[5] R. Nadal b. D. Sela 6-3 6-4 (Matteo Polimanti)
Dopo la cocente sconfitta subita contro Roger Federer in quel di Indian Wells, Rafa Nadal torna in campo a Miami, dove per quattro volte ha raggiunto la finale senza mai riuscire ad aggiudicarsi il torneo. Inizio di stagione in chiaroscuro per il maiorchino, che nonostante sia tornato su ottimi livelli anche sul cemento, non ha alzato nessun trofeo, uscendo sconfitto nelle due finali disputate in Australia e ad Acapulco. L’avversario odierno è il talentuoso Dudi Sela, numero 83 del mondo ma ex top 30, reduce dalla comoda vittoria su Christian Harrison, fratello minore di Ryan. L’unico precedente tra i due è datato 2015, quando Nadal lasciò solo 6 giochi all’israeliano nel terzo turno degli Australian Open. Lo spagnolo parte concentrato sin dall’inizio, con l’obiettivo di rendere la partita agevole senza concedere alcuna chance al suo esperto avversario. Il primo break per il numero 6 del mondo arriva sul 2-1: le traiettorie alte e lavorate dello spagnolo, ancora più insidiose del solito in un campo non così veloce, costringono Sela a colpire sopra l’altezza della spalla, non permettendogli di comandare da fondo. Rafa, sfruttando la buona vena al servizio (78% di prime in campo e solamente 3 punti persi in tutto il set) controlla agevolmente il break di vantaggio e conclude in 35 minuti il primo parziale con il punteggio di 6-3.
Nel secondo set c’è più lotta: da una parte Sela trova la giusta posizione in campo anticipando i colpi lavorati dell’avversario, dall’altra Nadal, non mantiene la profondità avuta con entrambi i fondamentali per tutto il primo set. Si seguono i servizi fino al 3-2 Sela: nel sesto gioco l’israeliano con 3 vincenti lungolinea si procura due palle break, annullate dallo spagnolo con due ottime volèe, non lasciando l’iniziativa all’avversario nel momento più importante del match. L’occasione mancata scoraggia l’israeliano che al game successivo perde la battuta: il toro di Manacor tiene senza difficoltà gli ultimi due turni di servizio e grazie ad un break per set chiude con il punteggio finale di 6-3 6-4 in 1 ora e 21 minuti di gioco. Rafa, autore di un discreto match, affronterà per la quindicesima volta il tedesco Kohlschreiber (13-1 i precedenti per lo spagnolo) sopravvissuto alla maratona contro Fritz.
F. Fognini b. [30] J. Sousa 7-6(8) 2-6 6-4 (Paolo Di Lorito)
Il court numero 7 del Tennis Center di Miami diventa, per un giorno, succursale del tennis italiano considerando che, dopo il match giocato da Roberta Vinci, tocca ad un’altro nostro connazionale darsi da fare sullo stesso campo. Fabio Fognini affronta al secondo turno Joao Sousa. I precedenti, giocati tutti negli ultimi 3 anni, vedono Fabio in vantaggio 3-1 con Sousa che si è aggiudicato l’unico match sulla terra, sua superficie prediletta. Ma se si considerano i primi mesi del 2017, ci appare chiaro come il portoghese sia in maggior fiducia avendo già raggiunto una finale e una semifinale, a fronte di un unico quarto di finale dell’italiano. Il portoghese è all’esordio nel torneo, essendo testa di serie n. 30 e avendo perciò usufruito di un bye, tuttavia la sua presumibile maggior freschezza fisica non è mai emersa. Il match prende il via con circa un’ora di ritardo, a causa di una leggera pioggia e di un forte vento presenti a Miami, ma una volta che i due tennisti iniziano a giocare i game vanno via spediti. Ad esser precisi è Fognini che scappa subito avanti nel punteggio, mentre Sousa ci mette più tempo ad ambientarsi alle condizioni e a carburare: il servizio e soprattutto il dritto sono fiacchi nei primi scambi e questa falsa partenza gli costa due break. Fognini, servendo sul 3-0 pesante, fa di tutto per conservare il vantaggio, persino salvare 3 palle break consecutive a suon di vincenti che esaltano il nutrito pubblico presente, e a questo punto l’italiano non dovrebbe far altro che limitarsi a tenere la battuta. Tuttavia trattandosi di Fognini raramente le cose vanno in maniera lineare e infatti, dal 5-2 in poi, assistiamo a 5 game consecutivi di Joao con tanto di 2 set point annullati.
