Giugno 2012. Al Roland Garros la 21enne Petra Martic raggiunge per la prima volta gli ottavi di finale di un torneo dello Slam, e si avvicina alla top 40 WTA. Le vittorie sulla terra rossa parigina – nell’ordine contro l’olandese Krajicek, la francese Bartoli, testa di serie n. 8, e la spagnola Medina Garrigues, n. 29 del seeding, prima di uscire per mano di Angelique Kerber – le valgono infatti il best ranking al n. 42. La giovane tennista croata aveva già fatto parlare di sé tre mesi prima, quando a Kuala Lumpur, in Malesia, grazie alle vittorie sulle due top 20 Peng Shuai e Jelena Jankovic aveva raggiunto la sua prima finale WTA, dove si era dovuta ritirare sul 4-1 del terzo a favore della sua avversaria, la taiwanese Hsieh Su-wei. Insomma, sembrava proprio che Spalato avesse trovato la giocatrice in grado di ricalcare le orme dei famosi concittadini Pilic, Ivanisevic e Ancic. Purtroppo però il destino, sotto forma di vari infortuni, ha deciso diversamente. Sinora.
In quella cavalcata parigina di cinque anni, che rimane la sua migliore prestazione Slam, si manifesta un problema fisico, una fascite plantare, che non le consente di rendere poi al meglio nei tornei successivi (a Wimbledon viene eliminata al primo turno) e la costringe a saltare subito dopo le Olimpiadi di Londra, sempre sull’erba dei campi di Church Road. Non che già allora, purtroppo, gli infortuni fossero una novità per Petra, che aveva già dovuto affrontare dei problemi al ginocchio nel 2009, l’anno in cui per la prima volta – diciottenne – aveva concluso la stagione nelle top 100 (n. 84), e un infortunio ai muscoli addominali l’anno successivo. Invece nel 2011 gli acciacchi le avevano concesso un po’ di pace ed ecco che si era messa in grande evidenza: secondo turno in tre Slam (Australian Open, Wimbledon e New York), a livello Premier secondo turno a Miami e Toronto e ottavi a Cincinnati, e infine le semifinali raggiunte a Bogotà e Copenaghen. Stagione conclusa tra le top 50, al n. 49, poche settimane prima di compiere 21 anni (è nata il 19 gennaio del 1991).
Torniamo all’estate del 2012. Dopo un paio di mesi, Petra recupera dall’infortunio al piede ed è di nuovo in campo. L’inattività dovuta allo stop forzato si fa sentire, ma riesce comunque ad arrivare negli ottavi a Tokyo (superando Petkovic e Kvitova) e nei quarti a Linz, finendo la stagione al n. 59 WTA. L’anno dopo si toglie la soddisfazione di riprendere il discorso interrotto dodici mesi prima sui prati londinesi, arrivando al terzo turno a Wimbledon. Ma fatta eccezione per questo exploit, poco altro da segnalare (i quarti a Katowice eTaipei): la tennista dalmata fatica a ritrovare la forma e le sensazioni che l’avevano accompagnata fino al giugno dell’anno precedente e scivola fuori dalla top 100, finendo l’annata al n. 116. La sfortuna, però, insiste: nel 2014 ancora un infortunio, stavolta al polso della mano destra, non le permette di rendere al meglio e la fa scivolare a fine anno in 179esima posizione. Tutto da rifare. La stagione successiva gli infortuni le danno finalmente tregua. Lei però fatica a ritrovarsi. Nessun risultato significativo nel 2015, a parte una semifinale a Dalian, in Cina, a settembre. Supera comunque le qualificazioni, raggiungendo il tabellone principale, in diversi tornei, a partire dagli Australian Open ed il Roland Garros. Risultati che le consentono almeno di rientrare stabilmente tra le top 150 e di finire la stagione al n. 144.
