Djokovic: pace, amore e vittoria. Con lui c’è il guru (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)
Ora tutto inizia a essere più chiaro. Le ultime affermazioni di Djokovic: «Le vittorie non sono più una priorità», quel gesto del cuore che vola via dal petto verso il pubblico, che abbiamo visto fare a Nole, il cuore disegnato sulla terra rossa di Parigi dopo il trionfo. La risposta si chiama «Amor y Paz», amore e pace, il credo di Pepe Imaz il nuovo «guru» del serbo, colui che ora siede nel suo box insieme al fratello Marko. Ecco spiegata anche, forse, l’assenza dei due tecnici di Nole Marian Vajda e Boris Becker, che a Parigi non si sono visti.
Considerato l’approccio di Imaz, tutto amore e luce e pace interiore, è difficile pensare a una convivenza col tedesco tre volte trionfatore a Wimbledon. Al terzo invito di Pepe a guardare la luce interiore, il buon Boris avrà pensato di essere finito su candid camera, e avrà preso le distanze in attesa che il suo fenomenale assistito, che insieme a lui ha conquistato 6 Slam per un totale di 12, rinsavisca. «Basta con queste soie, Pepe non è un santone. Lavora con me da tempo e Becker sarà con me al Masters a Londra» ha tenuto a chiarire ieri Novak a Parigi.
Prima di approdare alla meditazione e alla pace interiore, Pepe Imaz è stato un mediocre giocatore di tennis, che ha raggiunto al massimo i primi 150 al mondo. Grande sostenitore della meditazione e degli abbracci terapeutici, è entrato a far parte della famiglia Djokovic grazie al fratello di Novak. Marko, ex giocatore come Pepe, sostiene che è stato grazie allo spagnolo se è uscito dalla depressione di cui ha iniziato a soffrire un paio d’anni fa, dopo aver scelto di abbandonare il tennis per colpa degli scarsi risultati.
Dopo aver conquistato il Roland Garros, il titolo che avrebbe potuto lanciarlo verso il grande Slam, il serbo si è letteralmente sgonfiato perdendo malamente con Querrey a Wimbledon e uscendo di scena e in lacrime contro Del Potro al primo turno del torneo olimpico a Rio. Djokovic ha parlato di problemi personali (il gossip riferisce di una crisi con la moglie Jelena), e di motivazione, per i quali ha deciso di provare una strada alternativa. Lui, che da sempre è stato molto interessato a un approccio olistico al tennis, a partire dall’alimentazione senza glutine e le sedute nell’uovo iperbarico, ha pensato che nel momento di crisi fosse il cado di tentare una nuova strada.
Sarebbe dalla primavera scorsa che il numero 1 al mondo avrebbe iniziato a frequentare l’accademia di Imaz a Marbella, e risalirebbe a luglio il video che mostra il fenomeno serbo intervenire a una seduta di Amore e Pace insieme al fratello Marko e a Daniela Hantuchova. Fa un po’ impressione vedere il cannibale Nole con gli occhi chiusi e la mano sul petto mentre il guru Pepe parla di amore e luce e acqua e abbracci. «bbiamo bisogno di osservare cosa succede dentro di noi— dice Nole in inglese, tradotto in spagnolo da Marko —. Che siamo sportivi o avvocati o qualunque mestiere facciamo, siamo tutti uguali e siamo alla ricerca di amore, armonia e felicità. Per questo dobbiamo connetterci con la luce divina e meditare». Oltre che la luce divina, Djokovic resta comunque alla ricerca di risultati, possibilmente di una finale a Parigi Bercy, con cui metterebbe in salvo il trono da numero 1 al mondo (…)
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Dagli Slam al guru, Djokovic riparte da “amore e pace” (Stefano Semeraro, La Stampa)
Tutto ci saremmo aspettati, nella vita e nel tennis, tranne che vedere Djokovic, il Cannibale serbo, l’uomo dal corpo di gomma e dalla mente di ferro, accompagnarsi alla banalità di un guru. Invece è successo, meglio: sta succedendo da mesi. Però solo a Parigi-Bercy, dove il campione serbo è impegnato a difendere il suo primato nella classifica mondiale dall’assalto di Andy Murray nell’ultimo Masters 1000 della stagione, è diventato di dominio pubblico il rapporto professionale tra il Joker e Pepe Imaz, ex tennista spagnolo di mediocre valore, n. 146 del mondo nel 1988, riciclatosi da tempo come santone, ricco – pare – di sintomatico carisma. La Imaz-terapia si basa sullo slogan «Amor y Paz» (amore e pace) e ha al centro la potenza rivoluzionaria del sorriso e degli abbracci. «Tutti cerchiamo amore e armonia nella vita», predica Pepe, vestito di bianco, ripetendolo anche in un lungo video in cui appare su un palco soffusamente illuminato insieme con l’altra tennista Daniela Hantuchova e Djokovic stesso.
A presentarlo a Nole è stato Marko, il fratello minore del fuoriclasse che Imaz ha aiutato quattro anni fa a uscire da un periodo di depressione. Così il Number One gli si è affidato – scaricando di fatto Boris Becker – per ritrovare la serenità persa quest’anno dopo il trionfo parigino. «Vincere il Roland Garros mi ha riempito di gioia, ma mi ha anche svuotato», ha spiegato Novak, che in estate ha dovuto fare i conti con problemi familiari (si è vociferato di un possibile divorzio) e fisici (infortunio al polso), oltre che con le fatiche della paternità.
Il re della ribattuta, insomma, è rimasto senza risposta alle domande classiche della vita, e dopo aver rimediato inattese figuracce a Wimbledon e ai titoli Djokovic ha vinto 12 Slam: 6 Open d’Australia, 3 Wimbledon, 2 Us Open e 1 Roland Garros Giochi ha pensato bene di cercarsi una guida. Una vicenda che ricorda da lontano quella di Gianni Rivera e di padre Eligio, purtroppo più da vicino l’esperienza di Bjorn Borg con Ron Thatcher, l’attempato guru britannico che si faceva chiamare Tia Honsai e accompagnò lo svedese nel suo sventurato tentativo di rientro a Montecarlo nel 1991. Capita: anche i numeri 1 soffrono (e sbroccano). Nello sport fra l’altro non mancano certo gli esempi di atleti trasformatisi in varie tipologie di guru: il predicatore Taribo West, lo stregone N’Kono, il motivatore John Kirwan (…)