Fabio ha avuto un grave calo con la prima di servizio anche se durante gli scambi è sempre rimasto lucido e presente, tant’è che i game sono stati lottatissimi e di bei colpi col dritto se ne sono visti parecchi. Il tie-break non poteva non essere all’insegna dell’equilibrio e i due tennisti hanno mantenuto le loro tattiche adottate fino a quel momento: Sousa aggressivo e propenso verso la rete, mentre Fognini più attendista. Questo schema sembrava esser favorevole al portoghese che si era conquistato 3 set point – uno persino sul suo servizio – ma proprio su quest’ultimo ha commesso un grave errore non chiudendo una banale volée di rovescio. Fognini, sorprendentemente placido e tranquillo, ne ha approfittato per piazzare la zampata finale e chiudere con 10 punti a 8 un set da un’ora e 11 minuti. E pensare che dopo solo mezz’ora aveva avuto due set point. E proprio mezz’ora ci mette Sousa per guadagnarsi due break nel secondo parziale, come il suo avversario nel primo, solamente che lui è molto più pragmatico e quindi archivia il set 6-2 rimandando tutto al terzo, dove l’equilibrio tra le due forze in campo torna presto. C’è un reciproco scambio di break in apertura e poi si procede senza sussulti fino all’ottavo game, con Sousa al servizio sotto 4-3. Fognini tira fuori un po’ del suo talento e della sua aggressività. Con il rovescio piazza ottimi passanti alternati a dei back fastidiosissimi e Joao si vede costretto ad arretrare durante gli scambi. Il break decisivo dell’italiano arriva a 30, e andando subito a servire per il match, chiude alla terza occasione un incontro durato due ore e 25 minuti. A fine match Fognini e Sousa non si risparmiano un battibecco ad alto volume, sopito dall’intervento del giudice di sedia che riesce a placare gli animi. Dopo l’uscita di scena a Indian Wells per mano del sudamericano Cuevas, ottimo riscatto per Fognini, ed ora per lui si prospetta un terzo turno a dir poco agevole con Chardy (in vantaggio 3-0 nei precedenti), che ha messo a segno la sorpresa di giornata battendo Cilic.
[2] K. Nishikori b. K. Anderson 6-4 6-3 (Matteo Guglielmo)
Il terzo match di giornata sullo Stadium vede come protagonista il giapponese Kei Nishikori opposto al sudafricano Kevin Anderson. I due giocatori si sono affrontati già in tre occasioni, due delle quali favorevoli al nipponico (una fu la finale di Memphis del 2015). Ci sono grandi aspettative in questo torneo di Miami per il numero 4 del mondo, ma questo suo primo turno contro Anderson (che dopo diversi infortuni sta cercando di tornare ad alti livelli), potrebbe riservare qualche insidia. Il match inizia subito in salita per il bombardiere di Johannesburg, il quale è bravo ad annullare nel primo game due pericolose palle break. Impresa che però non si ripete nel quinto gioco dove, a causa di qualche gratuito di rovescio e un servizio che non lo supporta a sufficienza, Anderson è costretto a cedere il turno di battuta. Il set procede seguendo i servizi ed è così che Nishikori chiude il parziale con lo score di 6-4. Da segnalare il fatto che Anderson sia riuscito ad ottenere solamente 5 punti in risposta dimostrando la netta superiorità da fondo campo del numero 2 del seeding. Nonostante una brevissima interruzione per pioggia, la storia nel secondo set non cambia. Il break stavolta arriva nel terzo game. Anderson non riesce a fare la differenza col servizio e patisce molto il gioco solido e aggressivo di Nishikori. Anche durante questo set il giapponese non lascia alcuno spiraglio di recupero al sudafricano che cede in un’ora e ventotto minuti di gioco. Ancora molto lontano Anderson da quel tennis brillante espresso per tutto il 2015. Il suo avversario invece, ha offerto una buona prestazione mostrandosi particolarmente concreto nei punti più importanti. I forfait di Murray e Djokovic spianano la strada almeno fino alle semifinali per Nishikori che però dovrà farsi trovare pronto nei momenti salienti del torneo. Al terzo turno il numero 4 del mondo, già finalista lo scorso anno, se la dovrà vedere con il vincente della sfida tra Verdasco ed Escobedo, partendo comunque sia con i favori del pronostico.
