US Open, ultimo Slam stagionale. Quando sono stati giocati metà dei quarti di finale del singolare maschile e femminile, vediamo come è andata nel complesso per il contingente tennistico proveniente dai paesi dell’ex Jugoslavia la trasferta nella Grande Mela.
Iniziamo a dire che complessivamente erano in 16 ai nastri di partenza, 9 in campo maschile e 7 in quello femminile: a Melbourne erano in 19, a Parigi in 17, a Londra 18.
A New York, quindi, la presenza è stata – seppur di poco – numericamente inferiore a tutti gli altri Major, un segnale che conferma come la stagione non sia stata particolarmente soddisfacente in termini di risultati per i giocatori della penisola balcanica. A parte alcune eccezioni: Novak Djokovic in primis ovviamente, ma – casualmente – anche i due nomi che si sono fatti notare a Flushing Meadows, come vedremo.
Ecco nel dettaglio l’analisi dei due main draw di singolare.
Tabellone maschile
Fino ad oggi non è che onestamente si possa dire moltissimo su Novak Djokovic. Ad una prima occhiata sembra abbia superato i problemi (certi) al polso e quelli (presunti) familiari, dato che è agevolmente approdato in semifinale. In realtà di test probanti non ne ha avuti: aveva lasciato un set a Janowicz all’esordio, poi aveva sfruttato il forfait di Vesely e il ritiro dopo 6 games di Youhzny, prima di passeggiare su un Kyle Edmund ancora acerbo per lui. Tsonga sarebbe dovuto essere il primo serio test per capire le condizioni del serbo, ma si è ritirato pure lui dopo due set. Il Djokovic visto nei primi due set contro il 31enne di Le Mans è parso comunque abbastanza brillante e soprattutto molto concentrato, e quindi parte logicamente favorito contro l’altro transalpino Gael Monfils, con cui tra l’altro ha vinto tutti i 12 scontri diretti. Da notare che in caso di vittoria il 29enne tennista di Belgrado raggiungerà la finale senza aver incontrato un top 10. Fattore che potrebbe rivelarsi utile perché nel complesso avrà comportato il dispendio di poche energie fisiche e nervose in queste due settimane, ma dall’altro canto potrebbe invece essere pericoloso perché potrebbe far arrivare il n. 1 al mondo al match decisivo senza aver mai potuto veramente verificare fino in fondo quale sia attualmente il massimo livello di gioco che può esprimere. Che sarà quello che probabilmente gli servirà in finale, soprattutto se si troverà di fronte il suo eterno rivale Andy Murray.
Per il resto in casa serba delude Viktor Troicki, che dopo aver avuto bisogno di 5 set all’esordio per battere Albot, cede in tre set al qualificato americano Donaldson (che aveva battuto Goffin). Dusan Lajovic perde in cinque set contro Paire: sconfitta che ci può ovviamente stare contro l’estroso e talentuoso francese, ma il fatto che Lajovic sia stato colto dai crampi (sul 4 pari del quarto quando era in vantaggio due set a uno), come già gli era successo sia a Parigi che a Londra, non è certo un bel segnale per il 26enne di Stara Pazova. Le uniche buone notizie arrivano da Janko Tipsarevic, che si era presentato ai nastri di partenza, reduce dalla vittoria del Challenger di Quingdao, grazie al Protected ranking. L’ex n. 8 del mondo, reduce da tre anni tribolatissimi a causa di ripetuti infortuni, vendica all’esordio la sconfitta di Djokovic a Wimbledon e batte la testa di serie n. 29 Sam Querrey in quattro set. Il 32enne tennista di Belgrado sfiora poi la vittoria anche al secondo turno, arrendendosi solo al quinto set a Carreno Busta, dopo essere stato in vantaggio di due set.
C’era molta curiosità per la truppa maschile croata, che aveva dato segni di grosso risveglio in estate. A partire dagli exploit dell’eterno Ivo Karlovic, che a 37 anni suonati aveva vinto due ATP 250 e sfiorato anche la vittoria nell’ATP 500 di Washington, dove in finale era arrivato a servire per il match contro Gael Monfils. Proseguendo con la crescita di Borna Coric, che in luglio aveva portato il punto decisivo in Davis battendo Jack Sock nell’ultimo singolare, per poi arrivare sino ai quarti a Cincinnati, dando prova di una crescita anche tecnica, in particolare con il servizio. Per concludere con il n. 1 croato e n. 9 al mondo Marin Cilic, che – tornato finalmente in forma dopo l’ennesimo infortunio e separatosi dal coach Ivanisevic – a Cincinnati si era portato casa il primo Masters 1000 in carriera e si poneva come uno dei principali outsiders dietro ai due grandi favoriti Djokovic e Murray.
