Le potenziali novità annunciate dall’ITF sul formato della Coppa Davis a partire dal 2018 stanno ricevendo un’accoglienza piuttosto tiepida nell’ambiente tennistico. Durante il suo incontro con la stampa pre-torneo al BNP Paribas Open di Indian Wells, lo spagnolo Rafael Nadal, pur apprezzando la decisione dell’ITF di cambiare qualcosa di una formula che era da molto tempo bisognosa di riforme, ha manifestato qualche perplessità sulla reale efficacia della nuova proposta nel combattere la disaffezione sempre più evidente dei top players nei confronti della manifestazione. “Avevo detto che c’era bisogno di cambiare tanti anni fa – ha spiegato Nadal – ora c’è un nuovo presidente ed un nuovo staff che hanno deciso di provare qualcosa di nuovo, e questo è positivo. Non so cosa verrà cambiato, ma qualunque tentativo sarà positivo. A mio avviso, però, il problema non risiede nel giocare al meglio dei tre o al meglio dei cinque set, ma nel fatto che la Davis non può essere giocata tutti gli anni. In questo modo la manifestazione viene svalutata”.
“Non so quale sia la formula giusta, ma è innegabile che se i migliori giocatori non la giocano così spesso, c’è qualcosa che non funziona. Lo dico da tempo, ma la vecchia dirigenza pensava sempre in piccolo. Alla fine dell’anno c’era sempre un top player con la coppa nelle fotografie, e per loro andava bene così. La Davis è una bellissima competizione, molto emozionante e per mantenere quel livello di emozioni, quel livello di gioco, dobbiamo far sì che i migliori giocatori si sentano di poterla giocare ogni volta. Più che ridurre i match dal meglio dei cinque set al meglio dei tre, sarebbe opportuno secondo me avere un vincitore ogni tre anni. Il che non significa giocare la Davis ad anni alterni, ma, per esempio, giocare solamente due turni ogni anno. Sarebbe una soluzione ragionevole che potrebbe motivare i giocatori ad impegnarsi con costanza nella manifestazione. Per esempio, noi abbiamo vinto quattro-cinque volte in otto anni, e quando si vince la finale è in dicembre ed il gennaio successivo si riparte subito con il primo turno. Ed ogni incontro può essere un cambio di superficie, un rischio per il mio corpo. Ho cercato di farlo ogniqualvolta mi è stato possibile, ma non sempre gli infortuni me l’hanno permesso”.