[3] M. Raonic b. V. Troicki 6-3 7-5 (Jacopo Bartalucci)
Tante incognite accompagnano l’esordio di Milos Raonic, cinque del mondo ma mai oltre i quarti qui a Miami (2014 e 2016) e al rientro dopo il delicato infortunio (l’ennesimo in carriera, per il gigante dalle lunghe leve di cristallo) al bicipite femorale che lo ha costretto allo stop prima di scendere in campo nella finale a Delray Beach un mese fa. Avversario della testa di serie numero 3 sul Grandstand, quel Victor Troicki che pur non attraversando un momento brillantissimo (costretto al terzo da Monteiro al primo turno), rappresenta comunque quanto di più ostico si possa immaginare di affrontare in una situazione di questo tipo. E che il test sia di quelli probanti per il runner up a Wimbledon 2016 lo si capisce sin dalle primissime battute con il canadese costretto a fronteggiare una delicatissima palla break nel quinto gioco. Scampato il pericolo, nulla accade fino all’ottavo game quando l’occasione, questa volta, capita al canadese: lui però, a differenza del suo avversario, è bravo a coglierla andando poi a chiudere il primo set in un baleno. La partita, va detto nonostante la cosa non rappresenti una sorpresa (quasi) per nessuno, non è uno di quelle meraviglie che staresti ore ed ore imbambolato ad ammirare. Anzi, ad essere onesti, complice anche il forte vento di oggi a Key Biscane, è piuttosto brutta. Migliora lievemente nel secondo parziale con Raonic che dopo il breve stop per pioggia , sembra ritrovare un po’ di ritmo e di timing sulla palla. Arriva così un prezioso break nel terzo gioco che sembra il preludio a un assolo del canadese. Nel quinto però, Troicki è bravo a salvarsi dal 4-1 pesante e una volta rimasto aggrappato, è ancora più bravo a firmare l’aggancio nel sesto game. A questo punto, Raonic sembra affaticato e il serbo dà l’impressione di poter girare il match a suo favore. L’uomo che nel 2010 regalò la prima Coppa Davis alla Serbia però, sul più bello, la combina davvero grossa regalando da 40-0 l’undicesimo gioco al più grande “mangiallenatori” di cui la storia del tennis abbia memoria. Prossimo scenario contro Jared Donaldson, davvero interessante. Sicuramente alla sua portata, ma ci sarà da correre parecchio di più.
J. Chardy b. [7] M. Cilic 6-4 2-6 6-3 (Diego Serra)
Pioggia protagonista anche in questo incontro, non solo perché interrompe il terzo set ma soprattutto perché ci riconsegna un Marin Cilic del tutto fuori match, che viene battuto in tre set da Jeremy Chardy, numero 77 ATP. I precedenti erano 2 a 1 a favore del croato, con l’ultima vittoria ottenuta in suolo americano, nel 2015 a NY. Primo set che inizia con uno scambio di game, poi è nel quinto gioco che Chardy strappa il break decisivo a Cilic. Nell’ottavo game ci sono già due set point per Chardy, che però non chiude, per mettere poi col servizio il sigillo al set nel decimo game. Nel set successivo Cilic gioca decisamente meglio, strappa a sua volta due servizi al francese, attacca ogni seconda palla di Chardy e porta a casa il set, rimettendo in parità il match. Nel terzo set prima Cilic soccombe nel terzo game, dove si è trovato a dover affrontare ben 4 palle break, ma poi si riprende subito un game, brekkando a zero l’avversario nel gioco successivo e a quel punto pare averne di più. Poi la pioggia. Al ritorno in campo è decisamente Chardy a giocare meglio, contro un avversario contratto, break nel settimo e nono game, con Cilic che pare aver perso ogni energia, mentre il passante del francese colpisce senza pietà. Ora Chardy attende Fognini.
