Non uno di quelli che accende gli animi per lo spettacolo, in stile abbastanza scandinavo. Thomas Johansson nasce 42 anni fa a Linkoping e segue un percorso di crescita estremamente regolare. Una carriera da junior buona ma non eccellente, passa professionista nel 1993 (primo torneo disputato a Bolzano) ma deve attendere il 1997 (torneo di Copenaghen) per alzare il suo primo trofeo. Regolarista, rovescio molto affidabile, dal 1991 per quattro anni vincerà almeno un trofeo a stagione con il culmine dell’Australian Open del 2002, il suo massimo successo. Thomas batte in finale Marat Safin in quattro set e nel corso della stagione migliora anche il suo best ranking fino a sedersi in settima piazza. Non andrà oltre, anche a causa di una serie di infortuni: il più sfortunato nel 2006 quando in allenamento una palla lo colpisce all’occhio destro provocandogli il distacco della retina. Ritornerà in campo ma senza ottenere grossi risultati, lasciandosi segnalare soltanto per la sconfitta in finale nel torneo di doppio dei giochi olimpici di Pechino (vincitori Federer/Wawrinka). Il ritiro ufficiale nel giugno 2009, con ancora la “macchia” di essere definito il più debole vincitore della storia degli Slam.
Dopo aver chiuso con il tennis giocato Johansson ha tentato anche la strada da allenatore, per la verità senza troppa fortuna: appena tre mesi nel 2014 con Caroline Wozniacki e nove con David Goffin nel 2016.