Ebbene, il solo Ivo Karlovic non ha deluso le aspettative. Il “gigante di Salata” (come viene soprannominato in patria, con riferimento ai suoi 207 centimetri di altezza e al quartiere di Zagabria dove è nato), n. 21 del seeding, ha raggiunto per la prima volta la prima volta gli ottavi di finale a Flushing Meadows. Togliendosi anche la soddisfazione di realizzare il record di ace (61) in un match degli US Open, nel match di primo turno vinto al quinto contro il taiwanese Lu Yen-Hsun. Per lui poi due agevoli vittorie in tre set contro i due statunitensi Donald Young e Donaldson, prima del prevedibile stop contro Kei Nishikori. Ma dr. Ivo può dirsi più che soddisfatto, dato che da lunedì tornerà tra i top 20.
Ha deluso invece Marin Cilic, che dopo due facili vittorie su Dutra Silva e Stakhovksy perde nettamente contro l’americano Jack Sock, che già lo aveva rimontato in Coppa Davis. Vedremo ora se il nuovo coach Bjorkman riuscirà a dargli quella continuità che finora – anche a causa dei frequenti infortuni – gli è mancata. Si sono fermati all’esordio Ivan Dodig (ko onorevole con Marchenko) e Borna Coric. Putroppo per lui, il 19enne zagabrese si è dovuto ritirare contro Feliciano Lopez sul 4-3 e servizio a suo favore nel primo set, per i problemi al ginocchio che già lo avevano costretto al ritiro a Cincinnati. Insomma, l’ottimismo che regnava in casa croata prima dell’inizio degli US Open in previsione della prossima semifinale casalinga di Coppa Davis contro la Francia è scemato notevolmente, anche considerando il fatto che i transalpini potranno schierare sul cemento indoor di Zara ben tre giocatori arrivati nei quarti di finale a New York.
Senza infamia e senza lode, infine, il torneo del bosniaco Damir Dzumhur, che ha battuto a sorpresa l’eterno incompiuto Bernard Tomic ma poi ha perso nettamente contro Marchenko.
Tabellone femminile
In campo femminile, continua la parabola discente delle due tenniste più titolate, le serbe Ana Ivanovic e Jelena Jankovic. La neo-signora Schweinsteiger perde subito contro la n. 84 del mondo Allertova e poi si ferma fino a fine stagione per risolvere i problemi fisici che l’hanno tormentato durante tutto l’anno, Jelena vince il primo match contro la Duque Marino ma poi si arrende in due set alla Suarez Navarro. La Serbia schierava anche Aleksandra Krunic, sconfitta nettamente da Nicole Gibbs per 6-1 6-0.
Chi invece timbra sempre onestamente il suo cartellino è la croata Mirjana Lucic – Baroni, che vince le partite che deve vincere, come il primo turno contro Alizè Cornet, e perde le partite che deve perdere, come quella di secondo turno contro la n. 2 del seeding Angelique Kerber.
La tedesca era reduce dalla rapida vittoria contro l’unica rappresentante slovena, Polona Hercog, ritiratasi sul 60 10, facendo arrabbiare su Twitter l’altra croata Donna Vekic, che avrebbe beneficiato di una sua rinuncia prima della partita come lucky loser.
Delude la montenegrina Danka Kovinic, sconfitta inaspettatamente dalla qualificata paraguayana Montserrat Gonzalez.
Abbiamo lasciato doverosamente per ultima la grande sorpresa del torneo, la 18enne promessa croata Ana Konjuh. Superata al primo turno Kiki Bertens, n. 22 del seeding, e poi nell’ordine la giapponese Nara e la Lepchenko, che aveva eliminato la Bacsinsky, negli ottavi di finale la tennista di Dubrovnik si è presa la rivincita contro la Radwanska, che era stata ad un passo dallo sconfiggere a Wimbledon, prima di arrendersi 9-7 al terzo e ad una distorsione alla caviglia.
Per l’ex n. 1 del mondo juniores, stasera, la sfida contro Karolina Pliskova: e forse capiremo se sulle sponde dell’Adriatico è nata davvero un’altra stella.