[26] P. Kohlschreiber b. T. Fritz 7-5 3-6 7-6(4) (Emmanuel Marian)
Dicono che certe sconfitte servano a crescere. Può darsi, ma quanto male devono fare. Taylor Fritz è uscito battuto al tie break del terzo set dopo una partita dai mille volti, bruttina e altalenante contro Philipp Kohlschreiber: il tedesco, vero miracolato di giornata, ha rimontato un match ormai abbondantemente perso, considerato che, nel parziale decisivo, si è trovato sotto per 5-2 con due break da recuperare. Certo non si può fare una colpa al ragazzotto di Rancho Santa Fe se un pizzico di malizia gli fa difetto, ma il braccio è parecchio tremolante e il problema va affrontato, perché può diventare esiziale. “Kohli” ha in odio il torneo di Miami: evitate a causa di noie assortite le ultime due edizioni, fino a stamane egli in Florida aveva vinto appena due incontri in otto partecipazioni. Un po’ pochine per chi in carriera vanta comunque oltre 470 successi. Il terzo sigillo è giunto al termine di uno psicodramma collettivo, ma il veterano di Augsburg avrebbe potuto (e dovuto) chiudere con almeno due ore di anticipo. Lanciato verso il successo con un set e un break di vantaggio, il povero Philipp ha visto la sua corsa interrotta dalla pioggia e, al rientro, abbandonato da servizio e rovescio, si è fatto incartare da Fritz reinventatosi formichina e pronto ad accatastare, grazie a un palleggio regolarissimo, i regali di un avversario uscito dal campo. Taylor ha iniziato a prevalere in ogni scambio che eccedesse i sei colpi e ha piazzato un prepotente parziale di dieci giochi a tre, prima che la tensione spegnesse i suoi sogni di gloria a un centimetro dal traguardo. Kohlschreiber ringrazia e approda per la terza volta in carriera al terzo turno di Key Biscayne, ma il prossimo ostacolo, che avrà le sembianze di Rafa Nadal (14-1 i precedenti in favore del maiorchino), rischia di essere ancora una volta troppo alto.
[13] J. Sock b. Y. Nishioka 2-4 rit. (Andrea Ciocci)
Diversamente alti del mondo (tennistico), sappiate che nell’era del power tennis c’è speranza anche per voi. Eh già, se i 170 centimetri di Yoshihito Nishioka se la battono con i 191 dello statunitense Jack Sock, dopo essersi arrampicati fino a far sudare freddo un bombardiere come Wawrinka a Indian Wells, il futuro è roseo. Chissà come sarebbe andata oggi, se la sorte, presentatasi sotto forma di infortunio non avesse costretto al ritiro il nipponico. L’americano, protagonista di una scalata ai vertici di basso profilo, parte infatti maluccio, alternando mostruose randellate di dritto a errori grossolani. Al contrario del mancino suddito di Akihito, che incontra bene la palla e tesse la sua ragnatela in modo proficuo. Un bel lob gli procura il break che difende nel gioco successivo nonostante un risentimento al ginocchio sinistro che richiede l’intervento del fisioterapista. La pioggia ferma tutto con il giapponese avanti per 4-2. Purtroppo, non tornerà sul campo per via del problema alla gamba. Senza particolari meriti, Sock accede al terzo turno dove incontrerà Jiri Vesely.