Ma l’annus horribilis di Petra è il 2016. A febbraio, dopo una promettente semifinale a Rio de Janeiro (sconfitta da Francesca Schiavone, che poi vincerà il torneo, il settimo in carriera) vola in Messico, a Monterrey. Qui supera i tre turni delle qualificazioni prima di perdere al primo turno del main draw dalla tds n. 5 Caroline Garcia. Ma tornata in Europa lamenta dolori alla schiena, che la costringono a fermarsi per due mesi e mezzo. Prova a tornare in campo, dato che ci sono di mezzo gli Slam di Parigi e Wimbledon. Ma il dolore non le permette di giocare come vorrebbe e potrebbe. L’unica gioia è la vittoria in doppio nel torneo di “casa” a Bol, in Dalmazia, disputato subito dopo il Roland Garros. Ma i dolori alla schiena peggiorano, tanto che dopo lo Slam londinese è costretta nuovamente a fermarsi per risolvere il problema. Non disputa più nessun torneo e a fine anno crolla in 266esima posizione.
Arriviamo ad oggi. Petra dopo una lunga riabilitazione ha fortunatamente risolto i guai alla schiena e si è trasferita in Germania, ad Offenbach, alla Schuttler Waske Tennis-University. Si tratta dell’accademia fondata nel 2010 dai due ex pro tedeschi Rainer Schuttler (n. 5 ATP nel 2004) e Aleksander Waske (best ranking n. 89 in singolare e n. 16 in doppio), che funge da base per circa una trentina di giocatori professionisti, tra i quali spiccano i nomi di Tommy Haas, Andrea Petkovic e Phillip Petzschner (ma anche quella Angelique Kerber che al termine del torneo di Indian Wells tornerà in vetta alla classifica mondiale negli anni scorsi è passata di qua).
Intervistata telefonicamente, un paio di settimane fa, dal quotidiano della sua città “Slobodna Dalmacija”, la 26enne tennista croata ha raccontato come ci si sente, dopo uno stop così lungo, ad affrontare l’ennesima ripartenza della sua carriera. Perso infatti l’ultimo sostanzioso bottino di punti conquistato lo scorso anno a febbraio in America Latina, attualmente è sprofondata al n. 655 WTA.
Petra, dove ti trovi in questo momento?
Sono a Offenbach, lavoro con Sascha Nensel e con Mariano Delfino. Faccio qui la preparazione e sarà la mia base durante tutta la stagione.
Lo scorso anno però eri a Bol con Biljana Veselinovic (il sito WTA riporta ancora il nome dell’allenatrice serba – che in passato a collaborato con Nadia Petrova, Lucie Safarova e Alizé Cornet – come coach della Martic, ndr), come mai avete interrotto la collaborazione?
Quando mi sono infortunata, lei è andata per la sua strada, io per la mia. Non c’è stato nessun problema tra noi, è andata così.
Come mai a Offenbach?
Conosco Sascha (direttore dell’accademia ed ex coach di Nicolas Kiefer e Julia Georges, ndr) da una vita. Lo scorso anno, in occasione del mio ultimo torneo prima dell’infortunio, mi disse che gli sarebbe piaciuto lavorare con me e di farmi sentire.
Quando ti sei infortunata?
Dopo Monterrey, non ho giocato per due mesi e mezzo. Poi sono andata direttamente senza preparazione a Parigi, al Roland Garros. Ora so che è stata una pessima decisione. L’infortunio dopo Parigi, Bol e Wimbledon è peggiorato. Ho capito che dovevo fermarmi, che non c’era altra soluzione. Non gioco un match ufficiale da allora.
Cosa ti è accaduto di preciso?
Un’ernia del disco. C’è stata una rottura del disco ed il materiale è fuoriuscito di 15 millimetri.
Cos’hai fatto per risolvere il problema dopo lo stop?
Ho lavorato regolarmente a Zagabria con Goran Markovic (famoso chinesiologo croato, che ha lavorato con moltissimi atleti di alto livello del suo paese, ndr), Dopo siamo sempre rimasti in contatto, mi ha seguito in tutto il mio percorso di riabilitazione.
