A volte, in mezzo alla professionalità ormai estrema (giustamente e comprensibilmente) dei circuiti ATP e WTA, capita di trovare ancora giocatori e giocatrici che riescono a trasmettere a chi li guarda l’essenza più ludica del tennis, la voglia di stupire, di divertire e divertirsi. Ci sono molti modi per aggredire un colpo da fondocampo, per andare a tagliare una volée con la rotazione all’indietro, per anticipare una traiettoria cercando il vincente. Di norma, ogni giocatore di alto livello (e per alto livello si intende chiunque sia nei primi due-trecento delle classifiche mondiali) andrà sul colpo nel modo più efficiente possibile, con la massima certezza del risultato come obiettivo primario: è così che si diventa davvero forti in uno sport di percentuali, e non di situazioni.
Tutto vero, tutto giusto, tutto abbondantemente visto e rivisto. Poi capita che a metà pomeriggio di un venerdì di prima settimana Slam, sul practice court 3 di Flushing Meadows, nel bel mezzo di una delle giornate più incasinate e frenetiche possibili, i terzi turni di due tabelloni in pieno svolgimento, con l’aggiunta del programma dei doppi e l’arrivo degli junior, due tipi a dir poco originali e fuori dagli schemi, sia per modo di giocare che per modo di essere, decidono di farsi un’oretta di allenamento in modo spensierato come fossero amici al circolo sotto casa. Signori, con la collaborazione di Benoit Paire (suo partner di doppio) come spalla, benvenuti al Dustin Brown show.
In testa al pezzo, un perfetto impatto di dritto, il colpo migliore del tedesco-giamaicano, confesso di aver scelto l’immagine per puro senso estetico, simmetria della figura dell’atleta, e il bell’effetto dell’ombra sul campo. Un po’ di tennis “easy” ci voleva oggi, dopo i drammi sportivi di ieri notte, protagonisti con alterne fortune i giocatori italiani.
Qui sopra, altre esecuzioni da fondo di Dustin, con la sua caratteristica azione del braccio-racchetta estremamente raccolta e vicina al busto con il gomito, la gran parte dello swing viene sviluppato dall’avambraccio con la collaborazione della torsione busto-spalle.
Qui sopra, una splendida accelerazione inside-out, lo sventaglio è potentissimo, condotto dal finale dello swing e controllato dalla rotazione interna dell’avambraccio, un vincente netto.
Fin qui, tutto piuttosto “normale”, se si può considerare normale un palleggio di riscaldamento a duecento all’ora (figura retorica, ma nemmeno tanto, perchè a 150 kmh a occhio certe botte ci arrivavano eccome), con Dustin che si divertiva a rallentare per poi esplodere fucilate improvvise. Avevo già visto Paire allenarsi con Juan Martin del Potro, direi che il buon vecchio Benoit in tre giorni ha fatto un pieno di drittoni mica da ridere. E poi si passa al circo. Dustin si allena a rete, come vediamo qui sopra, con la disinvoltura e l’elasticità felpata che lo contraddistinguono, particolarmente evidenti nelle immagini in cui con scioltezza incredibile va in semisospensione su un paio di palle alte, come un cestista al rimbalzo.
Qui sopra, sono stato fortunato a prendere l’istante in cui Dustin decide di fare una volée smorzata di rovescio: una delle più clamorose immaginabili, affettata che di più non si può, osserviamo il finale in orizzontale, ma soprattutto osserviamo la palla. Ha superato il net di forse 5 centimetri, e non ha rimbalzato, ha scavato il cemento con il backspin. Gran risata di Paire, che come quando veniva bombardato da Del Potro l’altro giorno dimostra gran senso dell’umorismo almeno in campo di allenamento.
Ma lo show stava appena entrando nel vivo: su una serie di passanti al corpo, a tutto braccio, Dustin decide semplicemente che non ha voglia di spostarsi dalla traiettoria, e a sinistra si sfila dal colpo togliendosi la palla letteralmente dalla tasca, con una mossa da torero, mancava solo un “Olè” dal pubblico. A destra, ancora meglio: direttamente un colpo dietro la schiena, tranquillissimo e in apparente disinvoltura, messo perfetto in lungolinea, e non è che Paire che carica il rovescio in spinta tiri piano. Non sono i “trick shot” in sè a impressionare, per quanto notevolissimi, è la naturalezza con cui li fa. Ma non era finita.
Un po’ sfidato da Benoit a rifarlo, un po’ perchè si stava divertendo davvero e si vedeva, passando a fondocampo con il francese a rete Dustin ha piazzato il “numero” finale: una serie di impatti dietro la schiena, uno dopo l’altro, tutti – tutti! – in campo, e più di qualcuno decisamente competitivo, teso e ben colpito. Dietro la schiena, ripeto. Qui sopra, due esempi pazzeschi: a sinistra una palla bassissima, ben sotto le ginocchia, che Dustin “risolve” piegandosi all’indietro per poter scendere a sufficienza con la testa della racchetta, una sorta di “tweener” rovesciato rasoterra, e tirato bello forte. A destra, una cosa che non avevo mai visto: sempre impatto dietro la schiena, ma su una palla oltre l’altezza delle spalle! Non serve commentare oltre, guardate la postura di avambraccio e soprattutto polso, da scardinarsi l’articolazione. Ovviamente il colpo è un “no look” totale, ma osservate il piano di impatto: perfetto, in linea, sweet spot centrato in pieno, con la palla dietro la nuca.
Un misto tra un giocoliere e un acrobata, che gestisce quasi in contorsione pallate a livello professionistico. Applausi, sipario, grazie e buonanotte.