Hai detto che ora, nella finale con tua sorella, sarete entrambe vincitrici. Certe volte non ti senti un po’ a disagio pensando che dovrai battere tua sorella o che lei batta te?
Sì, ti senti decisamente a disagio. Ma dopo tutto quello che Venus ha passato, con la malattia e il resto, non posso che pensare che sia una vittoria per entrambe. So cosa ha dovuto passare. Mi trovo in una di quelle situazioni in cui sento davvero che non importa cosa accadrà.
Quando giocasti giocato con lei qui nel 2003 era per completare il Serena Slam, mentre ora vai per i 23 Slam. È piacevole questa ricorrenza storica?
Sì, è decisamente interessante. La prima volta completai il Serena Slam, però il passato è passato. Ora non ci penso più.
Ti ricordi cosa provavi quando eri tra il pubblico nel 1997 e Venus vinse agli US Open?
Sì, ricordo che stavo sugli spalti ed era come se avessi giocato ogni partita con lei. Ero presente ad ogni momento. È stato fantastico.
Come vi preparate per una finale Slam? Vi parlate tra di voi o vi siete organizzate diversamente su due campi?
No, ci parliamo eccome. Credo che ora anche di più rispetto a prima. Niente può distruggere la nostra famiglia. Anzi, la cosa può legarci ancora di più, sapendo che io le voglio vedere dare il massimo. So per certo che lei vuole che allo stesso modo io dia il meglio di me. Questa è davvero una storia. Non avrei potuto preparare un finale migliore. Questa è una grande opportunità per iniziare un nuovo viaggio.
Pensi sia l’ultima finale Slam tra te e Venus?
Mai dire mai. Guardaci ora.
Pensi che ora sia più facile affrontarla rispetto a quando eravate più giovani?
Sì, ora pensiamo entrambe che si tratta solo di tennis. Noi vogliamo semplicemente andare là fuori e fare del nostro meglio.
Probabilmente la miglior previsione nella storia dello sport fu quando tuo padre disse che tu e Venus sareste diventate la numero 1 e la numero 2 del mondo. Lui ha anche detto che avreste rivoluzionato il gioco, che è quello che avete fatto. Puoi parlarci dell’impatto che avete avuto tu e Venus?
Sì, penso proprio che mio padre avesse davvero delle idee innovative sulle quali noi abbiamo lavorato su. Lui ci ha insegnato delle tecniche diverse che nessun altro stava usando. Le persone ci dicevano: “Ma cosa state facendo? Non è questo il modo giusto”. Ma mio padre sapeva dell’importanza del lavoro dei piedi, e conosceva delle cose che potevano essere utili per il tennis. Una volta che le ha insegnate a me e Venus abbiamo davvero potuto cambiare molte cose nel gioco. Siamo state due donne forti che si sono fatte valere per i propri ideali.
Vedendo Venus nel suo picco più basso, hai mai pensato che non ce l’avrebbe fatta mai più a raggiungere una finale Slam?
In quel periodo ero molto stressata e preoccupata che non si sarebbe rimessa in sesto per giocare. La vedevo allenarsi così bene. E poi la vedevo perdere ed ero quasi sorpresa, come faceva a perdere se giocava così bene? Ma allo stesso tempo ero stupita che lei fosse ancora là a competere. Mi ritengo semplicemente fortunata per aver avuto la possibilità di esserci sempre, nei momenti di apice, quelli più bassi, e tutto il resto.