G. Pella b. [9] G. Dimitrov 6-3 7-6 (4) (Marco Pardini)
Considerato l’ottimo inizio di stagione dell’uno, con i successi a Brisbane e Sofia e la straordinaria semifinale agli Australian Open, e il terribile, solo 3 vittorie su 10 incontri, dell’altro, il primo match della sessione serale avrebbe dovuto ammettere un unico esito. Così, però, non è stato e il bulgaro Grigor Dimitrov esce sconfitto, a sorpresa all’esordio, nel torneo di Miami per mano dell’argentino Guido Pella, numero 158 del ranking (ma numero 39 soltanto un anno fa). La prestazione di Dimitrov è disastrosa: il dritto, soprattutto a sventaglio, fatica ad entrare in campo, finendo o a metà rete o lungo di parecchi centimetri e il rovescio, sia in slice che in top, non dà quasi mai fastidio al mancino argentino bravo a tamponare da fondo. La regolarità di Pella è la chiave del primo parziale con il bulgaro che troppo spesso, incapace di fare male all’avversario, finisce per spazientirsi forzando eccessivamente le sue conclusioni e commettendo davvero troppi errori. Dopo un reciproco scambio di break nel quarto e nel quinto gioco, Pella trova l’allungo decisivo portandosi avanti 5-3 prima di chiudere, dopo un lungo e difficile game, il parziale per 6-3. La situazione non cambia nemmeno nel secondo set con il bulgaro che prova a rimanere attaccato al match solo grazie al servizio perché non riesce a trovare una soluzione agli scambi prolungati da fondo. Dall’altra parte della rete Pella non trema, continua a tenere profondo il palleggio, ma sorprende anche l’avversario con improvvise accelerazioni. In più si muove benissimo sul campo e non rinuncia a provare anche difese straordinarie cercando di minare ulteriormente l’animo frustrato del bulgaro. Il set prosegue senza grandi sussulti, con entrambi che difendono con discreta facilità i propri turni di battuta, fino al decimo gioco quando Dimitrov, avanti 5-4, ha, in risposta, un set point.
La reazione dell’argentino è sorprendente e con un dritto lungolinea vincente, al termine di uno scambio pazzesco, annulla il punto del set all’avversario. Il bulgaro però non ci sta: inizia a trovare più stabilità con gli appoggi riuscendo ad essere più incisivo e meno falloso con i colpi a rimbalzo e aumentando il numero delle discese a rete. Tuttavia spreca malamente un secondo set point nel dodicesimo gioco, buttando via l’ennesimo dritto a sventaglio del set. Si arriva così al tie-break dove Dimitrov sembra aver accusato il colpo, torna a sbagliare molto da fondo e scivola subito sotto 3-0 con 3 errori non forzati. Prova a reagire ma Pella è diventato un muro e sulle ali dell’entusiasmo difende anche le accelerazioni più precise del bulgaro costringendolo sempre ad un colpo in più prima di provocargli un gratuito. Dopo aver sprecato un match point annullato da un doppio fallo, Pella sfrutta il successivo grazie all’ultimo rovescio di Dimitrov che termina in corridoio sancendo il trentottesimo errore gratuito e la fine del match. Per il numero 13 del mondo si tratta di un’altra pesante sconfitta dopo quella patita contro Sock negli ottavi di Indian Wells e sarà necessario un po’ di riposo per ricaricare le batterie che sono sembrate decisamente scariche. Per Pella, invece, è una vittoria sorprendete, un successo inaspettato in una stagione fino a qui per nulla esaltante. Al prossimo turno un incontro difficile ma non proibitivo contro il francese Mahut (nessun precedente tra i due) per provare a smuovere ulteriormente una classifica che non indica affatto il suo reale valore.
