sui campi da tennis, il futuro è dalla parte degli Stati Uniti e a New York l’attesa per vedere ben figurare i propri giovani beniamini è altissima. Del resto, finora la stagione 2016 finora ha riservato le principali sorprese proprio dal serbatoio statunitense.
Partiamo da un presupposto agghiacciante, per un Paese che ha scritto la storia di questo sport: gli USA non vantano alcun giocatore nei primi venti nell’ultimo ranking ATP; un dato che, in apparenza, sembrerebbe terribile. E, in valore assoluto, lo è. La classifica, però, cela più di una speranza per il tennis a stelle e strisce e per la USTA; un futuro molto più luminoso di quello che, qualche anno fa, disegnavano Donald Young, Ryan Harrison e il pur bravo John Isner, uno che tra i primi dieci ci è arrivato.
Nei primi cento della classifica, gli americani sono sei: dietro a Johnson, Isner, Jack Sock, tipici prodotti della scuola USA “gran servizio e dritto” che si stanno togliendo buonissime soddisfazioni in relazione al reale potenziale, troviamo il veterano Sam Querrey e l’ex promessa Young. Tra loro, al n° 54, c’è quel Taylor Fritz che durante la stagione in corso è esploso, facendo gridare al fenomeno. La giovane età, 18 anni, e la facilità di gioco (anche lui sullo stesso stile dei connazionali più famosi), sono dalla parte di Fritz, capace di scalare 120 posizioni in questo 2016, giungendo in finale a Memphis. Nelle ultime settimane il giovanotto non ha brillato, ma si può considerare logico contraccolpo nell’ambientamento a questi livelli. A New York gran parte della pressione sarà sulle sue spalle.
Molto più interessante, per gli Stati Uniti, è la porzione di ranking tra la posizione 100 e la 200: qui troviamo undici statunitensi, alcuni dei quali grandi prospetti in rampa di lancio. Citiamo chi più si sta mettendo in mostra, con relativa età: Bjorn Fratangelo (23), Dennis Novikov (22), Jared Donaldson (19), Frances Tiafoe (18), Stefan Kozlov (18), Noah Rubin (20). Tutti nomi che gli appassionati ben conoscono, e che rappresentano un bacino interessante dal quale (spera l’USTA) pescare, se non un altro Agassi o Sampras, nuovi top ten.
Fratangelo ha brillato, nel 2016, a livello Challenger, mentre Donaldson è letteralmente esploso nell’estate sul duro americano, battendo tra gli altri Millman, Fognini, Groth e Almagro, dimostrando di poter già stare nel circuito principale a 19 anni.
Chi arriva fortissimo dalle retrovie è Frances Tiafoe: l’allievo di José Higueras ha rotto il ghiaccio nei Challenger vincendo a Granby, Canada, dopo quattro finali stagionali, scalando cinquanta posizioni nel ranking.
È di 200, invece, il salto di Stefan Kozlov, uno che i lettori più attenti aspettano con interesse da almeno un paio d’anni, ma che è stato frenato da qualche intoppo fisico di troppo.
Oltre il 200 troviamo altri due ragazzi da tenere d’occhio: il primo, Reilly Opelka, ha già fatto capire perché. L’ex re di Wimbledon Juniores è al n° 295 con un bilancio di 5 vittorie e 5 sconfitte nel circuito ATP, tutte negli ultimi tempi, e vale la pena ricordare che lo scorso 4 gennaio era attestato al n° 981. Un’esplosione, quella di Opelka, fragorosa quasi quanto quella di Fritz e Tiafoe. Che sia lui il quarto “Fab” del futuro USA?
Facile immaginarlo. Per il quinto, si candidano in tanti, ma i più accreditati sembrano Tommy Paul (215) e Miacheal Mmoh (385), che ancora faticano a imporsi fra i grandi dopo i successi a livello Junior, ma che hanno tempo e qualità dalla loro parte.
A Flushing Meadows potremo ammirare sicuramente Mmoh, Fratangelo, Tiafoe, e il campione Ncaa Mackenzie McDonald (21) in tabellone, usufruendo tutti di una wild card. Interessanti anche le qualificazioni degli US Open, dove gli organizzatori hanno assegnato diversi inviti a giocatori molto giovani.
La federazione statunitense ha dovuto attendere molto, investendo anche di più, ma la stagione del raccolto potrebbe essere meno lontana del previsto. Nel quarto Slam dell’anno, in assenza di Federer, con Nadal e Djokovic acciaccati, un motivo d’interesse in più sarà certamente dato dalla “new generation” indigena. Con un potenziale così, in prospettiva, la Patria di McEnroe, Connors, Sampras, Agassi e Courier potrebbe avere trovato almeno un nuovo campione.