È l’Australian Open dei tanti giovani, che fanno bene di già o che lasciano intuire che lo faranno a breve. Ma tra le pieghe di questo “Happy Slam” c’è anche un po’ di vecchiaia (tennistica), e così la serata australiana si è velata di tristezza nel sentire dalla viva voce di Tommy Haas quello che già tutti in cuor loro sapevano: “Sono stati i miei ultimi Australian Open”. Il tedesco si è presentato ai microfoni dopo la sua sconfitta per ritiro contro Benoit Paire, il primo match ufficiale per lui dall’ottobre del 2015, offrendo una visione consapevole dell’incontro e di quelli che saranno, ormai senza dubbio, i suoi ultimi mesi nel tour.
“È stata una grande emozione, sono molto orgoglioso di me stesso per essere tornato ancora“ ha spiegato Haas. “Non è facile però, fisicamente e mentalmente, rientrare dopo un’assenza come la mia. Durante la partita ho pensato di star giocando un buon tennis, ma non liberamente come avrei voluto”. Un mix dolce-amaro di gioia e delusione, sublimato dalla frase con la quale conclude per sempre “la sua Australia”: “Giocare qui un’ultima volta era il mio obiettivo e sono contento di esserci riuscito”. Per sua stessa ammissione, infatti, gli Australian Open del 2018 sono troppo lontani: perciò nessun rimorso per aver scelto di ripartire da una prova probabilmente eccessiva per il suo fisico, quella dei tre set su cinque.
Numero due mondiale nell’ormai preistorico 2002, uno degli ultimissimi in attività ad aver affrontato Sampras, Agassi, Kuerten, Rios, Korda, Enqvist, Kafelnikov, l’ormai trentottenne Haas è da tempo martoriato da ogni genere di acciacco fisico. “Nel 2015 credevo che la mia carriera fosse finita, ma ho deciso di provare ad andare avanti” ha svelato. “Voglio smettere quando lo deciderò io, ho sempre voluto finire così la mia carriera. Mi piacerebbe svegliarmi una mattina e pensare: Sai cosa c’è? Ho finito, basta, sono stufo di allenarmi. Ma non è ancora accaduto.” Per questo Tommy ha ancora qualche torneo in programma, per l’anno: Delray Beach, forse Memphis, qualche qualificazione e poi un tour d’addio nella sua Germania che si concluderà sulla terra della sua Amburgo.
Non sarà però in campo a Indian Wells, e per una ragione molto valida: dallo scorso anno Haas è subentrato al dimissionario (con scandalo!) Ray Moore nel ruolo di direttore del primo Masters della stagione. A differenza di certi “furboni” nostrani, la ATP ci tiene a evitare che si verifichi un conflitto di interessi e ai giocatori è quindi proibito partecipare a tornei nella cui organizzazione sono direttamente coinvolti. Non se ne cruccia però Tommy, quindi non facciamolo neppure noi; ammiriamo invece questi ultimi raggi di sole sulla sua carriera e viviamola come la vive lui:“settimana per settimana”.