Al termine dell’incontro di semifinale all’Aon Open Challenger Memorial Giorgio Messina, tra il polacco Jerzy Janowicz e l’argentino Berlocq, a molti appassionati che hanno assistito all’incontro è tornata la voglia di prendere in mano la racchetta e vivere in prima persona certe emozioni. Perché il match è stato davvero appassionante e vibrante, con una carica agonistica speciale e colpi spettacolari: da una parte Janowicz ex numero 14 del mondo, 25 enne, sceso in classifica fuori dai top200 a causa di una serie di infortuni e dotato di una potenza devastante; dall’altra l’argentino Berlocq, lottatore indomito, per il quale non esiste palla su cui non correre e rimandare di là. È quindi per questo che gli scambi sono stati tutti di un’intensità notevole, con Janowicz che doveva fare più volte il vincente per assicurarsi il punto. E non sempre questo riusciva.
Il primo set se lo aggiudicava Carlos Berlocq, 33enne, giunto qui a Genova con il numero 33 della classifica ATP e terza testa di serie del seeding, grazie ad un break nel primo turno di servizio del polacco. L’argentino rispondeva magnificamente alle bordate in battuta di Janowicz annientando quella che è l’arma migliore dell’avversario di giornata. Il 55% di punti conquistati con la prima di servizio da parte di Janowicz nel primo set deve far riflettere. Janowicz non brillava neanche in risposta non riuscendo mai ad arrivare ad avere palle break nel primo parziale.
Nel secondo però le cose cominciavano a cambiare: Berlocq diventava leggermente più falloso, Janowicz aumentava l’incidenza della risposta, e il match diventava davvero una incontro senza esclusione di colpi. Tra break e controbreak si giungeva sul 5-5, quando Janowicz metteva a segno un parziale di 8 punti a 2, brekkando Berlocq e conquistando il set 7-5. Innumerevoli i vincenti, sebbene alternati da errori grossolani, del polacco, che fiaccava la resistenza allucinante dell’argentino davvero ben preparato fisicamente, se pensiamo che aveva vinto il giorno prima 7-6 al terzo contro lo slovacco Kovalik. Terzo set tutto da gustare con pubblico davvero incollato ai seggiolini del magnifico centrale del Valletta Cambiaso: Berlocq parte male e si lascia brekkare nel quarto gioco, ma controbrekka immediatamente dimostrando così di essere un vero fighter, e sfruttando anche tanti, troppi, passaggi a vuoto improvvisi di Janowicz. Berloq si porta avanti addirittura 4-3 e servizio, avendo la possibilità di dare una svolta al match in suo favore, ma con due errori gratuiti regala di nuovo la possibilità al polacco di rientrare nel match. La tensione a questo punto si taglia con il coltello e il tie break finale è lì a dimostrarlo. È un tie break di livello tecnico ed agonistico davvero eccezionale, e dopo quasi 3 ore di gioco i due contendenti trovano la forza di fare solo vincenti o costringere all’errore forzato l’avversario. Non c’è traccia di unforced in questo tie break. La concentrazione è a mille. La spunta Janowicz, 7-4 che chiude con un passante di rovescio.
Domenica finale davvero degna di un ATP500 con lo spagnolo Almagro. Un ex 14 contro un ex 9, entrambi nel pieno della loro maturità tennistica. Uno spettacolo, per il quale dobbiamo ringraziare tutti coloro che stanno lavorando perché questo evento funzioni, dal direttore tecnico Giorgio Tarantola, agli sponsor che han permesso che economicamente lo show fosse di tale livello e l’innumerevole sfilza di persone che collaborano ogni giorno dalle 7 di mattina fino a notte.
Si è svolta anche la finale di doppio che ha visto trionfare la coppia Zeballos/Peralta in due set contro i due bielorussi Bury/Vasilevski.
Risultati:
[1/WC] Almagro b. [7] Pavlasek 6-0 2-6 6-4
J. Janowicz b. [3] C. Berlocq 3-6 7-5 7-6(4)
Finale doppio
[1] Peralta/Zeballos b. Bury/Vasilevski 6-4 6-3