Fognini forever Young, quarti a Miami! (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)
Fabio Fognini e un 6-0 nel punteggio generalmente non costituiscono una buona notizia. E invece a Miami, nel secondo Masters 1000 della stagione, il Fabio nazionale il 6-0 l’ha realizzato e non subito, mandando in sollucchero gli amanti della pallina gialla, e in paranoia il malcapitato Donald Young che, nei 22 minuti del primo set, tra una volée dorsale e un passante di rovescio, ha visto scorrere davanti agli occhi la sua carriera. II secondo è andato un po’ meglio ma la giornata, per il mancino di Chicago, è stata proprio da dimenticare: 6-0 6-4 in sessantacinque minuti.
Insomma, un Fabio Fognini versione deluxe quello che approda per la terza volta in carriera ai quarti di finale di un Masters 1000 dopo Montecarlo 2013 e Cincinnati 2014. Primo set senza storia, come dice chiaramente il punteggio. Il servizio mancino di Young non infastidisce minimamente Fabio che, sempre aggressivo alla risposta, decide il gioco senza minimamente fare i conti con l’avversario, sempre più in bambola a ogni colpo subito. Fognini cambia ritmo, accelera, scende a rete, sfodera tutto il repertorio del tennista che dovrebbe essere sempre: velocità e varietà, testa e cuore. Una testa che troppo spesso si è lasciata trasportare dall’istinto del cavallo pazzo.
Sarà forse la cura di Franco Davin, il coach con cui proprio a Miami Fabio ha iniziato a lavorare nel gennaio di quest’anno, sarà magari l’avvicinarsi della paternità e delle responsabilità che ne deriveranno, qualunque sia il motivo della prestazione, quello che è certo è che un Fognini così centrato e costante non si vedeva da tempo. Niente montagne russe, passaggi a vuoto o sfuriate, nemmeno nel secondo set, dove lo statunitense ha ritenuto opportuno notare la sua presenza in campo. Nel primo game del secondo parziale infatti, Young tiene per la prima volta il servizio, e in quello successivo porta Fognini ai vantaggi guadagnandosi due palle break poi non realizzate. Il «solito» Fognini avrebbe rischiato di perdere il filo del discorso, ma quello sceso in campo ieri non si è fatto prendere da distrazioni o isterismi ed è andato dritto alla meta.
Non sappiamo come Fognini se la cavi con gli ideogrammi, ma oggi è chiamato all’esame di giapponese contro Kei Nishikori che ieri ha faticato non poco a battere l’argentino Delbonis in tre set. Il ragazzo di Shimane, pupillo di Michael Chang, ha avuto qualche problema col ginocchio sinistro e ha dovuto ricorrere alle mani del fisioterapista in un paio di occasioni (…)
———————————————-
Fognini show vola ai quarti (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)
E siamo a tre quarti Nel senso che Fabio Fognini spazzando via dal campo Donald Young per 6-0 6-4 in poco più di un’ora in una di quelle sue giornate in cui insieme ti allarga il cuore (per il tennis fantastico che mostra) e ti fa divorare le unghie (pensando: ah, se giocasse sempre così…) a Miami si è conquistato il terzo quarto di finale della sua carriera in un Masters 1000, il secondo sul mai troppo amato cemento. Gli altri due erano arrivati nel 2013 sulla terra di Montecarlo e nel 2014 sul duro” di Cincinnati. II primo lo vinse contro Richard Gasquet fermandosi poi in semifinale solo davanti a Djokovic. Il secondo lo perse, quasi senza toccare palla, contro Milos Raonic. Oggi gli tocca un cliente pessimo come Kei Nishikori, il n.4 del mondo e seconda testa di serie del tabellone peri forfait di Murray e Djokovic, che però non è al massimo della condizione e ieri ha impiegato tre set per liberarsi del rognosissimo mancino Delbonis (6-3 4-6 6-3), chiamando anche più di una volta il fisioterapista per trattare il ginocchio dolorante. II giapponese ha vinto entrambi i precedenti, nel lontano 2011 agli Australian Open e l’anno scorso nel “1000” di Madrid, ma sempre cedendo un set in match combattuti.
E’ dura, insomma, ma non impossibile per il miglior Fognini che mantiene i nervi saldi e piazza i lungolinea nel sette evitando gli harakiri mentali Siamo poi a tre quarti anche nel senso che Fabio, croce e delizia del tennis italiano, quest’anno compirà 30 anni, a maggio diventerà papà, e quindi deve pensare a completare l’opera, ovvero la sua carriera fatta di tanti alti e bassi, con un ultimo quarto da basket NBA: quello in cui si mette tutto in campo senza più scuse e giustificazioni. Miami è il posto adatto per iniziare a farlo. Anche perché dopo l’età dell’ansia deve arrivare l’età della maturità, e a giudicare da quello che Dottor Fabio ha fatto vedere in campo in Florida, tenendo a bada il Mister Fogna che lo abita da sempre, non siamo troppo lontani. Merito dell’influsso taumaturgico di Flavia Pennetta, dei consigli di un tecnico sapiente come Franco Davin. Merito suo, soprattutto. Contro Donald Young, mancino, n.51 Atp, Fabio aveva perso due volte su due, nel 2012 a Vienna e l’anno scorso a Nina. Stavolta si è preso la rivincita con calma e classe sovrana, non facendo mai toccare palla a uno Young intorpidito nel primo set (chiuso a 0 in 22′) e chiudendo chirurgicamente il secondo con un passantone di rovescio quando serviva (…)