L’atto conclusivo dello US Open 2016 ha il compito di regalarci un match da ricordare. Il quarto slam del 2016 è stato sin qui abbastanza povero di grandi partite anche se sicuramente non sono mancate le emozioni. Forse si è un po’ passatisti ma tutto sembra ancora ruotare attorno a Rafael Nadal, e al suo dritto spedito in rete sul 6 pari del tiebrek del quinto set contro Lucas Pouille. Chissà se avremmo avuto un altro torneo se quel dritto fosse finito dove migliaia di altri dritti sono già finiti e cioè in un luogo irraggiungibile per l’avversario.
Certo che se dovessimo cominciare una storia alternativa non potremmo però che iniziarla dalla volée incrociata di Stan, che contro Evans è stato a meno di un passo dal baratro. Ma come retorica vuole (e dove se non a New York può incarnarsi la retorica?) non è finita fino a quando non è finita, e come sa bene Djokovic, essere ad un punto dalla sconfitta non significa perdere il torneo. Così Stan non solo si è salvato da un’ingloriosa uscita al terzo turno ma è andato addirittura in crescendo, superando del Potro senza troppe difficoltà e approfittando della fragilità fisica, dell’avventatezza tattica, della debolezza mentale di quell’assurdo giocatore che è Kei Nishikori. Di suo, Stan ci ha messo una ritrovata voglia di lottare, una apprezzabile condizione atletica, e ovviamente, quel meraviglioso rovescio che ormai è materia per cantastorie più che modesti cronisti di tennis. Così lo svizzero si avvia a completare un suo misterioso percorso slam, cominciato nel 2014 a Melbourne, proseguito nel 2015 a Parigi e di cui stasera vivremo la terza tappa in attesa a questo punto, della chiusura del cerchio a Wimbledon ’17. Non sarà facile anche se si considera che lo US Open non viene vinto da un giocatore così “anziano” dal lontanissimo 1970, quando vinse Rosewall. È più anziano persino del Pete Sampras del 2002, ultimo a vince a New York dopo il trentesimo compleanno.
Ma tra Stan è il suo percorso non c’è uno qualsiasi anche se il numero 1 del mondo, Novak Djokovic, dopo la vittoria di Parigi, suo personalissimo Graal, è stato assalito da misteriosi tormenti fisici e, per usare le sue parole, “non fisici”. Nole non ne ha risentito soltanto in termini di risultati, con le sconfitta contro Querrey a Wimbledon e contro del Potro a Rio, ma come attitudine in campo. Il serbo sembra sempre avercela col mondo intero, infastidito da ritiri, follie tattiche, servizi bomba e chissà cos’altro. Non solo ma l’implacabile demolitore di qualsiasi raffinatezza tecnica o di qualsiasi resistenza fisica è sembrato sempre più incerto, tant’è da perdere addirittura un set contro uno come Janowicz, che oggi sfiderà Almagro a Genova, nientemeno, e farsi travolgere nel quarto set da un Monfils in vena di scherzare. Ma come molti ricorderanno Novak è bravo ad alzare il suo livello di gioco in corrispondenza delle fasi finali di un torneo soltanto che in genere diventava intoccabile a partire dalla semi. Qui, forse complici appunto walk over e ritiri, sembra sia ancora alla prima settimana, con un gioco da prima settima slam. Cosa che magari può bastare contro Bautista Agut o Anderson ma che rischia di essere insufficiente contro uno Stan formato Stanimal. Djokovic è stato in campo circa nove ore (contro le quasi 18 di Stan), forse troppo poco.
Anche dal punto di vista dei precedenti non c’è troppo da stare tranquilli per Nole, perché è vero che al meglio dei tre set Stan non è praticamente mai riuscito a fare partita ma negli slam, tranne la prima volta, proprio a New York, le cose cambiano. I due si sono incontrati 25 volte – se consideriamo due match giovanili, uno proprio nel torneo Juniores di Flushing Meadows – e ben 21 ha vinto Djokovic. Negli Slam però il parziale è soltanto 4 a 2 per Nole, non proprio rasserenante. In queste sei partite due sole volte Wawrinka ha vinto il primo set, e quelle partite le ha perse entrambe. Una volta sola invece, chi ha perso il secondo set ha poi vinto la partita. Per Stan meglio evitare il tiebreak, visto che ne ha vinto uno solo su nove disputati contro Nole. Inoltre Nole ha vinto le sue ultime 4 finali Slam, l’ultima volta che ha perso dall’altra parte della rete c’era proprio Stan, che in finale non perde dal 2013 a S-Hertogenbosch, sconfitto da Nicolas Mahut: da allora 10 vittorie su 10 finali, per un totale di 14 a 9.
Numeri e considerazioni che dicono ben poco, perché se i due continuano a giocare come hanno fatto fin qui vince Wawrinka; se Djokovic risolve i problemi alla spalla, al polso, forse all’anima, difficilmente Stan potrà fare partita pari.
Ancora qualche ora e sapremo tutto.
I 23 precedenti tra Djokovic e Wawrinka (Djokovic è avanti 19 a 4)
2015 Paris Masters SF Hard N. Djokovic 6-3 3-6 6-0
2015 Cincinnati Masters QF Hard N. Djokovic 6-4 6-1
2015 FO – RG F Clay S. Wawrinka 4-6 6-4 6-3 6-4
2015 Australian Open SF Hard N. Djokovic 7-6(1) 3-6 6-4 4-6 6-0
2014 ATP World Tour Finals 10 Hard N. Djokovic Stan Wawrinka 6-3 6-0
2014 Australian Open QF Hard S. Wawrinka 2-6 6-4 6-2 3-6 9-7
2013 ATP World Tour Finals SF Hard N. Djokovic 6-3 6-3
2013 Paris Masters QF Hard N. Djokovic 6-1 6-4
2013 US Open SF Hard N. Djokovic 2-6 7-6 3-6 6-3 6-4
2013 Australian Open R16 Hard N. Djokovic 1-6 7-5 6-4 6-7(5) 12-10
2012 US Open R16 Hard N. Djokovic 6-4 6-1 3-1 Retired
2012 Madrid Masters R16 Clay N. Djokovic 7-6(5) 6-4
2011 Rome Masters R16 Clay N. Djokovic 6-4 6-1
2010 Monte Carlo Masters R16 Clay N. Djokovic 6-4 6-4
2009 Basel QF Hard N. Djokovic 3-6 7-6(5) 6-2
2009 Monte Carlo Masters SF Clay N. Djokovic 4-6 6-1 6-3
2009 Indian Wells Masters R16 Hard N. Djokovic 7-6(7) 7-6(6)
2008 Rome Masters F Clay N. Djokovic 4-6 6-3 6-3
2008 Indian Wells Masters QF Hard N. Djokovic 7-6(5) 6-2
2007 Vienna F Hard N. Djokovic 6-4 6-0
2006 Vienna R16 Hard S. Wawrinka 6-3 6-3
2006 Switzerland v Serbia & Montenegro – DC WG – PO 0 Hard N. Djokovic 6-4 3-6 2-6 7-6(3) 6-4
2006 Umag F Clay S. Wawrinka 6-6 Retired