[25] F. Verdasco b. [Q] E. Escobedo 7-6(9) 7-5 (Andrea Franchino)
Nella serata “meteorologicamente capricciosa” di Miami scendono in campo per il match di 2° turno Fernando Verdasco (attuale n° 30 ATP e testa di serie n°25) ed Ernesto Escobedo (attuale 108 ATP e proveniente dalle qualificazioni): per lo spagnolo c’è l’intenzione di continuare il buon inizio di stagione (culminato con la finale persa contro Murray a Dubai), mentre il giovane americano è alla ricerca di punti per migliorare il suo best ranking (104). Primo set abbastanza equilibrato con pochi sussulti, solo 1 palla break per parte, prima di arrivare all’undicesimo gioco dove lo spagnolo deve salvare 2 set point consecutivi: sul primo ace, sul secondo discesa a rete conclusa con volée di rovescio vicinissima alla riga, prima di guadagnarsi il tie-break. Dopo una partenza titubante, grazie ad un paio di errori gratuiti del suo avversario, Escobedo si conquista 3 set point. I primi 2 con Verdasco al servizio vengono agevolmente annullati, sul terzo l’ex numero 7 del mondo prende il comando dello scambio con il diritto e riequilibra la contesa. Sul successivo scambio però, lo spagnolo concede un altro set point all’americano, nuovamente annullato grazie al diritto mancino. Prima palla set per Verdasco, annullata con un ace dal giocatore statunitense, che si conquista un’altra occasione per chiudere il set, di nuovo non sfruttata per un errore in risposta. Nuovo set point Verdasco che riesce a chiudere il primo set dopo 59 minuti. La seconda frazione inizia in discesa per lo spagnolo (le 6 palle set mancate da Escobedo hanno lasciato il segno…), break al 2°gioco che gli consente di portarsi sul 3-0 tenendo il proprio servizio. Da qui in poi succede di tutto: contro break per l’americano al 5° gioco (con 2 doppi falli di Verdasco), sul 4-3 nuovo break per il giocatore spagnolo, che nel turno successivo inizia con un doppio fallo e prosegue con 3 errori consecutivi che rimettono in partita Escobedo. L’epilogo del match arriva al 12° gioco, dove Verdasco sfrutta il primo dei 2 match point consecutivi per chiudere la partita dopo 2 ore e 36 minuti di gioco a corrente alternata, con buoni colpi seguiti da errori grossolani. Prossimo turno difficile per il Verdasco visto questa sera contro Key Nishikori (tds n°2 del torneo).
Gli altri incontri (Diego Serra)
Federico Delbonis elimina Pablo Carreno Busta, numero 19 del mondo. Primo set senza storia per lo spagnolo ma poi la luce si è spenta, Carreno combatte nel secondo set ma crolla letteralmente nel terzo con Delbonis che gioca bene, ma a cui è sufficiente un minimo di regolarità. Jared Donaldson, numero 95 del mondo, ventenne del Rhode Island, batte in due set Misha Zverev, che subisce due break immediati nel primo set a cui non riesce a rimediare. Sotto di un set, Zverev viene di nuovo brekkato nel secondo set, secondo game, risponde bene strappando un servizio all’avversario, ma gioca un orribile ottavo game, perdendo la battuta a zero. Per la felicità del pubblico di casa passa Jared in due set. Bel risultato per Nicolas Mahut in singolare che ha battuto in tre set Steve Johnson, numero 28 ATP. Il francese nel primo set è stato capace di strappare il servizio due volte all’americano, e poi a difendersi con efficacia col servizio. Mahut, dopo un secondo set equilibrato, si fa brekkare nell’ultimo gioco perdendo il parziale 5-7, ma è bravo a brekkare immediatamente Johnson nel primo game del set successivo. Vantaggio portato fino in fondo, che consegna a Nicolas il match con Pella. Malik Jaziri, numero 53 ATP, approfitta del ritiro di Dolgopolov, dopo aver vinto il primo set al tiebreak. Per il tunisino ora c’è Feliciano Lopez.
Risultati:
[3] M. Raonic b. V. Troicki 6-3 7-5
J. Chardy b. [7] M. Cilic 6-4 2-6 6-3
[26] P. Kohlschreiber b. T. Fritz 7-5 3-6 7-6(4)
J. Vesely b. [19] A. Ramos-Vinolas 7-6(5) 4-6 6-3
[WC] T. Bellucci b. S. Robert 7-6(5) 6-2
M. Jaziri b. A. Dolgopolov vs 7-6(4) rit.
[2] K. Nishikori b. K. Anderson 6-4 6-3
F. Fognini b. [30] J. Sousa 7-6(8) 2-6 6-4
[Q] J. Donaldson b. [28] M. Zverev 6-4 6-4
F. Delbonis b. [15] P. Carreno Busta 1-6 7-5 6-2
[5] R. Nadal b. D. Sela 6-3 6-4
N. Mahut b. [23] S. Johnson 6-4 5-7 6-4
B. Paire b. [21] P. Cuevas 7-5 6-0
D. Young b. [11] L. Pouille 6-2 6-4
[13] J. Sock b. Y. Nishioka 2-4 rit.
[20] G. Simon b. J.L. Struff 6-1 6-1
[25] F. Verdasco b. [Q] E. Escobedo 7-6(9) 7-5
G. Pella b. [9] G. Dimitrov 6-3 7-6(4)