Ed ora come va?
Ora tutto è tornato a posto, ma devo continuare a lavorare con accuratezza, devo prepararmi bene. Ho terminato adesso le prime quattro settimane di preparazione, me ne restano due e poi andrò in Tunisia per due settimane, dove farò un paio di tornei ITF da 15.000 $ per testare la mia condizione. Poi farò i tornei maggiori.
Quale pensi sia il tuo livello attuale?
Devo ricominciare con calma, lo stop è stato molto lungo, non posso subito affrontare i tornei maggiori. La cosa importante è vedere come reagirà il fisico, i tornei sono un’altra cosa rispetto agli allenamenti.
Puoi sfruttare il ranking protetto?
Sì, lo farò a Rabat e in qualche grande torneo. Il mio Protected Ranking è attorno alla 155esima posizione, quindi potrò fare le qualificazioni nei tornei del Grande Slam.
Hai paura che ti capiti di nuovo qualcosa?
Dopo un infortunio come quello che ho avuto è naturale avere paura. Quando mi sveglio al mattino, per prima cosa controllo come sta la schiena, questa cosa mi rimarrà in testa ancora per un po’. Quando senti dolore per tanto tempo non è così facile toglierselo dalla testa e avere fiducia. Il team che mi supporta è molto attento e scrupoloso, curiamo tutti i dettagli. Faccio tutto il possibile affinché la schiena mi supporti ancora a lungo.
Hai visto cos’ha fatto Mirjana Lucic-Baroni? La sua semifinale agli Australian Open è una motivazione ulteriore per te?
“Mikica” (il soprannome di Lucic-Baroni in patria, ndr) è motivo di ispirazione. Se solo ti fermi un attimo a riflettere e guardi la storia della sua vita, ti motiva così tanto che non puoi non saltare giù dal letto ed iniziare subito ad allenarti! Sono veramente felice per lei, si merita tutto quello che ha ottenuto.
Come ti trovi a lavorare all’Accademia?
L’intero complesso è di proprietà della Federazione Tedesca, l’Accademia ha i campi in gestione. Oltre ai campi all’aperto, ce ne sono tre al coperto in cemento, il fisioterapista è sempre a disposizione, c’è la palestra. Tutto nel raggio di pochi metri, non potrei sperare in condizioni di lavoro migliori. Non perdo tempo per gli spostamenti: vado subito dal fisioterapista, non devo aspettare… Ottimo!
Come va dal punto di vista finanziario? Nel tennis il denaro finisce in fretta e tu non giochi da parecchio tempo.
Mi trovo proprio nella situazione in cui dovrei iniziare nuovamente a giocare, in modo da vivere grazie ai tornei. Andrà tutto bene…
Gli allenatori viaggeranno con te?
Sasha è il capo allenatore, Mariano formalmente è il “secondo“. Lui è argentino, è stato top 200 (best ranking n. 154, ma anche Nensel è arrivato al n. 179 ATP, ndr), molto bravo anche lui. Uno dei due viaggerà con me: io mi trovo bene con entrambi. Uno è tedesco, l’altro argentino: due mondi diversi, due caratteri diversi… così non rischio di annoiarmi!
Ti manca Spalato?
Non ho giocato praticamente un anno intero, sono stata a casa parecchio tempo, più che in tutti gli ultimi anni messi assieme. Desideravo riprendere la mia vita, la mia routine da professionista: viaggiare, giocare i tornei. Mi mancava tutto questo.
Dove ti vedi tra qualche anno?
Il mio obiettivo è giocare e lasciare l’infortunio dietro le spalle. Spero di averlo fatto definitivamente e che non si ripeta. Voglio giocare ancora a lungo e, soprattutto, rimanere sana. Per il resto, credo che l’infortunio mi farà vedere il tennis ed i tornei in maniera diversa. Cambi prospettiva, cambi il modo in cui guardi alla tua carriera quando ti capita qualcosa del genere. Dai più valore ad ogni singolo istante.